Esistono incontri ed esistono scontri… bellissimi incontri a cui sarebbe stato meglio non dare seguito… e scontri che si trasformano in belle pagine… e così è la vita…
Durante quei profondi momenti di analisi interiore che corrispondono, nella maggior parte dei casi, a fasi di solitudine emotiva nelle quali ci sentiamo predisposti a fare un bilancio della nostra esistenza, del più recente passato a seguito del quale ci troviamo a doverci confrontare con noi stessi, durante quei momenti dicevo, non possiamo non osservare, in virtù della distanza generata dal tempo trascorso e dagli eventi che si sono succeduti, quanto le esperienze siano state un alternarsi di istanti che hanno generato tutto ciò che è accaduto. Tanto quanto, spesso, il nostro comportamento sia stato confuso e offuscato da sensazioni ed emozioni che non ci hanno permesso di mantenere la necessaria lucidità e un approccio più cauto nei confronti di incontri improvvisi in grado di travolgerci e destabilizzare la nostra interiorità senza che vi fossero le basi per trasformarsi in ciò che un iniziale entusiasmo e coinvolgimento sembrava promettere.
Quegli entusiasmanti momenti sembravano sollevarci dal suolo per l’intensità emotiva che avevano provocato ma poi si sono rivelati, dopo un tempo più o meno lungo a seconda dei casi, effimeri tanto quanto improvvisa è stata la sensazione dentro cui ci siamo trovati nel frangente in cui li abbiamo avuti davanti a noi. Ovviamente il punto di vista maturato a posteriori, niente ha a che vedere con quanto invece abbiamo percepito nella fase coinvolgente di quegli incontri, fase durante la quale, nonostante gli evidenti scricchiolii che avvertivamo già dopo i primi tempi, abbiamo cercato e voluto fortemente far sopravvivere quella scintilla primordiale che si è affievolita dopo un solo attimo, a seguito della prima divergenza. Eppure nella successiva analisi ci appare perfettamente chiara l’inutilità di volerci mantenere attaccati a un preludio fugace e legato solo a sensazioni che, forse, dovevano semplicemente restare legate a quell’istante perché solo in quel modo avremmo potuto conservare il bel ricordo che è invece sfumato cercando di costruire qualcosa di diverso da ciò che doveva restare. Tuttavia non possiamo negare che in fondo non saremo mai in grado di prevedere quale evoluzione possa avere un’emozione finché non decidiamo di viverla e perciò, se non ci trovassimo ad ammettere la sua inconsistenza, probabilmente staremmo rimpiangendo il non aver tentato di proseguirla.
In altri casi, al contrario, si sono sprigionati con altre persone forti attriti immediati, divergenze che hanno reso la conoscenza difficile, complicata, addirittura insostenibile al punto di richiedere un allontanamento, salvo poi consolidarsi in tempi e modi diversi inducendoci a scoprire punti in comune e canali comunicativi stabili e costruttivi che danno il via a un rapporto imprevedibilmente più piacevole e importante di quanto presupposto nelle sue premesse. Se poi, malgrado tutto, quelle preziose persone sono comunque uscite dalla nostra vita, è stato a causa del corso degli eventi, di percorsi che conducono verso altro o di emozioni e sensazioni che giungono al loro naturale epilogo ma che si trasformano in legami importanti proprio in virtù di quella sintonia e comunione di pensiero e di sguardo verso la vita che ci aveva legati a quella persona.
Dunque cosa fare ora?
Alla luce di questa profonda analisi, in quale modo dovremmo affrontare gli incontri che giungeranno?
Non esistono formule o soluzioni in grado di farci evitare sbandate ed errori emotivi, né tanto meno è possibile basarsi sulle esperienze passate per determinare il comportamento presente poiché ogni situazione, ogni episodio della nostra esistenza è differente da qualunque altro, tanto quanto ciascuna persona incontrata è unica e dunque ogni evento può presentare sfaccettature ed epiloghi impensati. Tutto ciò che possiamo fare è prendere atto dell’imprevedibilità degli attimi che si susseguono, dell’impossibilità di resistere ad alcune circostanze e di trattenere reazioni spontanee che solo in un secondo tempo possiamo cominciare a comprendere, e soprattutto rimanere aperti a tutto ciò che giunge nel nostro percorso perché tutto sommato, in passato e anche nel presente, diventa essenziale per formarci, per indurci a comprendere noi stessi e gli altri, e per arrenderci al continuo alternarsi di momenti più tranquilli e razionali, a quelli invece più istintivi e impetuosi.
E scoprire che è proprio in quell’alternanza, in quell’altalena perpetua tra mente ed emozione, che si nasconde l’essenza della nostra vita.
Marta Lock