Le cose che non riusciamo a conquistare puntando i piedi… o arrabbiandoci… potrebbero essere risolte semplicemente sorridendo…
Nel complicato vivere contemporaneo capita, molto più spesso di quanto vorremmo, di scontrarci a volte anche aspramente con le persone dalle quali ci aspetteremmo maggiore comprensione, sostegno, condivisione. Invece, presi come siamo ognuno dalle proprie cose, dai propri ritmi serrati o semplicemente dalle proprie inclinazioni caratteriali, tendiamo a dar per scontato che l’altro comprenda senza fare domande, che intuisca senza bisogno di spiegazioni, che ci lasci in pace senza costringerci a dare motivazioni che a volte, per la fretta, diventano a loro volta impegnative, aggiungendosi agli altri innumerevoli impegni dai quali ci lasciamo sopraffare.
In altre occasioni invece è il modo di esprimersi che, essendo molto diverso, genera meccanismi di attacco-difesa all’interno dei quali diventa facile travisare, fraintendere e sviare tutto ciò che viene detto o fatto o l’intenzione con cui è partito. Ovviamente questo tipo di atteggiamento è reciproco, non esiste una vittima o un carnefice, semplicemente un non riuscire a trovare la chiave giusta di lettura l’uno dell’altra inducendo entrambi a combattere una battaglia completamente inutile. Così gli scontri divengono inevitabili, seguiti da altrettanto inevitabili musi lunghi e silenzi finché una delle due parti non cede e fa il primo passo per andare verso l’altro, passo che spesso consiste in un voler spezzare il capello, puntualizzare, precisare e scandagliare i perché e i come si sia verificata la discussione.
Ma altrettanto spesso gli animi si riaccendono perché prendendosi di nuovo di petto si ricade nella stessa dinamica di attacco-difesa che aveva innescato la miccia e appesantisce ciò che invece dovrebbe essere uno squarcio di sereno dopo il temporale.
Perché, nonostante conosciamo a fondo l’altro e sappiamo, avendolo verificato nel tempo, quanto tenga a noi e a quello strano e singolare rapporto, continuiamo sempre a fare a testate con la stessa identica modalità?
Come mai non riusciamo a guardare gli episodi passati e vedere con chiarezza che il tutto si era dissolto nel momento in cui entrambi avevamo superato il momento della testata ed eravamo stati capaci di sorridere di noi?
Quante volte dovrà accadere ancora di impuntarci prima di comprendere che a volte l’ironia, il sorriso, una frase che sdrammatizzi, ci permetterebbe di evitare tutto il periodo dei musi lunghi e dei silenzi ostinati?
Spesso non ci rendiamo conto quanto può essere fastidioso sentir puntualizzare un qualcosa, come se rivestisse chissà quale vitale importanza, quando tutto sommato è un episodio talmente sciocco che tutto quel voler dimostrare di aver ragione risulta puerile quanto inutile, se si guarda la situazione con occhio obiettivo. Questo nel momento in cui siamo noi quelli che devono spaccare il capello, trovare il pelo nell’uovo anche quando semplicemente non c’è o sentirsi vittime di un qualcosa che non era neanche minimamente nell’idea dell’altro. Nel momento in cui però siamo invece quelli che si vedono messi di fronte a frasi dette, a espressioni infelici o parole che non ci eravamo resi conto dell’effetto che potevano aver avuto sull’altro, in quel momento realizziamo di quanto fastidio possa dare vedersi analizzati al microscopio, desiderando solo di poter superare, lasciare l’episodio alle spalle e tornare a sorridere.
Dunque tutta l’acqua e sale che crediamo di aver dovuto mandare giù, forse altro non era che il risultato dell’incapacità di entrambi di controllare la reazione e di superare velocemente l’impulso volgendolo subito in ironia permettendo a quei battibecchi di essere immediatamente neutralizzati perché davanti alla nostra battuta dissacratoria, al nostro sorriso aperto e rasserenante, al nostro lasciar correre ciò che tutto sommato spesso non ha poi così tanta importanza, l’altro più o meno apertamente, non potrà fare altro che sorridere a sua volta.
E così scopriremo la bellezza del conoscersi, sapersi prendere in giro senza attaccarsi e creare quella magica complicità che ci indurrà a superare i piccoli ostacoli senza necessariamente farli diventare grandi… e così potremo continuare a sorridere insieme.
Marta Lock