Mettiti comodo

Il momento in cui arriva tutto… coincide spesso con quello nel quale… avevamo deciso di smettere di aspettarlo…

Esistono dei percorsi durante i quali apprendiamo a rientrare all’interno dello schema di un possibile, di un limite che ci siamo dati perché le esperienze fatte ci hanno indotti a capire che spesso le cose che avevamo programmato, gli obiettivi che ci eravamo imposti di raggiungere, hanno incontrato ostacoli e blocchi davanti ai quali, malgrado il nostro desiderio di realizzare quei progetti o di aspettare l’evento che avevamo sperato sopraggiungesse, non abbiamo potuto fare altro che arretrare e arrenderci all’evidenza di non riuscire a raggiungere la nostra meta. Allora cominciamo ad avere un atteggiamento più attento ai segnali, proprio perché non vogliamo più impiegare energie e alimentare sogni che sono troppo lontani, troppo distanti dalla realtà che possiamo concretizzare; preferiamo ridimensionare le aspettative nella convinzione che sia quella la chiave per essere felici e sentirci appagati, perché in fondo qualcosa di più semplice da ottenere è più alla nostra portata, non ci provocherà frustrazioni e disillusioni. Di conseguenza quella del rinchiudersi dentro aspettative alla nostra portata è la scelta migliore… almeno così appare a una prima analisi.

Tutto sommato quel nuovo aspetto della nostra vita è rasserenante, rassicurante, proprio in virtù del muoverci su un terreno conosciuto, in una zona di comfort che sappiamo non ci metterà mai a rischio di delusioni, non sarà mai motivo di inquietudine e di irrequietezza, permettendoci di raggiungere quell’equilibrio, quella stabilità che avevamo sempre desiderato raggiungere nella nostra fase adulta, anche se questo ha comportato la rinuncia a quei sogni che abbiamo compreso non sarebbero mai arrivati a soddisfare la nostra ambizione, il nostro desiderio e il coraggio di chiedere qualcosa di più difficile da conseguire. Nonostante il pensiero latente riemerga, perché in fondo decidere razionalmente e consapevolmente di rinunciare a credere che qualcosa di simile al progetto o all’aspirazione precedente non impedisce all’emotività di continuare a rimuginare su ciò che non fa parte della nostra realtà, continuiamo ostinatamente a restare attaccati alla convinzione di aver avuto il meglio a cui potessimo aspirare, considerando che per la maggior parte del tempo ci sentiamo abbastanza felici.

Abbastanza felici?

Perché accettiamo di dare un fermo ai nostri desideri?

Come mai decidiamo di rinunciare completamente all’opzione di poter invece prima o poi veder sopraggiungere quel tutto che elettrizzava la nostra emotività prima di decidere che la mente avrebbe dovuto avere il sopravvento?

In quale momento, e a causa di quale sciocco autolimite, abbiamo deciso che ciò che vogliamo davvero non sia destinato a far parte della nostra vita?

Tutto ciò che abbiamo deciso sarebbe stato sufficiente per sentirci appagati non è altro che uno spazio costruito intorno a noi, rassicurante, per alcuni versi soddisfacente, ma non ci ha permesso di tendere ancora verso quell’impossibile che seppur vero che in passato ci ha fatti sentire inappagati, ci ha messi al riparo dalla frustrazione di attendere troppo a lungo qualcosa che forse non si sarebbe mai realizzato, in realtà però appartiene alla nostra natura desiderare. E poi un giorno ci svegliamo, o usciamo di casa come facciamo sempre, oppure per qualche strano disegno del destino affrontiamo un piccolo cambiamento della nostra abitudine, e ci troviamo faccia a faccia con quel desiderio, quel sogno, quella chimera a cui avevamo smesso di credere mentre in realtà è lì, davanti a noi, quasi come se avesse solo atteso il momento giusto per entrare nella nostra esistenza.

In quel frangente tutta la memoria delle disillusioni, dell’insoddisfazione, del senso di sconfitta a seguito del quale ci eravamo successivamente rassegnati e accomodati dentro la zona sicura che ci avrebbe protetti da tutto, viene spazzata via dall’esaltazione e dall’incredulità di aver realizzato il sogno quasi senza far nulla affinché ciò avvenisse, forse perché prima lo avevamo tanto desiderato o forse semplicemente perché quello in cui è sopraggiunto è il momento più giusto, quello in cui la felicità di riceverlo è più forte a causa della convinzione che non sarebbe ma arrivato. E così, finalmente, entriamo anche noi nelle fila di quegli irriducibili che credono che tutto sia possibile.

 

 

Marta Lock