Ombre cinesi

Esiste una parte di noi che a volte sacrifichiamo… nella convinzione che la rinuncia ci renda migliori… impedendoci così di essere serenamente noi…

A un certo punto della nostra vita scatta un meccanismo davvero strano, che solo qualche tempo prima mai e poi mai avremmo preso in considerazione. Dopo una serie di esami di coscienza, di guardare in fondo a ogni questione nella quale siamo passati, dopo una moltitudine di domande senza risposte e di risposte senza apparenti domande, dopo aver gridato a voce alta chi eravamo e chi volevamo assolutamente continuare a essere, ci troviamo improvvisamente a decidere di mettere in secondo piano una parte di noi, quella forse più ingestibile, quella che crediamo ci abbia causato maggiori problemi, quella che costituisce un angolo che ci siamo convinti di dover smussare.

Oppure possiamo aver compiuto una rinuncia al nostro lato impulsivo, selvaggio o irruento, all’inizio del nostro cammino di maturazione, quello in cui abbiamo seguito le regole imposte dall’esterno e ci siamo uniformati a ciò che gli altri si aspettavano da noi, salvo poi sentire dentro una tardiva spinta verso ciò a cui abbiamo rinunciato, al nostro lato ombra, quello che pensavamo non fosse giusto manifestare o non ritenevamo sarebbe stato accettato. In entrambi i casi abbiamo soffocato, o scegliamo di soffocare, una parte di noi, quella che ci rende persone complete non secondo le regole che qualcun altro vorrebbe darci bensì secondo la nostra natura, il nostro naturale modo di essere; mettendo a tacere un lato di noi rinunciamo consapevolmente ad accettarci nella nostra interezza, quasi rinnegando ciò che invece non può prescindere da noi.

Ora, se apparteniamo alla seconda categoria va da sé sentire l’impulso di recuperare il tempo perduto dando sfogo a quelle esigenze che avevamo finto di non ascoltare in nome di un sacrificio che noi e solo noi ci eravamo imposti di compiere, dimenticando che nell’esistenza esiste sempre una scelta, un’opzione, e che noi ne siamo gli autori, nessun altro, anche se ci piace di più di averlo fatto per qualcuno di importante in quel momento. Se invece rientriamo nella prima tipologia, siamo arrivati all’ombra per deduzione, ritenendo che, dopo gli errori compiuti e le persone che sono entrate e uscite dalla nostra vita, non sia più possibile avere tutto come avevamo sempre pensato e sostenuto, che diventa necessario scendere a compromesso con noi stessi, quello che mai avremmo accettato tempo prima, e rinunciare a qualcosa per qualcos’altro.

È vero?

Siamo davvero obbligati a scegliere tra noi e ciò che desideriamo?

Perché a un certo punto, dopo aver tanto aspettato e resistito, molliamo la spugna e ci auto convinciamo di dover mettere nell’ombra una parte di noi?

E ancora, chi ci assicura che ciò a cui rinunciamo ci renda persone migliori?

Non è forse vero che nascondere qualcosa equivale solo a non dare la possibilità, a chi ci sta accanto, di vederci per come siamo e scegliere se accogliere tutto il nostro essere o se lasciarci andare verso qualcuno che potrà apprezzarci per intero?

Crescendo ci raccontiamo che non è più il momento di rincorrere un ideale, che se finora non abbiamo trovato ciò che cercavamo dobbiamo ridurre le aspettative oppure adeguarci a ciò che pensiamo di poter avere, e se questo comporta il sacrificio della parte idealista di noi, quella che ha sempre creduto di ottenere ciò che desideravamo, beh pazienza, in fondo siamo diventati abbastanza grandi ed equilibrati da rinunciare al sogno e tuffarci nella realtà. Eppure abbiamo davanti a noi l’esempio degli altri, quelli che hanno messo a tacere una parte di luce in passato e che ora non possono fare a meno di viverla con tutta l’intensità che scaturisce da un lungo silenzio; eppure sappiamo di aver atteso tanto a lungo per poi scendere a quel compromesso che mai avevamo voluto accettare.

Qual è dunque la cosa giusta?

Siamo davvero convinti che guardando oltre riusciremo a dimenticare quell’ombra che sempre ci seguirà?

La realtà è che non possiamo decidere a priori cosa sia meglio fare; la vita, i percorsi, le esperienze e la singola indole di ognuno modificano, come in un prisma, i punti di vista, le sfaccettature, i come e i perché. Così come ogni incontro, ogni persona sul nostro cammino ci genera azioni e reazioni che davanti alle precedenti avevamo vissuto in modo diverso, subite o fastidiose e spesso rifiutate, dunque a volte le rinunce sono assolutamente facili se ciò che avremo in cambio è immensamente superiore.

E a quel punto, pur rinunciando a qualcosa, sapremo di essere stati fedeli a noi stessi, rivelando anche quell’ombra necessaria all’altro per guardare la nostra essenza e scegliere di accogliere tutto.

 

Marta Lock