La direzione giusta spesso è quella più complicata… eppure è l’unica verso cui non riusciamo a impedirci di andare… tutto il resto è paura…
In alcune fasi il nostro cammino evolutivo si è recentemente lasciato alle spalle un periodo complesso, fatto di momenti cruciali in cui ci siamo trovati davanti a un giro di boa inevitabile, anche se avevamo tentato con ogni mezzo di scongiurare il precipitare degli eventi. Ciò che è accaduto ha provocato, nostro malgrado, una rottura dolorosa per tutte le parti coinvolte e noi, che ci piaccia o no, non abbiamo potuto fare a meno di essercene sentiti responsabili. Certo, esistono eventi che sono necessari a condurci verso una consapevolezza superiore e che precipitano velocemente proprio per metterci di fronte a un cambiamento necessario che, forse chissà, in un momento successivo sarebbe stato persino peggiore, più penoso e intricato di quello che invece abbiamo dovuto affrontare. Dunque molto spesso, nonostante la sensazione sia stata di essere catapultati in una dimensione cupa, piena di sensi di colpa e di timori di aver commesso un enorme errore, a posteriori, quando ci siamo ripresi dal terremoto emotivo che è derivato da quel giro di boa, abbiamo realizzato che invece il nostro si è rivelato un enorme passo in avanti.
Nel momento in cui abbiamo compiuto quel passo, sebbene abbiamo avuto la netta sensazione che le circostanze abbiano quasi deciso per noi, ci siamo trovati faccia a faccia con una consapevolezza che fino a qualche secondo prima non avevamo, e cioè che la situazione che stavamo vivendo era giunta al suo termine; spesso preferiamo non guardare l’evidenza perché il farlo ci costringerebbe a prendere atto di dover prendere una decisione che non sempre siamo pronti a prendere. Dunque andiamo avanti per una strada che non è più la nostra rimandando la fase della presa di coscienza di capire che quel qualcosa che ci manca, e che razionalmente guardiamo nell’ottica globale di tutto ciò che invece abbiamo, è esattamente il motivo che provocherà quell’evento, quella rottura imprevista che costituirà un punto di non ritorno. Nella fase successiva scegliamo di fare i nostri passi più lentamente, di procedere con maggiore cautela e valutare tutto ciò che ci si presenta con un accresciuto equilibrio che, nella nostra intenzione, ci impedirà di trovarci ancora una volta in una contingenza simile a quella che ci siamo lasciati alle spalle.
Poi un giorno all’improvviso, il dispettoso fato che sembra voler continuare a prendersi gioco delle nostre debolezze, ci mette di nuovo di fronte a una scelta, a un’opzione che non immaginavamo di poter incontrare perché eravamo certi di ciò che avevamo voluto nella nostra vita, e tutto viene rimesso in discussione. Questa volta però resistiamo, non vogliamo cedere, perché la paura di compiere il medesimo errore di tanto tempo prima sembra bloccarci, sembra volerci riportare alla memoria tutti i fotogrammi di una vicenda che ha fatto soffrire gli altri ma anche noi. Eppure c’è qualcosa in quella inattesa opzione che ci impedisce di trattenerci, andarle incontro sembra essere inevitabile, le sensazioni che ci avvolgono sono forti, travolgenti, coinvolgenti pur avendola tenuta a distanza.
Perché periodicamente ci troviamo davanti a questo tipo di situazioni?
Come mai, pur essendo certi della scelta compiuta, giunge qualcosa che in un attimo ci fa dubitare di essere sulla nostra strada, quella definitiva?
Non è forse vero che ogni cosa che accade è necessaria per farci comprendere qualcosa che diversamente ci resterebbe oscura?
Ognuno di noi ha un percorso, e per ognuno di noi esiste un personale modo di comprendere esigenze e necessità che avevamo messo a tacere; ecco perché sembra che le cose accadano sempre nel medesimo modo, perché forse è l’unico che siamo in grado di capire, attraverso cui riusciamo a prendere coscienza, l’unico che chi apre gli occhi in un modo inequivocabilmente chiaro. Quindi andare verso la direzione indicata dal destino, seppure consapevoli che potrà generare la stessa serie di complicazioni del percorso precedente, diventa l’unica strada che possiamo intraprendere, se davvero abbiamo il coraggio di conoscere noi stessi e di prendere la decisione migliore. L’alternativa è perdere quel treno che ci è passato davanti, perché è razionalmente più giusto restare fermi, ritrovandoci a domandarci cosa sarebbe invece successo se avessimo vinto la paura e trovato il coraggio di salire.
Marta Lock