Dovremmo sempre chiederci se ciò che reclamiamo per noi… corrisponda a quanto possiamo accettare… se attuato dagli altri…
Le relazioni interpersonali poggiano su un terreno fragile e friabile, costituito dalle certezze individuali, o forse sarebbe meglio dire dalle convinzioni personali, acquisite durante esperienze precedenti che ci hanno indotti a modificare alcuni lati della personalità cambiandone altri; nella fase di conoscenza e di approfondimento di noi stessi ci siamo imbattuti in situazioni che ci hanno indotti a rinunciare ai nostri desideri e alle nostre priorità per dare la precedenza a quelle di una persona con cui avevamo condiviso quel periodo oppure per assecondare le circostanze che in un determinato evento si erano delineate. In alcuni casi quella rinuncia ha avuto un risvolto positivo perché ciò che abbiamo avuto in cambio ci ha appagati ben di più che se ci fossimo arroccati nel voler dare assoluta priorità alle nostre esigenze, mentre in altri ci siamo ritrovati con un pugno di mosche domandandoci per cosa abbiamo impiegato le energie e rinunciato a mettere in primo piano noi se di fatto non sembra esserne valsa la pena.
E poi ci sono quelle situazioni nelle quali i nostri sforzi di andare verso l’altro, di assecondare le circostanze, hanno ribaltato la situazione inducendoci ad adeguarci completamente dimenticandoci addirittura di noi e di ciò che eravamo prima di intraprendere quel percorso. In questi due ultimi casi, a seguito di un’inevitabile introspezione e approfondimento riguardo gli accadimenti e le dinamiche appena lasciate indietro, sviluppiamo un atteggiamento completamente diverso, se non opposto, che ci indurrà a irrigidire la nostra elasticità decidendo di mantenere ben saldi i punti fermi ai quali non vogliamo più rinunciare e che dovranno costituire la base di tutto ciò che verrà dopo, costi quel che costi. Tutto sommato il nostro è un atteggiamento di difesa volto a impedirci di trovarci di nuovo con la sensazione di aver rinunciato a una parte di noi che abbiamo realizzato essere fondamentale, a quel sano egoismo che diviene vitale ed essenziale a puntualizzare chi siamo e chi desideriamo continuare a essere.
Dunque procediamo spediti verso relazioni e circostanze che non ci richiedano quelle modifiche che non siamo più disponibili a compiere, affrettandoci a mettere subito in chiaro cosa è importante e a cosa non siamo predisposti a rinunciare ponendo l’altro in una posizione di accettazione o di fuga, qualora ritenga che il nostro punto di vista sia troppo contrastante e incompatibile con il suo. In questo dinamismo relazionale potremmo però trovarci di fronte a qualcuno che ha appreso ad avere la stessa rigidità, al voler mantenere la medesima nostra inflessibilità sulle cose per noi rilevanti, spiazzandoci e inducendoci ad accettare, prima che possiamo reclamarle a nostra volta, libertà e prese di posizione inderogabili.
Perché tutto ciò che ci sembrava irrinunciabile ora, nel momento in cui ce lo troviamo imposto dall’esterno, appare più spiacevole di quanto avremmo mai immaginato?
Come mai, trovandoci dall’altra parte di uno specchio che riflette i nostri medesimi atteggiamenti, diventa difficoltoso accogliere quelle richieste che suonano decisamente egoistiche?
In quella situazione comprendiamo quanto in realtà tutto ciò che sembra fondamentale con la maggior parte delle persone incontrate possa cambiare completamente di fronte a qualcuno a cui teniamo davvero, e le stesse libertà, le stesse esigenze fortemente reclamate con altri al punto di diventare una conditio sine qua non per proseguire nella relazione, perdono completamente di rilevanza se paragonate al legame con quella nuova persona, legame la cui intensità ci ha sorpresi fin da subito. In quel frangente comprendiamo quanto tutto possa essere relativo e che tutte le barriere che avevamo costruito possano abbattersi in modo naturale e perdere di importanza se si delinea un forte desiderio di gettare le basi di un rapporto equilibrato, vicendevole, fatto di dare e di avere non rinunciando bensì amalgamando le reciproche esigenze, ammorbidendo gli spigoli per dar vita a un cammino insieme in cui le due individualità si uniscono e si alleano per dar vita a una terza identità, quella della coppia.
E sarà quello il momento in cui potremo insegnare all’altro ciò che da questa profonda analisi abbiamo compreso.
Marta Lock