In fuga da cosa?

Non esiste luogo verso cui non possiamo scappare… così come non esiste realtà che non riuscirà a raggiungerci… ovunque andremo…

Nel corso del groviglio complesso e articolato delle esperienze che accumuliamo per raggiungere una relativa maturità e una maggiore conoscenza di noi stessi, ci siamo trovati molto più spesso di quanto avremmo previsto a fronteggiare la questione della fuga. Fuga messa in atto da qualcuno a cui tenevamo per sua incapacità di confrontarsi con tematiche o problemi che non era pronto ad accogliere nella sua esistenza ma che ha provocato in noi insicurezze e dubbi sul nostro comportamento o sul motivo reale di quell’allontanamento. Pur mettendoci in discussione e cercando un confronto per comprendere meglio l’altro, ci è successo in diverse occasioni di trovare una porta chiusa, sbarrata, che ci ha impedito di dare un senso a ciò che stava accadendo facendoci piombare ancor più nell’incertezza e negli interrogativi a cui non avremo mai risposta.

Nel caso in cui siamo persone convinte che qualsiasi spiegazione, che ogni verità, anche la peggiore, sia meglio di un immotivato silenzio, non possiamo fare a meno di sentirci destabilizzati da un comportamento tanto immaturo quanto poco rispettoso dell’altro, e ci domandiamo come sia possibile dover assistere alla mancanza di coraggio nell’affrontare un rapporto interpersonale che, in condizioni diverse, avrebbe potuto prendere una piega completamente diversa. Poi però può capitare, a causa di circostanze che non avremmo immaginato, o in occasioni talmente particolari da indurci a modificare il nostro atteggiamento, di sperimentare su noi stessi la soluzione della fuga, scoprendoci a comprendere il motivo per cui le persone che avevamo incontrato avevano preferito quell’opzione. Così di punto in bianco, preso atto della semplicità di risoluzione di ogni contrasto, problema od ostacolo, in virtù un allontanamento che non richiede sforzo comunicativo né analisi introspettiva necessari per dare una spiegazione a qualcun altro, iniziamo a rientrare anche noi nella categoria dei fuggitivi, salvo però, sulla lunga distanza, trovarci a dover fare i conti con tutto ciò da cui abbiamo preferito scappare.

Come mai, nonostante abbiamo lungamente biasimato chi aveva preferito scomparire nel silenzio, ci troviamo ad assumere il suo stesso atteggiamento?

Perché preferiamo fingere di ignorare problematiche e lacune, oppure situazioni da cui abbiamo bisogno di allontanarci, invece di affrontare ciò che accade e trovare una soluzione?

Per quale motivo, nonostante cerchiamo di prendere le distanze dal luogo o dalla persona da cui, di volta in volta, sentiamo l’esigenza di distanziarci, non riusciamo a far tacere la voce dentro di noi che continua a ricondurci verso quelle ferite o quei timori?

In qualunque posto tentiamo di rifugiarci per sfuggire a tutto ciò che non desideriamo, o non siamo pronti ad affrontare, le nostre sensazioni, i pensieri, i ricordi, i sensi di colpa e qualsiasi cosa ci abbia indotti alla fuga, sono sempre con noi, ci seguono e riemergono perché fanno parte della nostra interiorità, del nostro vissuto emotivo, e ci accompagneranno fino al momento in cui non guarderemo in faccia quell’ombra e compieremo quel percorso che ci condurrà a svelarci le motivazioni e i meccanismi che ci hanno fatto, da un momento all’altro, cominciare a preferire la fuga. Così non possiamo evitare di fermarci, interrompere il nostro approccio da fuggitivi e considerare che tutto sommato ci sentivamo meglio prima di affidarci all’apparentemente semplice opzione della silenziosa ritirata, quando avevamo scelto di affrontare ostacoli, problemi e paure senza nasconderli a noi stessi bensì lasciandoli fuoriuscire per risolverli.

Quel giorno sarà lo stesso in cui interpreteremo i comportamenti di chi ci aveva tanto feriti con il suo allontanamento, non più come un punto di forza e manifestazione dell’intenzione di mantenere una distanza da ciò che non era più sufficientemente interessante e importante, bensì come un’ammissione di debolezza per non essere in grado di affrontare le proprie lacune, le mancanze, le paure, che appartengono a ogni essere umano. Ciò che non appartiene a tutti è il coraggio di prenderne atto, di conviverci e di arrestare una fuga che non condurrà mai in alcun luogo se non nella confusione del non conoscersi attribuendo all’esterno responsabilità e colpe che appartengono solo a se stessi.

 

 

Marta Lock