La rassicurante stabilità dell’irrequietezza

La stabilità più concreta spesso viene trovata… in quell’equilibrio dinamico… che molti confondono con l’instabilità…

Perché siamo convinti che per trovare la nostra dimensione abbiamo bisogno di fermarci scegliendo un luogo in cui concretizzare i nostri desideri dove incontrare qualcuno che li realizzi con noi?

Come mai abbiamo deciso che finché saremo irrequieti e instabili non troveremo mai la nostra strada definitiva?

Chi stabilisce cosa sia più giusto in linea generale senza considerare le inclinazioni naturali che potrebbero generare punti di vista e modi di affrontare la realtà completamente differenti?

Spesso ci troviamo a domandarci, a seguito degli incontri che hanno attraversato la nostra esistenza in diverse fasi evolutive, come mai non siamo riusciti a trovare quella calma, quella necessità di fermarci in maniera stabile che rappresenta un punto di arrivo per la maggior parte delle persone e che abbiamo visto concretizzarsi nella vita di molti amici, conoscenti, parenti, dopo il quale hanno detto di aver trovato il loro scopo, il senso che stavano cercando. Malgrado la tendenza a voler raggiungere a nostra volta quella medesima consapevolezza e la stessa pace interiore che vediamo rasserenare loro, continuiamo tuttavia a percepire quell’inquietudine a causa della quale non riusciamo a concepire il nostro futuro in maniera tanto convenzionale, tanto tranquillo quanto quello che ha reso felici loro; forse perché non abbiamo incontrato ancora la persona giusta, questo è ciò che ci sentiamo ripetere di sovente, o forse perché non siamo ancora sufficientemente maturi da sentire l’impulso di porre fine al nostro perpetuo movimento.

Eppure abbiamo tentato in diverse occasioni e a fasi alterne, di interagire a livello adulto e stabile con qualcuno che aveva acceso le nostre emozioni al punto di desiderare compiere quel passo di crescita in virtù del quale avremmo potuto, anche noi, mettere fine alla corsa verso il raggiungimento di un obiettivo che ancora non avevamo chiaro, quella serenità che ci avrebbe permesso di fermarci, mettere radici e arrestare la nostra ricerca, quella sensazione di cui tutti ci parlano senza però averla mai realmente conosciuta. Tuttavia dopo un determinato periodo di tempo durante il quale ci siamo sinceramente sentiti appagati dalla staticità del vivere l’equilibrio emozionale, cominciamo a sentire il bisogno di ricominciare a muoverci, a spostarci, a liberare le nostre energie in modo diverso perché quello stare fermi tutto sommato ci sta stretto. E non si tratta di sentire il bisogno di rapportarci con un’altra persona, non è quello il punto, bensì di non essere in grado di restare all’interno di un rapporto di tipo tradizionale in cui sentiamo di non avere la possibilità di dare sfogo a quell’energia vitale, a quella dinamicità che abbiamo compreso far parte del nostro essere e a cui tutto sommato non vorremmo dover rinunciare. Perché la amiamo, perché gli spostamenti e la scoperta ci affascinano e ci forniscono quella linfa vitale di cui abbiamo bisogno per sentirci bene nella nostra pelle… e così torniamo a preferire la solitudine emotiva se stare con qualcuno deve significare stare fermi e immobili all’interno di giornate sempre uguali a se stesse.

Poi all’improvviso, mentre stiamo percorrendo in solitudine il nostro cammino irrequieto, incontriamo qualcuno di molto simile a noi, qualcuno che pur sentendo la necessità di condividere la vita e la strada insieme a una persona diversa da sé, non concepisce la realizzazione emotiva e sentimentale in maniera statica, comoda, bensì ha bisogno di quella stessa dinamicità che avvertiamo noi che a quel punto è evoluta e non è più irrequietezza, né tanto meno bisogno di instabilità, si è trasformata in armonica accettazione di un approccio relazionale meno tradizionale eppure non meno importante, intenso e stabile di qualsiasi altro. Disequilibrati insieme a quella persona, troveremo il nostro duraturo e stabile equilibrio.

 

 

Marta Lock