L’equilibrio è il giusto compromesso… tra ciò verso cui ci spingerebbe l’istinto… e la capacità della ragione di moderarne la forza e di ponderare le conseguenze…
Gli eventi che si sono susseguiti nel corso della nostra crescita personale, quella girandola incontrollata fatta di azioni e reazioni, di causa ed effetto, di rigidità e di trasformazioni, hanno determinato una linea di demarcazione, inizialmente sbiadita e frastagliata ma poi, nel suo prosieguo, gradualmente più netta ed evidente, tra ciò che non possiamo accogliere e ciò che invece può entrare a far parte della nostra vita, tra atteggiamenti che dovremmo evitare di assumere e quelli che, al contrario, ci hanno condotti verso un gradino più alto rispetto al precedente. In questo costante processo evolutivo abbiamo appreso a domare l’istinto, a tenere a bada quell’irruenza giovanile che ci induceva ad agire prima di riflettere, portandoci verso decisioni e scelte in cui la ponderazione non era essenziale salvo poi trovarci ad ammettere che se fossimo stati più prudenti le cose avrebbero avuto un corso diverso.
Tuttavia sono stati esattamente quegli accadimenti ad averci indotti a riflettere su errori, deviazioni di percorso, slanci dettati dal puro impulso in virtù dei quali abbiamo compreso che quel particolare cammino non era giusto per noi, che quel determinato atteggiamento adottato non poteva essere affine agli adulti che avevamo intenzione di diventare, e così, proprio grazie a quella presa d’atto, abbiamo cominciato a progredire, ad apprendere e ad adottare l’arte della riflessione e della calma. Certo, non è sempre stato facile trovare il giusto bilanciamento tra ciò che ci suggeriva, a volte in modo quasi prepotente, il nostro istinto, e ciò su cui si soffermava la ragione, quella razionalità a volte troppo analitica che però costituiva l’unico mezzo attraverso il quale porre un freno a un illogico approccio alle cose, agli eventi, alle circostanze. Continuando su questo cammino di ricerca di un bilanciamento, di una quadratura del cerchio necessaria all’evoluzione che abbiamo intrapreso, e lasciando che la maturazione via via si delinei in maniera più netta, giungiamo lentamente a lasciare che la priorità nel modo di affrontare ciò che accade sia data alla mente, alla misurata e meticolosa prudenza fondamentale per indurci a prendere una decisione, a compiere una scelta, senza commettere errori, quanto meno non gli stessi dovuti all’impazienza, alla fretta e all’eccessivo ascolto dell’impulso come era accaduto in precedenza.
A quel punto però potremmo trovarci destabilizzati verso l’atteggiamento opposto, imbrigliando completamente quell’istinto che in fondo appartiene alla nostra natura, alla nostra indole, e che attraverso un ragionamento, un eccessivo freno, non è più in grado di condurci verso il cammino migliore per noi, quello su cui poi fare un’analisi dello stato delle cose e valutare se davvero dovremmo ascoltare l’impulso oppure desistere.
Cosa fare dunque?
Come possiamo riuscire a trovare il giusto mezzo, quell’armonia tra mente e cuore, tra emotività e ragionevolezza, senza che l’uno prevalga troppo sull’altro, mettendolo a tacere?
La maturità, quella strada tortuosa apparentemente complessa da raggiungere eppure assolutamente naturale nonostante in alcune fasi sia difficile crederlo, ci conduce a un successivo sviluppo, a una ulteriore trasformazione, del nostro modo di vedere la realtà, quello nel quale, pur non sentendo più l’esigenza di manifestare o seguire con forza e irruenza l’istinto, che troppe volte ci ha condotti verso l’errore sebbene funzionale alla crescita, non ne temiamo più le conseguenze, non siamo più orientati a metterlo a tacere per lasciare spazio solo al ragionamento. Il processo di consapevolezza ci ha condotti verso un’accettazione di quelle emozioni a volte travolgenti che non fanno più paura perché abbiamo appreso a gestirle, a lasciare che fuoriescano liberamente ma senza farci dominare completamente da esse, così come siamo diventati più bravi ad ascoltare, ma anche arginare, quella mente iperlogica che vorrebbe frenare tutto per restare all’interno della sua zona sicura.
Il nuovo equilibrio ci rende persone più stabili eppure più coraggiose, più coscienti delle nostre forze e delle nostre debolezze e tuttavia temerarie perché sappiamo che le scelte che desideriamo compiere portano con sé delle ripercussioni che siamo in grado di affrontare, e così serenamente decidiamo di affrontarle forti di quel tesoro acquisito nel tempo che risponde al nome di saggezza.
Marta Lock