Se ci troviamo a ripetere le cose già dette… è perché la persona a cui ci rivolgiamo… non le ha mai davvero ascoltate…
L’incomunicabilità è apparentemente uno degli ostacoli maggiori del vivere attuale, quel blocco in virtù del quale le persone sembrano parlare lingue completamente differenti pur tentando di entrare in connessione e cercando di trovare un punto di incontro tra due modi espressivi diametralmente opposti; tuttavia spesso si tende a trascurare la causa principale che genera un tale blocco di comprensione reciproca, e cioè la mancanza totale di ascolto. Il dialogo si attiva eppure sembra che dall’altra parte vi sia un vero e proprio muro sul quale le parole e il loro senso rimbalzano impedendone la comprensione reale e la possibilità di aprirsi empaticamente verso il messaggio che l’altro vorrebbe comunicare. È in questa attitudine comportamentale siamo costretti a basare le relazioni interpersonali anche perché nostro malgrado ci abituiamo a un dialogo che molto spesso genera equivoci, lascia frasi inascoltate e, di conseguenza, richieste completamente disattese; ora, se questo può essere relativamente trascurabile nei rapporti professionali o interpersonali, quando legati all’ambiente in cui abitualmente ci muoviamo, tende invece a generare non pochi disagi e problemi nelle relazioni emotive, quelle in cui andare verso l’altro è in fondo la chiave per costruire, abbassare le difese e dar vita a una relazione adulta ed equilibrata.
Tuttavia, nonostante la consapevolezza della necessità di uno scambio reciproco e sincero di desideri, di necessità e di atteggiamenti che possono provocare nell’altro disagi e incertezze, spesso le due parti, o una delle due, tendono a mettere se stesse davanti a tutto ciò che l’altro chiede, spiega, desidera, manifestando apparente interesse e attenzione sull’argomento espresso che in realtà viene solo parzialmente e superficialmente ascoltato perché di fatto il comportamento rimane invariato nonostante i ripetuti confronti e le innumerevoli spiegazioni.
Cos’è che spinge qualcuno che dimostra in diversi modi di tenere a noi a ignorare le nostre esigenze, le richieste che servirebbero a renderci felici, o semplicemente sereni, nel momento in cui gliele esprimiamo?
È una mancanza di ascolto la sua oppure un tentativo di far emergere se stesso e le proprie condizioni come se fossero prioritarie davanti a tutto il resto, noi compresi?
Ha davvero prestato attenzione alle nostre parole oppure ci ha distrattamente sentito esprimere un’opinione senza approfondire e dare peso a ciò che stavamo dicendo?
In una relazione di tipo sentimentale spesso le due parti tendono a mantenere la propria individualità, le proprie abitudini, l’approccio orientato a mettere se stesse al di sopra di tutto, prima di un legame che, sebbene importante, non vorrebbero destabilizzasse l’ordine, l’abitudine e l’approccio nei confronti della quotidianità, di tutto ciò che nel tempo ha costituito un ritmo e un modo di organizzarsi perfettamente conforme alle proprie caratteristiche. Ma un rapporto ha bisogno di disequilibrare un assetto personale e individuale per generarne uno che appartenga, e unisca, le nostre esigenze a quelle della persona a cui teniamo, la quale necessita di comunicare con noi tanto quanto noi vorremmo che lei fosse in grado di accoglierci nella nostra completezza e con le nostre di esigenze. Questo legame in via di rafforzamento, questa sintonia che via via si deve creare, ha bisogno di un modo di confrontarsi profondo e aperto, necessita di un desiderio di entrare in empatia e poi di modificare qualcosa che in fondo non è poi tanto necessario mantenere, se il rischio è quello di veder allontanarsi quella persona importante.
Perché nel momento in cui realizzeremo quante volte le nostre richieste e bisogni sono rimasti inascoltati, malgrado l’apparente apertura e disponibilità svanita nel momento in cui l’altro ha dovuto scegliere se lasciar prevalere il suo individualismo o ascoltare e accogliere le nostre esigenze emotive che gli avevamo già ripetutamente espresso, giungeremo alla conclusione inevitabile che il suo desiderio di mettere al primo posto sé, e sempre sé, lo indurrà a non ascoltare mai davvero ciò che stiamo cercando di fargli capire. Quello sarà il momento in cui decideremo di allontanarci, di dire basta, e di decidere che l’ennesima volta in cui ci ha dimostrato di non entrare nella profondità delle nostre parole, è stata l’ultima nella quale avremo impiegato il nostro tempo a tentare di fargli comprendere ciò che non ha mai voluto capire.
Marta Lock