E poi realizziamo che tutto ciò che aspettavamo… era di cadere di nuovo dentro quella magia… a cui avevamo ormai smesso di pensare…
Il cammino alla scoperta delle nostre emozioni a volte ci conduce a scontrarci con una realtà differente da quella sognata o, per meglio dire, lontana da quella verso cui sarebbe andata la nostra naturale inclinazione se non ci fossimo scontrati con circostanze ed eventi meno ideali rispetto a quelli che avremmo voluto incontrare nel nostro cammino. Durante quelle situazioni che si susseguono dandoci la sensazione di essere su un’altalena costante tra emozioni positive e altre meno piacevoli, apprendiamo lentamente a trovare un equilibrio nuovo tra un’adulta concretezza e la speranza silenziosa che quei desideri trovino la strada per trasformarsi in realtà.
La disillusione che deriva dalle esperienze che continuano a susseguirsi spinge la nostra interiorità a confrontarsi con l’apparentemente innegabile presa di coscienza che forse ciò che avevamo immaginato fosse troppo astratto e teorico per essere riscontrato nella vita quotidiana, perciò cominciamo a ridimensionare le nostre aspettative raccontandoci che non è possibile continuare a vivere nell’illusione che prima o poi quel sogno emotivo si realizzerà. A quel punto non ci resta che indossare un abito diverso, quello del pragmatismo, del realismo che ci conduce verso scelte meno istintive, più razionali e orientate a darci la stabilità e le certezze che, aspettando l’ideale verso cui tanto tendevamo, non avevamo mai raggiunto prima. Malgrado il nostro atteggiamento di tipo pratico le esperienze che viviamo non sembrano riuscire ad avere un epilogo differente da quello previsto lasciandoci in bocca il sapore amaro della sconfitta, del non essere in grado di costruire ciò di cui sappiamo di avere bisogno.
A quel punto decidiamo di rinunciare ad aspettare che il benessere interiore sopraggiunga da qualcosa o da qualcuno che siano esterni a noi, comprendiamo di dover costruire un equilibrio indipendente attraverso il quale non dovremmo più trovarci nella condizione di ricominciare, dopo la fine di ogni storia, a riedificare un’esistenza in cui dobbiamo camminare da soli; quella nuova consapevolezza ci induce a essere scettici nei confronti della possibilità e dell’opzione che quel genere di condivisione e di felicità a due che avevamo tanto sperato arrivasse, possa far parte della nostra vita. E soprattutto ci allontana in maniera drastica dall’ingenuo sogno giovanile di attendere il batticuore, l’ideale, la magia che solo in quel periodo potevamo credere potesse essere reale, arrivando persino a farci dire, con convinzione, di non essere assolutamente interessati né predisposti a quel tipo di emozione irreale.
Perché giungiamo alla conclusione che un’emozione intensa e travolgente non sia destinata a noi solo perché non è ancora sopraggiunta nella nostra vita?
Come mai abbiamo relegato le nostre speranze dentro una coltre di disincanto deridendo noi stessi per aver potuto credere che l’ideale potesse trasformarsi in reale?
In quale momento abbiamo lasciato che la disillusione prendesse il sopravvento sulle nostre speranze e sull’apertura verso la possibilità che tutto possa succedere?
A seguito di questa lunga fase di riflessioni, di mortificazione del nostro lato più romantico, più fiducioso e idealista, un giorno in cui siamo distratti dal nostro percorso professionale, o esistenziale, può capitarci di sollevare lo sguardo e incrociare quello di un qualcuno in cui ci perdiamo e ci ritroviamo, qualcuno con cui si libera immediatamente e forse anche inconsapevolmente quell’incanto irrazionale che ci permette di effettuare un salto indietro nel tempo, a quel periodo in cui non avevamo messo da parte il sogno e in cui il cuore palpitava sicuro che l’unico individuo in grado di farci sentire come se stessimo camminando a un metro da terra, sarebbe arrivato a prenderci. Davanti a quel qualcuno la nostra interiorità ormai adulta ritrova il sogno giovanile, comprende di trovarsi di fronte a quell’alchimia che per molto, troppo tempo, aveva creduto non esistesse e ammette che in fondo non aveva mai smesso di aspettarla quella magia capace di cambiare tutto.
E così non possiamo fare altro che accogliere quella nuova dimensione emotiva e lasciarci andare a quella magia che è piombata all’improvviso nella nostra vita.
Marta Lock