Inspiegabile sintonia

Esistono persone di cui capiamo perfettamente le parole… e altre delle quali impariamo a comprendere i gesti… ma ne esiste solo una di cui interpretiamo perfettamente anche i silenzi…

Crescere e maturare vuol dire prendere atto del necessario sforzo di entrare in connessione con gli altri, con chi giunge a far parte della nostra vita e con cui dobbiamo apprendere a relazionarci sebbene spesso la diversità con il nostro modo di vedere le cose appaia molto profonda; nella prima fase del viaggio verso la nostra evoluzione personale, ci avviciniamo a molteplici individui molti dei quali, nonostante la reciproca volontà di comprendersi, restano distanti, impossibili da decifrare oppure decisamente troppo in contrasto con il nostro approccio. In quei casi non possiamo fare a meno di prendere atto delle profonde differenze che rendono praticamente impossibile la possibilità di trovare un canale comunicativo, un gancio per far sì che il comprendersi abbia una chiave di lettura possibile.

Preso atto della complessità del trovare un punto di contatto con qualcuno di troppo divergente da noi, dal nostro modo di comunicare e di agire, cominciamo a effettuare delle necessarie scremature in virtù delle quali cominciamo a orientarci verso persone con cui sia più facile capirsi, i cui comportamenti siano più decifrabili e spontaneamente vicini alle nostre caratteristiche, al nostro modo di dialogare, di muoverci all’interno della realtà in cui amiamo vivere. È questa la fase in cui riusciamo a costruire rapporti e legami profondi, duraturi e che spesso accompagnano per lungo tempo il nostro procedere nell’esistenza; amicizie incrollabili e partner importanti si trasformano nei punti fermi che stavamo cercando, affetti con i quali l’ascolto reciproco contribuisce a cementare e consolidare l’affinità che fin dall’inizio delle conoscenze appare evidente. In questo universo ristretto di individui che vogliamo vicini, spesso i gesti si sostituiscono alle parole, perché non tutti riescono ad avere lo stesso approccio aperto ed estroverso, almeno nella comunicazione verbale, che invece caratterizza noi; dunque la capacità di intravedere ciò che non viene chiaramente espresso, eppure ampiamente manifestato con azioni evidenti ed essenziali per darci una conferma o una spiegazione di cui abbiamo bisogno, è fondamentale e costituisce una solida fondamenta su cui continuare a far crescere la relazione.

Poi però, nel proseguire della presa di coscienza di quanto il mondo intorno a noi sia in continua trasformazione, può accaderci di imbatterci in qualcuno con il quale percepiamo fin dal primo istante una connessione particolare, unica, che ci consente di comprendere nel profondo le sue emozioni senza conoscerlo, come se fosse un libro aperto di cui siamo in grado di leggere ogni singola parola. La singolarità di quell’irreale eppure palpabile sintonia ci permette di comprendere che quel legame sottile non è univoco, bensì condiviso e addirittura in grado di andare oltre le parole pronunciate persino quando in alcuni casi servono a nascondere una realtà ben differente.

Come mai pur non conoscendo affatto qualcuno, sentiamo una comunicazione silenziosa che va oltre ciò che è spiegabile?

Qual è il motivo per cui quella strana sintonia è superiore a qualunque intesa e comprensione vissute in passato?

Incontrare una persona completamente affine a noi, quella a cui ci lega un invisibile filo non giustificato da alcun concetto razionale, è talmente raro da non credere possibile che stia accadendo a noi, eppure abbiamo di fronte un individuo perfettamente complementare davanti al quale tutto è perfettamente chiaro, intuibile, comprensibile fin dai primi istanti, come se le due energie fossero in perfetta assonanza armonica e vibrassero delle medesime note. Davanti a una conoscenza intuitiva così inspiegabilmente profonda non possiamo fare a meno di ammettere a noi stessi quanto quella relazione sia diversa, superi e oltrepassi qualunque altra emozione del nostro passato, e meditiamo su come in fondo forse tutto il percorso precedente ci avesse preparati ad accogliere e riconoscere l’unicità di quell’incontro in grado di unirci all’altro a un livello superiore rispetto a chiunque altro lo abbia preceduto.

Quel livello di comunicazione e di comprensione ci conduce non solo a comprendere le parole senza mai fraintenderle, e di osservare i gesti con cui l’altro completa e arricchisce il proprio canale espressivo, ma ci permette anche di ascoltarne i silenzi perché solo con lui possiamo interpretarne il suono e accoglierne il senso. A quel punto, quasi increduli, realizziamo di aver ricevuto il raro dono di trovarci davanti alla nostra parte mancante, quella accanto alla quale ci sentiamo completi.

 

 

 

Marta Lock