Le parole sono tasti di un pianoforte… che senza l’accompagnamento dei fatti… non compongono alcuna melodia…
Quante volte abbiamo creduto a parole che in quel momento avevamo bisogno di sentirci dire?
In quante occasioni ci siamo lasciati incantare dal suono melodioso di frasi che non ci erano state rivolte da troppo tempo?
Come mai in questi casi non aspettiamo prudentemente di vedere se le parole sono supportate dalle azioni?
È possibile che la nostra voglia di credere sovrasti la necessità di una concretezza fondamentale a completare il quadro?
In alcune particolari fasi della nostra esistenza, quelle magari che seguono la rottura di un rapporto faticoso, che ha lasciato dentro di noi profonde cicatrici, disillusioni, sfiducia e chiusura davanti alla possibilità di ricominciare da capo ad aprire il nostro cuore a qualcuno per il timore che prima o poi tutto diverrà di nuovo difficile, complicato, sfibrante, in quelle fasi dicevo ci sentiamo più forti per aver superato una situazione apparentemente insuperabile ma, al tempo stesso, più fragili perché siamo perfettamente consapevoli del senso di mancanza a cui abbiamo dovuto far fronte. Non ci siamo sentiti come avremmo voluto, in quella relazione, non abbiamo avuto tanto quanto abbiamo dato e, se è vero che il sentimento non andrebbe mai messo sul piatto di una bilancia, lo è altrettanto l’innegabile sensazione di non esserci sentiti completamente ricambiati.
Ecco, in questi particolari momenti in cui tutto è finito e in cui ci sentiamo pronti e col cuore libero per ricominciare a scrivere una nuova storia, può accadere di incontrare una persona, la persona, che ci conquista al primo sguardo, che in un solo istante riesce a farci sentire come nessun altro ci ha fatti mai sentire prima, che da subito ci dà spontaneamente tutto ciò che avevamo chiesto, senza mai riceverlo, al protagonista del passato più recente. Noi, increduli ma fiduciosi che tutto faccia parte di una meravigliosa e unica realtà, lasciamo che l’altro suoni i tasti del nostro pianoforte emotivo, ci racconti di sentimenti, di legame interiore, di ciò che può essere un futuro insieme; in modo stranamente veloce, per come siamo fatti noi, ci lasciamo andare ascoltando quel suono dolce che profuma di cose vere, sincere, profonde. Decidiamo di fidarci, perché sappiamo di aver meritato un incontro tanto straordinario dopo tanti rapporti sbagliati, faticosi, inadeguati alla nostra capacità di amare e di donarci.
Siamo talmente presi dal vortice di quella musica da dimenticarci di aspettare che quelle parole si trasformino in realtà, in fatti, in azioni, in dimostrazioni. La nostra debolezza nel prendere ciò di cui abbiamo avuto sempre bisogno, si manifesta con tutta la sua cieca forza e ci confonde spingendoci a ballare su quelle note senza pavimento che sono sufficienti a farci sentire bene e ad abbattere tutte le nostre barriere. Da bravi ottimisti ignoriamo quella sottile voce che suggerisce di essere prudenti, di aspettare un attimo e di capire davvero chi abbiamo davanti, perché sappiamo che il passato non deve influenzare la lettura del presente, che le persone sono diverse e che ciò che è stato non potrà mai ripetersi uguale in un tempo e in una situazione diversi.
Tuttavia arriva il momento in cui succede qualcosa di importante che ci mette davanti alla realtà, o al dubbio, che i fatti promessi non si stanno compiendo, che il suono di tutte quelle meravigliose parole forse era solo il canto ammaliatore di una sirena trasportato da un lontano vento, note scomposte di una melodia inesistente perché scritta senza l’accompagnamento fondamentale dei fatti.
E il suono di quel vento caldo e avvolgente diviene di colpo freddo scivolando via tanto velocemente quanto rapidamente e sorprendentemente era giunto a noi.
Marta Lock