Se ti guardi indietro

Rimpianto

Non esisterà mai rimpianto peggiore… del pensare a quella cosa che avremmo voluto fare o dire ma dalla quale abbiamo desistito… per mancanza di coraggio o per paura della risposta…

Nel momento in cui affrontiamo le difficoltà, gli ostacoli e le vicissitudini che inevitabilmente fanno parte della nostra esistenza, ci troviamo a dover prendere delle decisioni scomode perché poco affini all’intenzione iniziale; questo tipo di scelte dipende dalle fasi che stiamo attraversando, della forza delle opposizioni che ci troviamo davanti o dalla mancanza di determinazione nel perseguire gli obiettivi malgrado tutto, rinunciando perciò a quell’azione o a quelle parole che avrebbero potuto determinare un’evoluzione completamente differente. In quella fase tuttavia non riusciamo a concepire un’altra decisione se non quella presa, perché tutto sommato eravamo convinti che assumere una posizione più ferma, avanzare eccessive richieste o essere troppo propositivi, ci avrebbe esposti al rischio di fallire, di ricevere risposte negative che non eravamo in grado di accettare.

E se invece non fosse così?

Se scegliendo il coraggio avremmo invece ottenuto ciò che volevamo e che avevamo paura di sperare?

Per quale motivo preferiamo rinunciare rischiando di tornare con il pensiero all’episodio in cui ci è mancata la temerarietà per rimuginare su come sarebbe stato se ci fossimo comportati in maniera diversa?

È giusto vivere di rimpianti per ciò che non abbiamo saputo dire o fare?

Esistono tratti del percorso esistenziale durante i quali siamo talmente timorosi di sbagliare, così immobilizzati dalle insicurezze e dalla mancanza di fiducia in noi stessi, da lasciarci frenare andando contro quello che sarebbe il nostro istinto naturale, o quello che era stato prima che i precedenti errori ci inducessero ad avere un rapporto conflittuale con il coraggio a cui abbiamo attribuito la caratteristica di irrazionale impulsività. Perché quando lo abbiamo messo in campo abbiamo commesso degli errori, perché il rifiuto, la sconfitta, hanno bruciato a lungo inducendoci a non ascoltare la tentazione dell’audacia che ci aveva condotti verso una strada che non era la migliore per noi. L’autodifesa più naturale e spontanea è quella di tenere a bada l’istinto e meditare ogni passo, ogni risposta, ogni iniziativa da intraprendere, attraverso la ragione la quale però troppo spesso si trasforma in limite, in gabbia da cui non riusciamo più a uscire perché i freni che ci pone diventano di giorno in giorno più incisivi.

Fino al momento in cui ci troviamo a guardarci indietro, a fare il punto della situazione, a pensare a tutte le opportunità che abbiamo perso a causa di quei freni che hanno inibito il coraggio; a quel punto non possiamo fare a meno di domandarci se sia valsa la pena rinunciare all’unica possibilità che avevamo di poter compiere delle azioni in grado di cambiare completamente la prospettiva, di metterci sulla strada giusta per andare verso quell’occasione, o quella persona, che avrebbero potuto essere importanti per la nostra esistenza. Sappiamo di non poter fare nulla per riavvolgere il nastro del tempo, sappiamo di non poter recuperare quel fotogramma perduto eppure c’è una voce sottile che ci induce a riflettere, a prendere atto dell’evidenza che forse quell’approccio troppo prudente e timoroso è stato l’altra faccia della medaglia del precedente, la presa di coscienza che anche quell’eccesso ha costituito un errore e che entrambi sono stati dei passi essenziali per indurci a crescere, a maturare e a comprendere l’importanza di trovare un equilibrio tra paralizzante cautela e irrefrenabile impulso, tra il lasciare che le opportunità scorrano davanti ai nostri occhi e la necessità di rischiare.

Quella consapevolezza si chiama maturità, e determinerà un inedito approccio, quello di chi non segue ciecamente l’istinto né la ragione bensì affina la capacità di valutare velocemente situazione per situazione e poi altrettanto rapidamente agire, se è il caso, senza aspettare che il momento passi e doversi di nuovo trovare nella nebbia del rimpianto.

 

 

Marta Lock