Non è importante chi muove il primo passo per iniziare a ballare…l’importante è muoversi allo stesso ritmo…e danzare la stessa musica…
Quante volte ci siamo confrontati con l’immobilità dell’altro ritenendola assoluta indifferenza nei nostri riguardi?
E in quante occasioni abbiamo risposto, sicuri che fosse la mossa giusta, con altrettanto silenzio e indifferenza?
Nei rapporti è così importante attenersi alle regole che i ruoli che rivestiamo ci impongono senza domandarci se siano quelli che davvero vorremmo attuare?
Chi è in grado di stabilire quale strategia, perché a volte si vedono le relazioni come partite di scacchi o come battaglie, sia universalmente giusta ed efficace in linea generale?
La nostra vita emotiva spesso è stata contrassegnata da consigli e suggerimenti sul come muoverci, come affrontare una relazione, quali atteggiamenti usare per ottenere ciò che volevamo e altrettanto spesso abbiamo scelto di seguire la stessa linea che per altri era risultata un successo. A volte abbiamo vinto, a volte abbiamo perso o, per meglio dire, in alcuni casi siamo riusciti a ottenere ciò che desideravamo in altri no ritrovandoci stupiti e frustrati a chiederci perché per qualcuno le cose vanno sempre nel modo giusto e per noi in quello sbagliato.
Mai una volta ci è venuto il dubbio che, forse, il problema non eravamo noi bensì l’ostinazione che avevamo dimostrato nel volerci conformare ad atteggiamenti che non facevano parte di noi né dimostravano apertura nei confronti di chi avevamo davanti perché ci eravamo abituati a valutare le persone a seconda della categoria di appartenenza rientrando, noi per primi, in quegli odiosi cliché che generalizzano tutto riconducendolo al luogo comune che annulla la soggettività e la comprensione reale dell’altro. Ecco quindi che, pur volendo fare il primo passo perché il nostro essere ci gridava attraverso ogni poro della pelle che era giusto farlo, ci siamo frenati fino a soffocare lo slancio certi che se l’altro non si muoveva era perché in fondo non voleva muoversi, mentre spesso in realtà attendeva a sua volta il nostro passo magari per rendersi conto di quanto ci tenessimo davvero a ballare.
Poi arriva un momento in cui iniziamo a renderci conto che appartenere a un genere, adeguarci a un cliché o piegarci a regole che a volte non fanno altro che sottolineare la totale mancanza di apertura nei confronti dell’altro, non ci interessa più perché ciò che davvero vogliamo è essere noi stessi, liberamente, e conoscere gli altri per come sono in realtà e agire o non agire solo e unicamente in base al modo di essere nostro e loro. Così un silenzio o una temporanea immobilità non è più un dispetto o una provocazione bensì un comprendere il momento dell’altro e rispettarlo come l’altro ci dimostra di rispettare il nostro. E iniziamo a comprendere molte verità che prima non avevamo ascoltato perché troppo presi a guardare le cose attraverso la lente del luogo comune, perciò un silenzio era sempre e solo interpretato come una mancanza di cose da dire invece di ipotizzare che potesse essere semplicemente incapacità di esprimerle; un’immobilità era solo una mancanza di desiderio di venire verso di noi invece che un non essere in grado di darci un dove e un quando a causa di impegni di altro genere; un attendere il nostro passo era un non volersi esporre invece che un proteggere un’interiorità e un’emotività che avrebbe potuto essere ferita profondamente se avesse compreso che il nostro desiderio di ballare era solo un capriccio momentaneo.
Così, finalmente liberi dalla generalizzazione e sereni nell’accettare la nostra individualità e quella degli altri, finalmente giungiamo alla consapevolezza che non vogliamo più danzare da soli a causa di atteggiamenti mentali che ci mettono sul piedistallo in attesa solo perché ci hanno raccontato che è giusto così e andiamo incontro all’unico ballerino che saprà muoversi al nostro stesso ritmo, che amerà la nostra stessa musica. Con lui inizieremo quel ballo di coppia lunghissimo che, passo dopo passo, ci potrebbe portare a rendercelo irrinunciabile e talmente appagante che, guardandoci indietro, non ricorderemo neanche più chi dei due aveva mosso il primo passo di quella meravigliosa danza.
Marta Lock