Sappiamo perfettamente con quali attenzioni desideriamo essere trattati…ma davanti a qualcuno che ci piace molto pur non avendole…fingiamo di dimenticarcene…
Quante volte abbiamo messo in secondo piano le nostre aspettative davanti a qualcuno che ci piaceva molto?
A quante attenzioni ci siamo detti capaci di rinunciare in nome di un’accettazione incondizionata dell’altro raccontandoci che se non ci dimostrava il suo interessamento a modo nostro era perché semplicemente lo stava facendo a modo suo?
In quante occasioni non abbiamo però potuto fare a meno di notare le premure e le delicatezze che facevano parte di altre coppie sospirando perché fondamentalmente erano quelle che avremmo voluto ricevere anche noi?
Perché dunque, se la scelta era stata nostra, non potevamo fare a meno di sentire il fastidio via via crescente quando le cose venivano fatte dall’altro in un modo che non ci faceva sentire importanti come desideravamo, pur non essendo capaci di obiettare?
Molto spesso, dopo lunghi periodi di solitudine, capita di incontrare qualcuno che finalmente ci risveglia dal nostro letargo emotivo e che ci fa desiderare di rimetterci di nuovo in gioco, risvegliando quel ventaglio di sensazioni che non credevamo possibile poter provare di nuovo. Sensazioni così forti di solito hanno la connotazione di reciprocità, così diamo inizio a quella danza di avvicinamento che ci fornisce ulteriori conferme a ciò che avevamo avvertito a primo impatto. Il desiderio di incontrasi e di vedersi è talmente forte che non notiamo quante deroghe concediamo a chi non agisce secondo quelle regole comportamentali alle quali invece noi siamo abituati ad attenerci, regole che non sono quelle che imposte o dettate dall’esterno bensì quelle che, nel tempo, abbiamo scelto come fondamentali per dimostrare e avere dimostrazione del vero interesse di qualcuno nei nostri confronti.
Consapevoli però che ciò che è fondamentale per noi può non esserlo per un altro, andiamo avanti nella frequentazione beandoci della rinnovata rinascita dei sensi e dei momenti piacevoli passando sopra a quelle mancanze di riguardo che decidiamo di non catalogare come tali ma che, pur non volendolo, si posano latenti in un angolo della nostra parte razionale pronte a saltare fuori nel momento meno opportuno. Al tempo stesso ci rendiamo conto che le stesse mancanze non vengono attuate con noi e solo con noi bensì sono parte del modo di essere dell’altro capace comunque, secondo la convinzione che dobbiamo accettare gli altri per come sono e non per come vorremmo che fossero, di dimostrarci in altro modo il suo interesse. O quello che ci ostiniamo a voler vedere come interesse ma che, a guardar con più attenzione, rivela l’orientamento che l’altro sta, più o meno inconsciamente, dando alla relazione.
Così giorno dopo giorno gli atteggiamenti che avevamo deciso di non voler recriminare, dandogli un’importanza secondaria rispetto al piacere di stare insieme, assumono la connotazione di dubbio sull’effettivo interesse che l’altro ha nei nostri confronti e facendo nascere in noi mille domande sul perché chiama sempre all’ultimo momento, perché non vuole programmare delle serate con noi, per quale motivo il tempo che dedica a noi è immensamente inferiore a quello che dedica a tutto il resto dei suoi interessi, sul come può tranquillamente stare settimane senza vederci, mentre noi invece sembriamo fremere per farlo, stando però ben attento a tenere un costante contatto con noi e lasciarci pendenti senza mai darci la possibilità di progettare un incontro non fornendoci una risposta precisa salvo poi defilarsi all’ultimo minuto.
Nella nostra ingenuità attribuiamo questi comportamenti ai numerosi impegni, al fatto che è impensabile entrare nella vita di qualcuno e aspettarci di diventarne subito protagonisti, anzi dimostrandoci felici che riesca a trovare spazio per noi all’interno di quel caos che sembra essere la sua vita e adattandoci ai suoi tempi e modi pensando di facilitare le cose. Ma poi ci rendiamo conto che tutto ciò non ci piace affatto, che non siamo a disposizione di nessuno e che non è giusto per noi stessi lasciar pensare a chi è incapace di non approfittarsi della nostra disponibilità che siamo propensi ad adattarci completamente dimenticando le regole emotive delle quali abbiamo bisogno per sentirci appagati.
Perché in fondo se riusciamo noi a fare spazio nella nostra vita all’altro senza che questo ci costi sacrificio, per l’altro dovrebbe essere lo stesso; perché in fondo se riusciamo noi a programmarci in modo di sapere con anticipo di voler dedicare una serata all’altro, l’altro dovrebbe fare lo stesso senza pretendere di avvisarci all’ultimo minuto dimostrando una totale mancanza di rispetto per i nostri impegni; perché se è bello sapere che noi siamo lì quando ci cerca e dimostra di desiderare di passare del tempo con noi, altrettanto lo è per noi essere certi della reciprocità di quella disponibilità.
Perché se tutto questo manca, prima o poi affiorerà inizialmente timido e poi prepotente in noi il desiderio di essere trattati con lo stesso riguardo, premura e rispetto, con i quali a noi piace trattare chi ci sta accanto…e se l’altro non riesce a comprendere e adeguarsi un po’ a noi, noi non dovremmo comprendere e adeguarci a lui.
Marta Lock