Lo faccio per te

Quando qualcuno è convinto di sapere cosa è meglio per noi…dovrebbe domandarsi o domandarci…se corrisponde a ciò che noi crediamo lo sia…

A quanto di noi è capitato di subire una decisione presa, apparentemente, per il nostro bene?

Quante volte abbiamo ascoltato stupiti il nostro interlocutore elencare una serie infinita di motivazioni che lo spingevano a staccarsi per non farci del male?

E quanto spesso, con gli occhi sgranati, abbiamo pensato che forse lo stava dicendo perché davvero convinto di non volerci ferire?

Molte volte abbiamo preso atto che forse la persona che avevamo di fronte avesse davvero compreso l’impossibilità di poterci dare ciò di cui era convinta avessimo bisogno non sentendosi capace di farlo, perciò quella posizione di allontanamento serviva a tutelarci portandoci persino a ringraziare silenziosamente chi dimostrava tanto riguardo nei confronti dei nostri sentimenti e desideri. Addirittura in alcune occasioni abbiamo assistito a un mea culpa del protagonista del monologo, sull’incapacità di poter soddisfare le esigenze emotive di chiunque e sulla consapevolezza delle proprie lacune sentimentali che potevano provocare danni agli altri.

Alcuni di questi soggetti attribuiscono l’impossibilità di essere presenti a impedimenti professionali e lavorativi, altri all’incapacità di mettersi in gioco a causa di deludenti e segnanti esperienze emotive precedenti che li portano a decidere per gli altri che è sicuramente meglio non avere a che fare con loro o non investire tempo e sentimenti che poi si rivelerebbero sicuramente buttati al vento. E noi restiamo lì, un po’ inebetiti un po’ grati, a riflettere su quanto forse sia giusto ciò che stanno esponendo e quanto rispetto dimostrino nei confronti di chi sarebbe stato pronto a mettersi in gioco nonostante le difficoltà, rischiando così di farsi del male.

Una volta che riusciamo però a riprendere il controllo della nostra razionalità e ci rendiamo conto che probabilmente ciò che ci è stato negato nostro malgrado, non corrisponde affatto a ciò di cui volevamo fare a meno nonostante le possibili difficoltà e i sicuri ostacoli, ci ritroviamo con il fastidio di aver subito una decisione che noi non volevamo prendere e che magari non era neanche la migliore per noi.

Come può qualcuno prendersi il diritto di poter decidere e scegliere cosa è meglio per noi?

Perché a volte le persone sono convinte di sapere cosa vogliono gli altri basandosi solo e unicamente sulla propria analisi senza chiedersi chi è e cosa vuole davvero la persona che hanno di fronte?

Per quale motivo piuttosto non dimostrano il coraggio di ammettere che la scelta che fanno è unicamente per se stessi?

Spesso questa tipologia di persone si nasconde dietro un’ipotetica generosità e un altruista riguardo nei confronti degli altri perché completamente incapace di confrontarsi con le proprie lacune e, soprattutto, con l’assoluta mancanza di coraggio nell’esprimere il proprio punto di vista o desiderio che li costringerebbe ad ammettere che in realtà è a loro che non va di portare avanti una situazione, non perché non ne siano capaci quanto perché non la ritengono abbastanza coinvolgente o importante per farli desiderare di proseguirla. In realtà non hanno assolutamente tenuto in minima considerazione i nostri desideri, la nostra volontà, non si sono domandati quali erano le nostre esigenze e quali le situazioni che non avremmo potuto sostenere, quanto era nostra volontà affrontare, perché coscienti di poterlo fare, e quanto invece sapevamo di non poter accettare. Si sono semplicemente nascosti dietro la scusa della generosità e della premura per non confessare la loro mancanza di sincerità e schiettezza nell’ammettere che non erano interessati a proseguire o iniziare un percorso al nostro fianco.

Nella realtà delle cose, nell’intensità dei sentimenti, nella tempesta delle emozioni le persone non rinunciano a qualcosa per tutelare un altro, vivono e combattono con le unghie e con i denti finché possono, come faremmo noi se ci fosse consentito, dribblando gli ostacoli, abbattendo muri e appianando le distanze.

Perché nessuno può sapere, indovinare o supporre ciò che è meglio per noi tranne noi…

 

Marta Lock