La convinzione che le cose non cambino… viene puntualmente smentita ogni volta che arriva qualcuno convinto che possano cambiare… e inizia a farlo…
Molto spesso la nostra età adulta si concretizza all’interno di convenzioni e di limiti che accettiamo dalla società, dalle radici familiari in cui siamo cresciuti, così come dall’ambiente costituito dalle persone che ci circondano e che in qualche modo si preoccupano per noi, vogliono il nostro bene e la nostra felicità, cercando per questo di evitarci le delusioni e le sofferenze. Dunque, accompagnati da queste certezze che in fondo hanno costituito la base fondante della nostra crescita così come della nostra ricerca della realizzazione personale e professionale, ci assestiamo all’interno di una zona possibile, convinti che in quel limite tracciato non tanto da noi, quanto da chi ha più esperienza ed è pertanto considerato più saggio, rientri tutto il ventaglio di opportunità che ci è concesso cogliere per raggiungere ciò che desideriamo. Tutto il resto appartiene al mondo del relativo, quello che ci abituiamo a osservare quasi con scetticismo poiché piuttosto irrealizzabile, quello che crediamo fermamente non possa mai concretizzarsi perché troppo complicato, troppo ostacolato dalla realtà oggettiva, troppo irrealizzabile anche se bello da immaginare. Malgrado non siamo mai state persone pessimiste e men che meno disfattiste, non possiamo non basarci sulle esperienze di chi ci sta intorno, sulle deduzioni di chi ha saputo costruire lentamente il proprio appagante percorso senza uscire dai binari di certezze che delimitavano il possibile dall’improbabile, perché in fondo nessuno mai è riuscito a deragliare da quel percorso senza incorrere in un fallimento o in una profonda disillusione.
L’assestarci all’interno delle convenzioni e della convinzione che niente possa mai essere diverso da come è stato delineato e stabilito da tutti coloro i quali hanno effettuato i loro percorsi prima di noi, che hanno riflettuto e convenuto che sarebbe stato troppo complesso e a rischio di sconfitta andare a sovvertire un ordine prestabilito, modificare un assetto che tutto sommato sembra essere il migliore possibile, ci induce a desistere da ogni idea di possibile modificazione, da ogni tentativo immaginato di costruire un assetto differente, con nuove possibilità. Perché in fondo la temerarietà di credere che cambiare le cose sia possibile comporta il rischio di perdere e dunque preferiamo non esporci e continuare a proseguire su quel binario sicuro, senza grandi propulsioni in avanti ma anche senza scossoni; ci abituiamo a rientrare nel nostro guscio di certezze incrollabili, di sicurezze che tutto sommato ci rendono sereni perché ci mettono al riparo dalla sofferenza del fallimento. Eppure quell’idea che abbiamo abbandonato sembra restare latente dentro di noi, continua a galleggiare tra la ragione e l’immaginazione come se non volesse andarsene, come se malgrado la scelta di non crederla possibile lei desiderasse costituire una possibilità, un’opzione che somiglia più a un sogno.
Perché decidiamo di lasciarci frenare dai limiti imposti dall’ambiente che ci circonda, dalla società o da chi ci sta vicino e crede di fare il nostro bene?
Come mai ci siamo lasciati convincere che non sia produttivo cercare di cambiare o di sovvertire un ordine preesistente, inducendoci ad abbandonare ogni proposito di poter dare una svolta diversa alla nostra vita e alla realtà?
Malgrado le nostre convinzioni e la nostra evidente rassegnazione che ci siamo abituati a considerare saggezza, può capitarci di imbatterci in qualcuno che ha sempre preferito vivere e pensare al di fuori delle regole e degli schemi che hanno caratterizzato la nostra vita, qualcuno di talmente abituato alla libertà di pensiero e di azione da non aver mai compiuto le riflessioni che hanno fermato noi, e dunque ingenuamente e semplicemente incline a credere che tutto sia possibile, che ogni cosa sia modificabile e ogni certezza sia controvertibile se esiste la volontà e la determinazione ad agire per conseguire l’obiettivo, certo che attraverso la positività e l’entusiasmo i risultati arrivino a dispetto di tutto ciò che sembrerebbe essere un ostacolo. Quel qualcuno non si lascia fermare, né ascolta i consigli basati sull’esperienza degli altri, che sono appunto altri e pertanto diversi da lui anche nell’approccio alla vita, semplicemente pensa e agisce secondo ciò che la sua spontaneità lo spinge a fare, trasformando, davanti ai nostri occhi increduli, l’impossibile in possibile, cambiando ciò che non avevamo creduto potesse mai essere cambiato, e realizzando qualcosa di nuovo laddove nessuno pensava avrebbe potuto esservi.
Quel qualcuno è un folle, un irresponsabile, un incosciente, agli occhi dei saggi e dei convenzionali, ma un idealista sognatore agli occhi di chi sa ammettere di aver assistito a qualcosa di straordinario che nessuno aveva avuto il coraggio di pensare.
Marta Lock