Gioco di specchi

Spesso l’apparenza nasconde un’intensa sostanza… tanto quanto la mancanza di sostanza… emerge malgrado un’impeccabile apparenza…

Nella società dell’apparire la corsa frenetica a ottenere prestigio e fama in virtù di un’immagine che risponda ai canoni attuali della perfezione diventa quasi un principio irrinunciabile, un modus vivendi necessario a farci sentire accettati e inclusi. Spesso per perseguire l’obiettivo tendiamo a trascurare, o solo a nascondere, la nostra interiorità, come se in qualche modo la sua voce ci facesse sentire deboli, vulnerabili, attaccabili proprio nel punto più fragile; sviluppiamo così un atteggiamento che tende a tutelare le nostre profondità, celandole in maniera sempre più determinata fino quasi a dimenticare che esistano e consacrandoci all’inseguimento di quella impeccabile perfezione apparente funzionale a raggiungere gli obiettivi stabiliti. Tuttavia, malgrado gli sforzi per relegare in un angolo tutto quel ricco mondo interiore che fa parte della nostra natura, siamo costretti ad arrenderci all’evidenza che quella sensibilità non riesce a restare in silenzio, trapelando dagli sguardi e dall’atteggiamento con cui osserviamo tutto ciò che ci circonda.

Altri di noi invece hanno talmente tanto puntato il proprio obiettivo solo e unicamente sul benessere materiale ed esteriore da dimenticare di coltivare le sensazioni, le emozioni e la consistenza della propria personalità, certi che non sarebbe stata né utile né funzionale alla meta primaria; tutto ciò li ha spesso condotti a mantenersi distaccati da qualunque cosa potesse coinvolgerli, da qualsiasi sensazione che li avrebbe costretti a scendere in profondità, prediligendo così il curare la forma, l’aspetto, il comportamento di circostanza nella convinzione che, proprio nella società contemporanea votata all’apparire, sarebbe stato sufficiente. Poi però, nel momento in cui si sentivano più sicuri di sé e di quanto ottenuto, in una fase nella quale erano certi di non essere a rischio di compromettere quella loro immagine tanto impeccabile, si sono trovati di fronte a qualcuno che ha saputo andare oltre, che è riuscito a vedere cosa si nascondeva al di là della corazza esterna e… si è allontanato perché ha evidenziato la mancanza assoluta di consistenza, di valori, di quella sostanza necessaria a rendere interessante la perfetta apparenza.

Perché in alcuni individui si consolida la convinzione che sia meglio, o forse più semplice, nascondere le profondità, la ricca essenza che appartiene alla loro interiorità?

È paura di mostrare il proprio lato fragile o timore di non essere accettati all’interno di una società troppo votata all’immagine proprio a causa di quella sostanza che li contraddistingue?

E per quale motivo, di contro, chi la sostanza non l’ha coltivata pensando di essere sufficientemente supportato dalla splendida apparenza curata nei minimi dettagli, deve prima o poi fare i conti con il rammarico di aver lasciato troppo poco spazio alla personalità, al coltivare i valori davvero importanti e tutto ciò che gli avrebbe permesso di andare più in profondità?

In quel gioco di specchi rivelatorio che è la vita non è possibile nascondere a lungo la propria vera essenza perché quello che abitualmente viene chiamato fato ma che altro non è che la naturale evoluzione che tutti siamo spinti a compiere, ci metterà sempre di fronte alle nostre mancanze, ci indurrà prima o poi a fare i conti con ciò che abbiamo trascurato oppure, al contrario, farà trapelare ciò che abbiamo voluto tenere nascosto per uniformarci a quello che sembrava essere un imperativo, un approccio comune lontano dal quale ci saremmo sentiti esclusi. A quel punto sarà inevitabile nel primo caso arrendersi e smettere di voler soffocare una natura ben più ricca e consistente di quanto ci eravamo abituati a lasciar fuoriuscire, segretamente appagati dalla nuova consapevolezza che esistano altri come noi che cercano e apprezzano le profondità che ci appartengono, mentre nel secondo caso sapremo di dover spostare i nostri sforzi per andare verso la costruzione di un’identità più orientata a coltivare i valori reali, mettendo in secondo piano quelli più effimeri e superficiali che non saranno mai sufficienti, malgrado la loro armatura lucente, a nascondere l’assenza di intensità interiore soprattutto agli occhi di chi sa guardare al di là del visibile.

 

 

Marta Lock