La parte migliore di noi è quella che dimentichiamo di avere… finché non incontriamo qualcuno che ce la fa vedere… attraverso il riflesso nel suo sguardo…
Può succedere, o meglio succede molto più spesso di quanto vorremmo, di sentirci inadeguati rispetto al percorso o alla persona di fronte alla quale ci troviamo di volta in volta nel nostro proseguire attraverso quel cammino accidentato che risponde al nome di vita; in alcuni casi le opposizioni che incontriamo, i contrasti a cui ci sentiamo sottoposti ci inducono a considerare che forse il nostro è un atteggiamento sbagliato, che siamo troppo orientati a noi stessi, o al contrario che siamo troppo accondiscendenti, che il nostro carattere è troppo forte, o troppo debole, che abbiamo investito troppe energie o troppo poche, avendo in ogni caso come risultato finale quello di sentirci incompresi. Se ci troviamo all’inizio delle nostre esperienze continuiamo ad andare avanti per la nostra strada convinti che prima o poi quella sensazione svanirà e troveremo qualcuno o qualcosa che ci faccia sentire perfettamente a nostro agio anche con i nostri aculei caratteriali, ma se invece abbiamo già avuto una serie di interazioni che non hanno avuto l’epilogo sperato, ci siamo messi più volte in discussione domandandoci il motivo per il quale non siamo stati capaci di far emergere il nostro lato più bello, quello che è stato offuscato dai mille spigoli che contraddistinguono la nostra complessa personalità.
E non si tratta di essere troppo forti o troppo deboli, non è quella la questione perché in entrambi i casi si può ricevere la medesima sensazione, quella di essere sbagliati, di non essere all’altezza, di non riuscire a mostrare la parte migliore della medaglia, probabilmente perché non riusciamo a farci comprendere nella nostra interezza, nella ricca complessità che ci identifica, e così siamo costretti a desistere restando con accanto il rimpianto di non essere stati abbastanza per far sì che quella persona restasse con noi. Eppure sappiamo di non aver fatto nulla di volontariamente sbagliato, abbiamo semplicemente lasciato emergere ciò che siamo senza voler nascondere nulla, come in realtà dovrebbe essere nelle relazioni adulte, altrimenti si rischia di costruire relazioni falsate dal desiderio di apparire al meglio.
Perché tendiamo a rimproverare noi stessi per le incompatibilità caratteriali che probabilmente sono generate solo dalla scelta di una persona troppo diversa da noi?
È giusto rammaricarci per non essere stati in grado di farci accettare e comprendere invece di capire di doverci orientare verso qualcuno di maggiormente affine?
Come mai non riusciamo a incontrare qualcuno che sappia guardare oltre gli aculei e che sia in grado di apprezzare anche quel meglio che non siamo in grado a volte di lasciar emergere?
Gli incontri, le relazioni, non sono semplici, a volte è necessario interagire con molte persone inadatte a noi per capire quali possano essere le caratteristiche più in armonia con la nostra personalità, anche perché raggiunta un’età matura è difficile modificarsi completamente per adeguarsi a un altro; certo, ci sono spigoli da smussare e fasi di adattamento reciproco tuttavia la base irrinunciabile è una spontanea comprensione profonda, un’affinità elettiva che permette all’altro di intravedere il nostro meglio anche quando stiamo dando il peggio, e viceversa, in un legame superiore e profondo che proprio grazie alla consapevolezza di essere compresi e accolti anche laddove altri non erano riusciti a capire nulla, ci permetterà di mostrare in maniera sempre maggiore quel positivo che prima semplicemente nascondevamo forse per cercare di intuire quanto l’altro sapesse andare oltre.
Dunque in quella nuova interrelazione riusciremo a specchiarci negli occhi della persona che abbiamo scelto e che ci ha scelti, vedendo tutto ciò che sapevamo di avere senza che nessuno prima fosse riuscito a scorgere oltre i nostri aculei, e a quel punto ci sentiremo davvero liberi di essere noi stessi.
Marta Lock