Io resto qui

Non esistono persone ideali… esistono persone apparentemente perfette che si dissolvono in fretta… e persone imperfette che lentamente si amalgamano a noi… e restano…

Nelle aspettative di tutti noi prende vita, nel corso degli anni, quell’immaginaria persona perfetta che sogniamo ci resterà accanto per tutta la vita; e, poiché sognare non costa nulla, immaginiamo questo ideale come qualcuno capace di darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno nel modo esatto in cui ce lo aspettiamo, oppure che non ci deluda mai, o ancora che non compia mai quel minimo sbaglio che ci porterebbe a guardarlo con occhi diversi.
In alcuni momenti abbiamo pensato addirittura di fare quell’incontro magico, con quella persona ideale che soddisfa in pieno ogni nostra aspettativa anzi, a volte la supera anche, facendoci toccare il cielo con un dito quasi increduli che la nostra incrollabile fiducia nel desiderare ci stesse portando proprio ciò che avevamo sperato di ricevere.

E ci sentiamo anche forti e soddisfatti per aver lasciato indietro qualcun altro che, pur piacendoci molto, non sembrava incarnare in nulla quel modello perfetto che invece ci troviamo di fronte. Anzi, a dirla tutta non aveva proprio niente di adatto a noi e non faceva altro che infastidirci con i suoi dispetti, i suoi musi lunghi, il suo non voler far niente per renderci felici. Dunque viviamo la bellissima favola in cui ci troviamo con la sensazione appagante di sentirci trattati, finalmente, come desideriamo senza dover chiedere nulla, senza essere lasciati mai nel dubbio, senza mai poter sentire la mancanza proprio per la costante presenza che ci rassicura e ci fa sentire avvolti dall’altro.

E’ reale tanta perfezione?

Può essere plausibile aspettarsi per sempre di ricevere il meglio non considerando che prima o poi il peggio, che ognuno di noi nasconde, uscirà fuori sgretolando il castello di sabbia che abbiamo costruito?

Perché all’inizio di una relazione tendiamo a voler vedere tutto attraverso le lenti rosa dimenticando che una volta sollevati i grandi occhiali, il resto potrebbe rivelarsi troppo grigio per noi?

Effettivamente se guardiamo indietro verso le esperienze che ci hanno permesso di crescere, vediamo con chiarezza che la bolla di sapone iniziale si era poi successivamente dissolta lasciandoci l’amarezza di aver creduto in qualcuno che non esisteva, o di non aver voluto guardare oltre ciò che mostrava, e che si è dato alla fuga non appena lo avevamo messo davanti alla nostra delusione, non appena la realtà gli aveva tolto quell’aura magica che aveva avuto fino a un attimo primo, dimostrando così la sua scarsa determinazione nel restarci accanto, nel ricostruire, nell’essere presente, nel restare nonostante tutto. Effettivamente, dopo il primo periodo così esaltante, anche questa volta iniziamo a sentire delle piccole note stridenti che, laddove in precedenza avevamo ignorato, ora scegliamo di ascoltare e che gradualmente ci aiutano a sollevare, lentamente e con reticenza, gli occhiali con le lenti rosa e a renderci conto che quell’ideale non è poi così tanto reale. L’altro, sentendosi tirato giù dal piedistallo sopra cui era stato fino a quel momento, dimostra una totale incapacità di fronteggiare una persona ben più forte e consapevole di quanto immaginato e si defila, quasi con la coda tra le gambe.

Poi un giorno, per caso, entriamo di nuovo in contatto con l’imperfetto, quello che ci innervosiva, che non faceva niente per noi, quello che non voleva cambiare nulla di sé, o meglio del proprio modo di rapportarsi a noi, e ci rendiamo conto che ci guarda con occhi diversi, che con la sua strana maniera di esprimersi ci sta facendo capire di essere disposto a venirci incontro, a scendere a qualche compromesso che prima mai avrebbe accettato, non per compiacerci o conquistarci, semplicemente perché ha guardato dentro se stesso e ha compreso che in fondo piace di più anche a lui fare spazio a noi nella sua vita.

E noi in quel momento capiremo quanto ci sentiamo a nostro agio con i suoi aculei, con le sue imperfezioni, con la sua ruvidezza che non promette nulla però poi improvvisamente mantiene, con la sua costanza quasi reticente attraverso la quale non si è mai definitivamente allontanato, con la sua lotta interiore che però progressivamente lo avvicina a noi, giorno dopo giorno. In quel momento capiremo che quell’essere imperfetto con cui tutto all’inizio tutto sembrava complicato, si sta lentamente amalgamando a noi permettendo e facendo desiderare a noi di amalgamarci a lui, rendendo tutto più semplice perché con quel suo particolare modo che solo noi comprendiamo ormai tanto bene, ci sta dicendo di voler restare.

                                                                                                                                                                         Marta Lock