Non importa come ci vede tutto il resto del mondo… ciò che conta davvero… è trovare qualcuno nel mondo… che riesce a vedere tutto ciò che siamo…
La vita si sa, è una continua e costante sperimentazione, una perenne ricerca di qualcosa che spesso non sappiamo di dover trovare, quasi come se ci fosse una forza magnetica che ci induce ad avvicinarci a persone ed esperienze, indipendentemente dalla nostra volontà consapevole, al fine di compiere un percorso di maturazione fondamentale per conoscere a fondo noi stessi. Il cammino spesso è lungo e tortuoso perché è necessario scoprire nuovi tasselli prima di riuscire a comporre un puzzle che, man mano che progrediamo, sembra continuare a scomporsi di nuovo, come una tela di Penelope della quale non si riesce a vedere la fine. Ciò che però si cementa, evento dopo evento, incontro dopo incontro, è l’autocoscienza di chi siamo, di quanto complessa e sfaccettata possa essere la nostra personalità e di quanto abbiamo cercato in passato di nascondere difetti o aspetti di noi che eravamo certi che non sarebbero stati accettati.
Per quanto è possibile celare un aspetto della nostra personalità?
Quanto a lungo riusciamo a tenere al guinzaglio le impulsività, le intemperanze o semplicemente le insicurezze, a qualcuno che condivide con noi una parte del suo percorso?
E in fondo perché siamo poi così convinti che sia meglio soffocare la nostra vera personalità piuttosto che farci conoscere e scoprire esattamente per come siamo?
Davvero crediamo che i nostri difetti, le nostre imperfezioni, le nostre intemperanze siano così tanto maggiori rispetto a quelli di chiunque altro, da indurre qualcuno ad allontanarsi da noi?
Le insicurezze, le lacune con cui dobbiamo fare i conti fanno parte del viaggio di conoscenza, l’accettazione e la consapevolezza di quelle insicurezze determinano la crescita e la maturazione, un tendere verso un equilibrio interiore che ci condurrà a un livello diverso in cui non sentiremo più il bisogno di nascondere a noi stessi, prima che a chiunque altro, quei lati che non ci piacciono ma con cui necessariamente dobbiamo confrontarci, modificandoli quando possibile oppure solo accettandoli come l’altra faccia di una medaglia che solo intera ha il suo effettivo valore. Il valore enorme di sentirci una persona completa, difettosa certo, però umana e proprio per questo meravigliosamente imperfetta.
Dunque ci abituiamo a guardarci da un’altra angolazione, quella da cui diventiamo consapevoli di noi stessi, quella da cui siamo indulgenti anche verso quelle macchie difettose che in passato avevamo creduto di dover mettere a tacere, ignorando che la loro voce prima o poi si sarebbe fatta sentire, un punto di vista in cui tutto sommato ciò che vediamo riflesso nello specchio ci piace, ci fa sentire a nostro agio con noi stessi. In questa nuova fase abbiamo anche scelto di non occultare mai più ciò che crediamo possa non piacere a qualcuno, non tanto per arroganza o prepotenza quanto per dare a questo qualcuno l’opportunità di sapere chi ha di fronte, sempre, in qualunque situazione, e grazie a questa trasparenza decidere se camminare mano nella mano con noi oppure se prendere un’altra direzione.
Magari tenderemo a essere più che altro circospetti, soprattutto in un primo momento, nell’osservare le reazioni dell’altro, a temporeggiare aspettando di avere la possibilità di svelare la nostra vera essenza in diverse circostanze per essere certi di non dover assistere a una fuga a gambe levate davanti a quel difetto che, magari in precedenza, aveva fatto fuggire molti altri prima. Così quando, dopo tutto, dopo la manifestazione di tutta la nostra lista di difetti, dopo gli scontri, dopo le sfuriate, ci renderemo conto che l’altro è ancora lì, immobile, e non solo, riesce persino a ridere di ciò per cui altri si erano volatilizzati, ecco in quel momento sapremo di aver incontrato l’unica persona che ci vede esattamente per come siamo.
Ed esattamente per questo vuole restare.
Marta Lock