Se vuoi, puoi

La parte più difficile di chiudere qualcosa… è riuscire a dire basta… poi arriva il sollievo…

Quante volte ci siamo sentiti intrappolati in una situazione dalla quale pensavamo di non riuscire mai a uscire?

In quanti momenti avremmo voluto fuggire via lontani pur sentendoci completamente incapaci di fare anche un solo passo?

Perché è così difficile mettere la parola fine a ciò che non ci fa stare bene ma da cui per qualche strano motivo non riusciamo a staccarci?

Non sarà dipendenza emotiva e paura di non trovare mai più le stesse sensazioni che da un lato ci riempiono ma dall’altro non ci rendono felici?

A volte ci sembra davvero di essere imbrigliati in una tela di ragno da cui più tentiamo di staccarci più ci aggroviglia, come se contenesse uno strano collante che ci impedisce di saltare via; spesso questa tela è costituita dalle nostre aspettative, dal ricordo di un inizio che poi non si è sviluppato nel modo immaginato, dalla speranza che prima o poi qualcosa cambi perché in fondo sentiamo di aver molto da condividere se solo l’altro vincesse le proprie resistenze a lasciarsi andare, se si aprisse al dialogo e al confronto risolvendo molto più velocemente equivoci e malintesi, se ascoltasse di più invece di dare per scontate cose che non sono affatto come crede… se, se e ancora se.

La realtà però è ben diversa e dopo tante battaglie, dopo tante discussioni, dopo tante opposizioni giungiamo alla consapevolezza che tutti quei se sono troppi per essere trasformati in certezze e armonia relazionale dunque tentiamo una strada diversa, cerchiamo di far capire all’altro le cose assumendo i suoi stessi atteggiamenti e utilizzando gli stessi suoi modi di fare, certi che esprimerci con le stesse parole e gli stessi mezzi gli renda più facile la comprensione. Ma noi non siamo l’altro e, tutto sommato, modificarci non ci piace poi tanto perché come noi accettiamo lui altrettanto lui dovrebbe fare con noi e se ciò non avviene probabilmente è per una mancanza di volontà o di reale sentimento… eppure anche l’altro rimane fermo senza far nulla per avanzare o indietreggiare, lasciando la storia in un limbo indefinito fatto di chiusure e riaperture continue senza che nulla di fatto cambi.

E noi, caparbi, tentiamo ancora e ancora di salvare ciò che sappiamo già non è salvabile, aggrappandoci chissà perché a ciò che avrebbe potuto essere ma che, per qualche strana ragione, non è stato, nonostante le premesse fossero perfette, assolutamente corrispondenti alle aspettative a lungo sognate, nonostante fossimo convinti che l’altro rappresentasse la nostra perfetta metà, quella che avevamo sempre atteso senza mai vederla arrivare.

Perciò, arrivati al punto di non ritorno, quello in cui il positivo sembra inesorabilmente e irrimediabilmente sepolto dal negativo di una storia che non lo è più e che forse non lo è neanche mai stata davvero, dopo aver maturato con fatica e sofferenza dentro di noi l’irrevocabile decisione, decidiamo di mettere un punto definitivo all’elastico di emozioni e disillusioni degli ultimi tempi, di dire addio a quella persona a cui pensavamo di non saper rinunciare. E un momento dopo aver scelto di farlo ci sentiamo leggeri, sereni, liberati da un’oppressione che aveva appesantito il percorso fatto con lei, pronti a voltare definitivamente pagina e ricominciare a credere che non tutto debba andare in quel modo, che esistono modi diversi di relazionarsi, che nella realtà le cose sono molto più semplici di quanto crediamo debbano essere.

Dopo tanta difficoltà nel prendere la decisione, dopo aver ammesso a noi stessi di aver semplicemente creduto in qualcosa che non è andata come immaginavamo, senza frustrazioni né rimpianti né senso di sconfitta, dopo aver superato la difficile fase dell’effettuare una scelta definitiva, alziamo la testa, leggeri e sollevati, e ricominciamo a camminare con gli occhi aperti verso un futuro diverso.

 

Marta Lock