Quando la determinazione…oltrepassa il sottile confine con l’ostinazione…diventiamo vittime di un’eccessiva sicurezza in noi stessi…o di una totale mancanza di lucidità…
Tutti siamo consapevoli del fatto che è solo con la determinazione che riusciamo a ottenere i maggiori risultati, l’abbiamo provato e riprovato sulla nostra pelle, nel corso degli anni e imbattendoci in esperienze che hanno messo a dura prova la nostra capacità di lottare per un obiettivo nel quale credevamo con tutti noi stessi. E sappiamo anche che quelle volte in cui non abbiamo ottenuto il risultato sperato è stato solo perché la nostra volontà di conseguirlo non era abbastanza forte da indurci ad andare avanti.
Poi ci sono stati quei casi in cui l’obiettivo che ci eravamo imposti di raggiungere ci era stato talmente sconsigliato da tutte le persone che ci erano vicine, le quali lucidamente avevano evidenziato quanto fuori fosse dalla nostra portata, da aver fatto scattare in noi quel sentimento di sfida che ci aveva indotti a lottare con le unghie e con i denti pur di dimostrare a tutti che si sbagliavano. Quindi abbiamo combattuto, insistito, determinati e sicuri e più il risultato sembrava lontano dall’essere raggiunto più ci siamo ostinati a voler arrivare proprio lì; tutte quelle energie impiegate senza neanche essere riusciti ad avvicinarci al raggiungimento dell’obiettivo, ci hanno lasciato sfiniti e profondamente frustrati, oltre che increduli, e ci hanno portati a chiederci come sia stato possibile che, nonostante tutti gli sforzi profusi, non siamo riusciti a conseguire il risultato. In quei momenti dovremmo essere tanto lucidi da fermarci a esaminare con attenzione i motivi che ci hanno mossi a intraprendere una battaglia e a valutare se ciò per cui abbiamo combattuto tanto non sia stato un obiettivo troppo alto che ci siamo posti solo per il gusto di vincere la sfida e di dimostrare a chi non credeva in noi che saremmo stati capaci di raggiungere l’impensabile annebbiando però la lucidità necessaria a comprendere quale potesse essere il nostro limite, o quello oltre il quale non avremmo potuto andare.
Perché in alcuni momenti della nostra vita ci sentiamo talmente sicuri di noi da non renderci conto che alcuni obiettivi sono irraggiungibili in quanto effettivamente fuori dalla nostra portata?
Per quale motivo a volte, più qualcuno cerca di farci capire che stiamo andando nella direzione sbagliata o troppo lontana dalla realtà, più noi desideriamo dimostrargli che si sbaglia e che possiamo arrivare ovunque vogliamo prendendo il consiglio come una sfida?
La possibilità di raggiungere un obiettivo dipende quindi dal fatto che questo rientri nelle nostre capacità di renderlo realizzabile?
Forse ciò che dovremmo prendere in esame davvero è la motivazione di partenza che ci spinge a voler raggiungere il risultato e soprattutto la sana capacità di autocritica che ci permetta di renderci conto se ciò che ci siamo intestarditi a volere potrà mai rientrare nella sfera di ciò che può essere conseguito. Questo non vuol dire rinunciare a qualcosa solo perché è troppo lontano dal nostro mondo o dalle nostre capacità di realizzarla, bensì prendere lucidamente in considerazione i nostri limiti e i nostri punti di forza, orientandoci verso ciò che realmente è nelle nostre facoltà poter ottenere.
L’incapacità di vedere le cose per come sono o di andare avanti a testa bassa con la convinzione di poter ottenere risultati improbabili quanto impossibili, o senza voler in alcun modo ascoltare i suggerimenti di chi è capace di metterci sotto gli occhi, scritte nero su bianco, le prove del nostro errore di valutazione su noi stessi e di quanto prima o poi la nostra scelta ci costerà in termini di energia e di senso di frustrazione, trasforma la positiva determinazione in controproducente ostinazione. Quindi nei momenti in cui il desiderio di vincere una sfida solo per il gusto di farlo prevale sulla valutazione reale di quanto qualcosa è possibile o nelle nostre facoltà di poter conseguire, facendo prevalere una sicurezza in noi stessi che ci porta a perdere il contatto con la realtà, potremmo facilmente entrare nel baratro del senso di fallimento che ci mette bruscamente davanti alla nostra superbia e all’incapacità di valutare l’effettiva possibilità di raggiungere l’obiettivo.
Il confine tra determinazione e ostinazione è talmente sottile da renderci difficile valutare la reale differenza tra i due sostantivi, se non per la profonda differenza della motivazione che ci spinge a desiderare di raggiungere un obiettivo: energia positiva volta alla realizzazione di un sogno, di un progetto, rimboccandoci le maniche e lavorando duro per conseguire il risultato, nel primo caso e necessità di rivalsa o di dimostrare con tutte le forze qualcosa agli altri e a noi stessi, senza neanche avere ben chiaro se siamo spinti dal reale desiderio dell’obiettivo o semplicemente dalla sfida che abbiamo raccolto, nell’altra.
Ciò che potrebbe chiaramente delimitare quel confine è la capacità di guardarci dentro e chiederci se ciò per cui stiamo tanto lottando corrisponde a ciò che desideriamo davvero e se è un nostro sogno o solo un desiderio di dimostrare che possiamo vincere. Ciò che potrebbe fare da spartiacque tra determinazione e ostinazione è guardare avanti e capire se ciò per cui stiamo lottando ci renderà felici e appagati anche dopo che avremo smesso di lottare.
Marta Lock