Proprio dietro l’angolo

Ogni angolo di vita scopre scorci nuovi e inaspettati… ogni scorcio trasforma la visione della vita… che fino a quel momento abbiamo avuto…

In quante occasioni abbiamo pensato di aver raggiunto la maturità?

Quante di queste volte ci siamo detti che ormai niente avrebbe potuto sorprenderci o farci cambiare opinione su cose che diamo per certo siano dei punti fermi?

Come mai allora ogni volta siamo costretti ad ammettere di trovarci di fronte a qualcosa che ha, inevitabilmente, il potere di farci vedere le cose da un punto di vista completamente diverso dal precedente?

Perché alcuni di noi si oppongono e resistono alle trasformazioni e a nuove prospettive, confondendo il cambiamento con una mancanza di coerenza?

Pensare di essere sempre uguali, di correre su un binario diritto, senza curve e senza scambi, è per molti di noi rassicurante, perché non ci costringe ad affrontare destabilizzazioni o rischio di discese e salite che ci farebbero impiegare energie non previste. Energie che toglierebbero tempo e spazio a ciò che abbiamo accuratamente e razionalmente pianificato, stabilito, ciò insomma a cui siamo convinti di non voler rinunciare. Addirittura qualcuno rifugge il cambiamento, l’inaspettato, come la cosa peggiore che gli possa capitare, come un’eventualità da evitare in modo assoluto, e resiste, impavido, a qualunque opzione che lo porti fuori dalla sua zona di sicurezza.

Tuttavia la vita ci pone continuamente davanti a piccoli e grandi cambiamenti, o a persone che anche con un breve e fugace passaggio nella nostra esistenza riescono a lasciare in noi un dubbio che vi sia qualcos’altro oltre ciò che è stabilito, deciso, razionalmente scelto; davanti agli incontri con queste persone o episodi è impossibile non ammettere che, anche se inizialmente impercettibile, una modificazione nel punto di vista, nel modo di osservazione, vi sia stato, e prima o poi con questo dobbiamo farci i conti. Soprattutto spesso quella piccola variazione ne genera a catena altre che hanno il potere di modificare una realtà che, pur essendo convinti fosse la migliore, probabilmente aveva fatto il suo corso e ora andava rivista, variata o decisamente sostituita con qualcosa di diverso.

A volte può essere un viaggio che nasconde in sé un’energia diversa rispetto a tutti i precedenti, un luogo che, pur avendo visto molte altre volte, in quel determinato momento, forse quello in cui siamo più o meno consciamente pronti al cambiamento, ci svela ciò che avevamo bisogno di capire, pur senza saperlo. Altre invece un incontro casuale con qualcuno che colpisce la nostra attenzione in modo forte, si rivela una conferma a dubbi e insoddisfazioni che da tempo erano latenti in noi e che non avevamo ancora potuto, o voluto, lasciar affiorare alla coscienza. E poi ci sono invece tutti quei piccoli episodi che normalmente a malapena notiamo ma che, in una fase particolare, risaltano davanti ai nostri occhi come se avessero un faro puntato che li mette in evidenza.

Dunque siamo sempre sottoposti a sollecitazioni che spostano continuamente il nostro punto di osservazione, che propongono deviazioni, che svelano verità o lati di noi stessi che non conosciamo, che addirittura in alcuni casi, o a quelli di noi più malleabili al cambiamento tanto temuto da altri, divengono dei chiari messaggi necessari a riflettere sul percorso che abbiamo intrapreso, sulle scelte che abbiamo compiuto e sulle persone che ci sono accanto. Irrigidirci barricandoci dietro il velo della coerenza, della rigidità, dell’assolutismo, rischia di lastricare il nostro percorso di pentimenti e di rimpianti per scelte a cui abbiamo rinunciato in nome di una forza che alla fine è debolezza, di un’inflessibilità che alla fine è ottusità, di una resistenza al corso normale della vita che alla fine ci porta verso l’infelicità, che siamo o meno capaci di ammetterlo.

Invece la capacità di riflettere e accettare sguardi e punti di vista differenti, se da un lato sottolinea la nostra umana imperfezione, dall’altro ci permette di evolvere, crescere, migliorare noi stessi, accettare l’errore come una fase dell’esistenza, come un punto da cui ripartire con maggiore consapevolezza, oppure semplicemente ci induce a comprendere che una decisione presa in passato non era un errore bensì solo ciò che volevamo prima e che poi può non essere più adeguata a renderci felici, a farci sentire ancora bene. Ci porta ad accettare il cambiamento non come una sconfitta, una debolezza, un’incoerenza, piuttosto diventa un momento di grande coraggio e consapevolezza, un’opportunità per scegliere ciò verso cui naturalmente tendiamo adesso, ciò che emotivamente, e non più razionalmente o rigidamente, ci porterà a essere di nuovo felici e appagati, ancora e ancora.

Marta Lock