L’importanza di un sentimento non si svela quando nasce… la sua importanza si scopre quando resta… malgrado tutti i motivi per cui avrebbe potuto morire…
Nel corso della nostra a volte dissestata e confusa esistenza può capitare di trovarci faccia a faccia con qualcosa di inspiegabile, con una di quelle sensazioni di cui in precedenza avevamo solo sentito raccontare senza mai averle vissute, convincendoci per questo che fossero solo delle leggende metropolitane, dei miraggi inconsistenti di cui tutti parlano ma che in realtà nessuno ha mai davvero visto accadere. Eppure in uno di quei giorni distratti durante i quali siamo assorti dai nostri pensieri e dalla programmazione degli impegni più imminenti, ci imbattiamo in quel qualcosa di superiore, di incredibilmente avvolgente fin dal primo istante, che ci lascia confusi, disorientati, destabilizzati ma assolutamente e irrimediabilmente coinvolti.
Certo, accettare sensazioni tanto forti e impetuose non è cosa semplice, proprio perché ci hanno colti completamente impreparati, sono giunte in un momento in cui tutto era possibile nonostante non ci aspettassimo che qualcosa accadesse. Ne consegue che facciamo fatica a calarci in quella dimensione nuova, in cui il sentimento domina ogni settore della nostra esistenza, in cui l’altro diviene un completamento di cui ignoravamo di aver bisogno, in cui il pensiero dominante è proprio quell’intensità emotiva con la quale non avevamo previsto di doverci confrontare. In alcuni momenti ci sentiamo talmente trascinati e al tempo confusi dalla nostra tempesta emotiva da non essere capaci di gestirne l’impetuosità e di convivere con la sua presenza costante nella nostra testa e nel nostro equilibrio.
Ecco perché l’unico modo che conosciamo per arginare la forza di quel sentimento è combatterlo, tentare di metterlo a tacere, relegarlo in un angolo della nostra interiorità e provare a non dargli l’importanza che invece prepotentemente chiede. E a seguito di quel conflitto interiore, che spesso si trasforma in inadeguatezza a confrontarci con l’altro in maniera equilibrata e adulta inducendoci a trovare pretesti per allontanarci e contrastare ciò che altrimenti ci travolgerebbe, decidiamo, più o meno coscientemente, di mettere la parola fine a quel sentimento. La sospirata chiusura, che tanto dovrebbe portarci sollievo e salvarci dai noi stessi che non sapevamo più riconoscere, ci lascia al contrario mancanti, con quella sensazione di profonda perdita e solitudine che mai prima di allora avevamo provato. Ma non possiamo, non dobbiamo – questo è ciò che ci sostiene in quella desolante fase – tornare sui nostri passi, perché in fondo tutto quel sentirci trascinati e travolti come tronchi nella corrente non ci faceva bene, ci aveva spaventati e non ci permetteva di essere razionali. Così resistiamo e ci arrocchiamo nella nostra posizione.
Perché dunque non riusciamo a dimenticare?
Come mai nonostante il distacco, preceduto da litigi, silenzi, conflitti, volti a fermare il vortice emotivo dentro cui ci siamo improvvisamente trovati, ci risulta impossibile non pensare continuamente a quell’intensità?
Per quale motivo percepiamo in modo inequivocabile quanto inspiegabile, che anche l’altro non riesce a staccarsi da quell’emozione, e che quella che stiamo vivendo è solo una pausa da qualcosa che semplicemente non avevamo saputo gestire ma che è ancora lì forte e indelebile?
Nell’immaginario comune l’inizio di un sentimento dovrebbe essere il momento più bello, più magico, più spensierato rispetto ai successivi, e questo è vero solo in parte, perché quando invece si ha a che fare con qualcosa di talmente grande da risultare essere la realizzazione di quel miraggio, di quella leggenda metropolitana di cui tutti sentono parlare ma che la maggior parte non incontrerà mai sul proprio cammino, in quel momento tutto cambia. Qualcosa di incredibilmente forte, travolgente e raro, ha bisogno del suo tempo per essere accettato, ha bisogno di combattere tante battaglie per essere accolto e riconosciuto come il qualcosa di grande che a livello istintivo sappiamo che è. Solo a quel punto, dopo averlo visto sopravvivere a tutto ciò che ha fatto morire altri sentimenti precedenti, sapremo di essere davanti allo straordinario che abbiamo avuto il privilegio di ricevere, sapremo che quel sentimento resterà sempre, al di là del bene e del male.
Marta Lock