La carezza che vorremmo ricevere…potrebbe essere la stessa che abbiamo fatto…e che non è stata accolta come ci aspettavamo…
A volte capita di incontrare persone che ci attraggono proprio per quell’aria un po’ schiva, introversa o apparentemente rigida perché quel loro atteggiamento ci spinge a desiderare di scoprire cosa si celi dietro la maschera. Una durezza esterna spesso nasconde un animo particolarmente sensibile, delicato e fragile e noi, che non si siamo mai tirati indietro davanti a nessuna sfida, ci imbarchiamo mani e piedi dentro il percorso di scoperta del mistero che queste persone nascondono. Non per amore delle cose difficili o per desiderio di complicarci la vita, semplicemente perché abbiamo esaminato con attenzione relazioni precedenti nelle quali, a posteriori, abbiamo capito di non aver compreso l’altro a causa della nostra mancanza di capacità di metterci nei suoi panni e osservare la realtà dal suo punto di vista.
Oppure noi stessi siamo divisi tra luce e ombra e non mostriamo mai tutto di noi, dunque diventa ancora più facile interpretare, leggere, ascoltare i silenzi e le chiusure di chi, tutto sommato, ci appare estremamente simile a noi. Dunque forti della consapevolezza e dell’accettazione di tutto ciò che siamo, nel bene e nel male, e indulgenti verso noi stessi per essere così divisi tra il mostrare e il nascondere, ci raccontiamo di essere in grado di aiutare anche l’altro a scoprirsi e tirare fuori dei lati di sé che forse neanche conosce. Ecco perciò fuoriuscire tutta la nostra capacità empatica che ci porta ad andare oltre risposte e reazioni che con altri ci mandavano su tutte le furie, tutta la nostra apertura nell’interpretare un no come una difesa e un non lo so come un sì, un silenzio come pudore emotivo e un distacco come una paura di portare allo scoperto sentimenti troppo intensi per poterli accettare se non gradualmente e a piccoli passi.
La dolcezza con la quale approcciamo l’altro stupisce persino noi, il mettere in secondo piano le nostre esigenze per seguire il suo ondeggiare tra una sponda e l’altra del fiume, il voler con tutte le nostre energie portare a galla ciò che in lui è sommerso, guida la nostra mano a fare all’altro quelle carezze tenere che vorremmo fossero rivolte a noi… ma ci rendiamo conto che non arriveranno mai, perché l’oggetto delle nostre attenzioni e delle nostre premure si è abituato talmente tanto a riceverle che non sente il desiderio di farle.
Cosa spinge un individuo che riceve carezze e attenzioni, a trattenerle senza disturbarsi a restituirle?
Il distacco e l’ombrosità che tanto ci aveva attratti non era dunque una maschera bensì un reale modo di essere e di vedere le cose?
E se davvero non è capace di provare emozioni perché continua a prenderle a piene mani pur considerandoci solo un remoto margine a lato del suo ego?
Come può non prendere in considerazione la possibilità che la nostra sensibilità sarà prima o poi irrimediabilmente ferita dalla sua freddezza, inaspettatamente reale, non a difesa di una morbidezza interiore bensì sorprendentemente solo manifestazione di una povertà di sentimenti?
Davvero il suo egoismo lo porta a calpestare gli altri pur di prendere tutto ciò di cui ha bisogno?
Fortunatamente la scoperta dell’aridità di fronte alla quale ci siamo trovati ci fornisce un enorme aiuto per distaccarci velocemente da chi in realtà non chiedeva niente per non sentirci recriminare, non parlava per non permetterci di ricordargli le parole pronunciate, non si dava per non sentirsi accusare di aver tolto, spingendo noi, ingenui e coinvolti nel vortice del suo mistero, a fare tutti i passi per giungere all’immaginato interno morbido che non esisteva. Così ci rialziamo non con la rabbia di aver dato a chi non meritava bensì con la serenità di aver tirato fuori una parte di noi che in altri casi, in altre situazioni, non avevamo conosciuto ma che ci piace perché ci rende forti pur manifestando la nostra tenerezza, ci rende consapevoli della nostra fragilità pur essendo riusciti a non soccombere sotto il peso della freddezza e dunque estremamente più equilibrati.
E così dimenticando ma al tempo stesso ricordando, camminiamo nel presente e verso il futuro aspettando di incontrare quella carezza al cuore di cui abbiamo tanto bisogno e che ci permetterà di fermarci e di restituirla a nostra volta, certi che in quel caso sarà regalata a chi saprà riceverla.
Marta Lock