Un giorno nuovo

Il pensiero di ciò che avrebbe potuto essere… ci può distogliere dall’innegabile evidenza… che in realtà non è stato…

Molto spesso in quei momenti in cui ci raccogliamo in noi stessi e scorriamo le immagini del nostro passato più o meno recente, ci troviamo ad analizzare situazioni nelle quali, colpevoli o vittime, abbiamo dovuto effettuare una scelta che ci ha allontanati da ciò che in quel momento stavamo vivendo. Che si trattasse di una faccenda di tipo emotivo o pratico, comunque ci siamo staccati, lasciando in noi e negli altri quella strana sensazione di incompiuto che non ha permesso di vedere cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente.

Saremmo rimasti dove eravamo se non ci fossimo trovati davanti all’opportunità di andarcene?

Come sarebbe proseguito il rapporto se l’atteggiamento, nostro o dell’altro, fosse stato più aperto e disponibile all’ascolto?

Quanto sarebbe stata diversa la nostra vita se le scelte compiute fossero state opposte a quelle effettivamente intraprese?

Perché anziché restare abbiamo deciso di fuggire o, viceversa, siamo rimasti fermi quando avremmo potuto correre?

Abbiamo davvero fatto la scelta giusta?

Così ci arrovelliamo e rimuginiamo su quanto potrebbero essere differenti la nostra realtà e la nostra vita se le cose fossero andate diversamente, divenendo di fatto dei malinconici nostalgici che si creano una realtà parallela in cui ciò che non è stato avrebbe potuto renderci ben più felici di quanto non siamo ora. Molto spesso questo tipo di atteggiamento è riservato a quel settore dell’esistenza in cui sentiamo di non aver ancora raggiunto ciò che cerchiamo, questo indipendentemente dal fatto che tutti gli altri ambìti ci facciano sentire assolutamente appagati. Dunque il professionista soddisfatto della sua ascesa lavorativa può trovarsi a rimpiangere un amore sacrificato in nome di essa, pensando di aver perso l’unica occasione di essere sentimentalmente felice; la ex donna in carriera che ha rinunciato a una posizione di rilievo per dedicarsi alla famiglia e ai figli, pensa a quali successi professionali avrebbe raggiunto se non avesse compiuto quella scelta; lo studente che ha rinunciato a uno stage all’estero per vari motivi, si trova a chiedersi quanto diversi sarebbero stati la sua esistenza e i suoi guadagni se avesse deciso di accettare la proposta; le persone che rinunciano a lottare per un amore perché troppo complicato o limitante o impossibile da proseguire a causa delle divergenze caratteriali e di vedute di entrambe le parti, si trovano poi a chiedersi quanto avrebbero potuto essere felici con chi hanno lasciato andare se avessero lottato e superato gli ostacoli iniziali.

La realtà però è un’altra. Al di là degli errori che pensiamo di aver compiuto, delle scelte delle quali a posteriori dubitiamo, delle occasioni che siamo convinti di aver perso, se le cose sono andate in un determinato modo è perché siamo stati noi ad averle volute, probabilmente ascoltando quella voce interiore che ci suggeriva che in quel preciso momento la scelta da fare era esattamente quella che stavamo compiendo e guardare a quel momento con rimpianto serve solo a indurci a rifugiarci in una realtà parallela dove tutto poteva essere possibile ma di fatto non è stato.

Perciò l’unica cosa che possiamo fare nell’istante in cui ci rendiamo conto che una possibilità passata diventa un rifugio sicuro nel quale nasconderci, è accettare l’evidenza che tutto ciò che non è stato probabilmente non era per noi abbastanza motivante da permettergli di essere; allo stesso modo se qualcun altro non ha lottato per non perderci probabilmente era perché non riteneva abbastanza importante farlo…

Dunque l’unica cosa che è davvero importante fare è accettare il passato come parte del percorso che ci ha portati a essere le persone che siamo oggi, staccarci da esso e, anziché continuare a pensare cosa poteva essere, alzare lo sguardo, sorridere e vedere con chiarezza cosa è e cosa potrà essere domani.
Marta Lock