E poi un giorno scopriamo che chi non ha combattuto abbastanza… era nella nostra vita solo un momento di passaggio… anche se al momento eravamo convinti che fosse lì per restare…
A volte, quando ci fermiamo a riflettere un po’ sul nostro passato, sulle storie che hanno segnato, nel bene e nel male, il nostro percorso, sulle persone che per un periodo più o meno lungo hanno fatto parte della nostra vita, non possiamo fare a meno di paragonare gli eventi al moto perpetuo del mare. Quell’altalena tra alta e bassa marea che inesorabilmente si verifica e che altrettanto inevitabilmente è portatrice di cambiamenti, a volte radicali altre semplicemente evolutivi e necessari per farci giungere a un livello superiore. Questo movimento costante ci porta a una crescita sia nella conoscenza di noi stessi sia nel modo di vedere gli altri e sia nel valutare più velocemente le situazioni, quando ci si presentano davanti, soprattutto se abbiamo già avuto a che fare con dinamiche simili.
Quante volte abbiamo creduto di trovarci di fronte alla persona ideale, quella che sarebbe rimasta con noi per sempre?
Perché poi, quando l’altro mostrava le proprie incertezze, le sue perplessità o semplicemente il suo lato più reale, ci siamo sentiti quasi delusi per vederlo cadere dal piedistallo su cui lo avevamo messo?
Come mai davanti ai nostri di tentennamenti, non ha lottato per riconquistare la nostra fiducia con la determinazione che noi avremmo immaginato, o ci saremmo aspettati di vedere?
Per quale motivo ciò che doveva essere per sempre si è trasformato in un deludente forse mai?
In passato avevamo compreso, giustificato, creduto alle cose che ci venivano dette, alle promesse che ci venivano fatte, alle scuse con cui venivano giustificati alcuni atteggiamenti o mancanze, perché eravamo più fiduciosi, più ingenui, sicuramente meno diffidenti; in passato aspettavamo di più i tempi dell’altro, eravamo più disposti ad adeguarci ai ritmi diversi dal nostro, ci sentivamo molto più propensi ad affermare con forte convinzione che ognuno dimostra le cose a proprio modo, ciascuno combatte come sa combattere, che non dovevamo rinunciare a qualcosa di importante, un per sempre che tanto avevamo atteso, solo perché l’altro mostrava dei tratti caratteriali in alcuni casi opposti ai nostri. Perciò avevamo deciso che poiché noi invece eravamo più inclini a combattere, saremmo stati noi a lottare per un rapporto in cui credevamo.
Nel momento però della bassa marea, quello in cui la risacca chiama indietro le acque e lascia scoperti i nodi che sporgono evidenti dalla sabbia, ci eravamo resi conto di essere gli unici a lottare, che l’altro lasciava che fossimo noi a trattenerlo nella nostra riva senza neanche porsi il problema di dover fare qualcosa per ancorare quel rapporto a basi più solide. Quindi, fatte quelle considerazioni, ci eravamo lasciati risucchiare dalle acque della marea con la triste consapevolezza di aver visto sfuggire via quella che poteva essere la persona perfetta per restare accanto a noi per molto tempo, quella con cui costruire un futuro tanto inafferrabile quanto desiderato. Con il tempo abbiamo ripreso i nostri ritmi abituali, abbiamo ricominciato la nostra vita solitaria e guardandoci intorno abbiamo osservato un oceano di persone che combattono, combattono davvero per qualcuno a cui tengono, senza indugiare, senza tentennare, senza esitare, esattamente come avevamo fatto noi in quella e in altre situazioni precedenti.
In quella presa di coscienza realizziamo che non c’è una mezza misura, non ci sono attenuanti, non c’è da essere indulgenti sul modo di lottare, perché se qualcuno tiene a noi combatte per noi in qualunque modo… se lo fa poco è perché non siamo abbastanza importanti per mettere in gioco tutto, e se è così, nonostante ci possa piacere pensarlo in alcuni momenti, in realtà non è la persona che potrà camminare con noi mano nella mano verso quel per sempre che resisterà a tutte le maree.
Marta Lock