E poi comprendiamo che ciò in cui davvero crediamo… non è una questione di testa… è una questione di emozione… tutto il resto è un passaggio…
Spesso nel perseguire gli obiettivi davvero importanti, quelli in cui abbiamo creduto con tutte le nostre forze, abbiamo impiegato tutta la nostra razionalità, la nostra strategia più sottile perché avevamo bisogno di conseguire il risultato, lo volevamo ed eravamo pronti a mettere in campo gli sforzi maggiori pur di realizzare il desiderio. Nel corso di queste battaglie abbiamo sviluppato convinzioni e certezze sia riguardo le nostre capacità e sia in merito alla solidità del percorso che abbiamo scelto di intraprendere, così come abbiamo appreso che la mente è in grado di guidarci verso la strada giusta, verso un cammino logico e razionale in virtù del quale siamo protetti dalla destabilizzazione emotiva, dalle paure, dalle insicurezze che invece subentrano nel momento in cui lasciamo che sia la parte emozionale a prevalere.
Dunque forti di questa certezza acquisita con l’esperienza, cominciamo a tenere più a bada le sensazioni che periodicamente provano a prendere il sopravvento e lasciamo che sempre più spesso sia la logica a prevalere, la ragione a condurci verso le scelte importanti, certi di conseguire il risultato come già accaduto molte altre volte; tuttavia inaspettatamente accade che il successivo obiettivo che ci eravamo imposti di raggiungere non ci ha dato quel senso di appagamento che ci aspettavamo di provare, oppure in realtà non sopraggiunge nella maniera prevista, lasciandoci così a riflettere sul perché le emozioni non sono neanche minimamente simili alle precedenti. Eppure la determinazione, l’impegno e il desiderio di conseguire il risultato sono stati i medesimi, così come l’importanza della meta che ci eravamo imposti di raggiungere, dunque quella sensazione di incompletezza, di parziale insoddisfazione malgrado siamo riusciti più o meno a trovarci dove volevamo essere, ci appare incomprensibile, quasi un fallimento malgrado il successo.
Come mai la determinazione e la consapevolezza di aver raggiunto ciò che ci eravamo prefissati attraverso una pianificazione ragionata su quale fosse la cosa migliore per noi, non ci dà il medesimo appagamento provato dopo aver vinto le battaglie di tempo addietro?
Per quale motivo, a dispetto della certezza di ciò che desideravamo, ci sentiamo avvolti da una sensazione appena tiepida piuttosto che da quella esaltante dei tempi in virtù dei quali abbiamo deciso di affidarci alla mente accantonando le emozioni?
Non sarà invece che è proprio a causa della decisione di mettere a tacere il mondo delle sensazioni che non sembriamo più appagati di alcuna vittoria?
Se ci riflettiamo con maggiore attenzione, nei momenti in cui abbiamo deciso di intraprendere un cammino coraggioso costituito da obiettivi da raggiungere e risultati da conseguire, perché quelli che avevamo capito essere i migliori per il nostro futuro e per l’esistenza verso cui tendevamo, ciò che ha prevalso, sebbene tenuto in equilibrio dalla razionalità, è stato proprio il cuore, il lato emotivo perché in fondo senza la passione di andare verso qualcosa sembra mancare tutta la soddisfazione, tutto l’entusiasmo che si prova nel momento in cui si è esattamente dove l’istinto e l’impulso ci avevano condotti. Tutto sommato ciò che ricordiamo in maniera più vivida e intensa, spesso non è neanche ciò che abbiamo ottenuto bensì l’emozione legata a quella vittoria, a quella conquista, a quel qualcosa in cui abbiamo fortemente creduto e che poi si è concretizzato, è diventato possibile.
Il resto sono stati piccoli passi tra l’una e l’altra delle battaglie più intense, quelle verso cui siamo andati correndo senza rete inconsapevoli di essere sorretti proprio da quel mondo fragile, delicato, timoroso ma coraggioso, che avevamo pensato di escludere. A seguito di quella profonda riflessione capiremo che non è possibile credere davvero in qualcosa se non è coinvolto il cuore.
Marta Lock