Il momento in cui capiremo dove vogliamo andare… sarà lo stesso in cui troveremo la strada…
La vita sembra essere un continuo alternarsi di certezze e di dubbi, di obiettivi che vogliamo raggiungere e di staticità che subito dopo desideriamo contrastare, non perché non siamo mai soddisfatti, come spesso ci sentiamo ripetere da chi vede l’immobilità come una dimostrazione di serietà ed equilibrio, bensì perché qualcosa dentro di noi ci suggerisce di continuare a tendere verso qualcos’altro. Non è che ciò che abbiamo non ci appaghi anzi, per periodi più o meno lunghi ci sentiamo come se avessimo raggiunto il nostro scopo, però poi riaffiora, insidiosa, quella sottile insoddisfazione, quel campanellino che ci dice che non è quella la nostra meta, che dobbiamo cercare ancora.
In realtà non abbiamo ben chiaro quale sia il traguardo finale, né tantomeno il modo più breve per raggiungerlo, così ci misuriamo di volta in volta con noi stessi, e con il mondo intorno che vorrebbe invece vederci fermi, sistemati, tranquilli e sicuri di chi vogliamo essere fin da subito.
E’ davvero possibile sapere subito quale dovrà essere il nostro fine?
Non è forse vero che il percorso verso la maturità e l’equilibrio deve necessariamente subire salite, deviazioni e soste più o meno lunghe, per condurci verso l’obiettivo ultimo?
Come possiamo conoscere ciò che vogliamo davvero se prima non abbiamo sperimentato né incontrato tutto ciò che non vogliamo?
Dunque chi si ferma subito si illude di sapere presto ciò che vuole oppure invece rinuncia a volere di più, accomodandosi di fatto dentro una zona di comfort da cui preferisce non uscire?
Ognuno di noi presenta sfaccettature diverse, modi di pensare e modalità di conoscersi completamente differenti da quelle di un altro, quindi una verità non può essere unica o universalmente valevole per tutti. Esistono persone che sanno fin da piccole esattamente cosa desiderano, qual è il loro sogno, e costruiscono tutta la loro vita in modo da poterlo realizzare il prima possibile; ne esistono altre che non hanno idea di quale sia il loro obiettivo e dunque la sola modalità che hanno di trovarlo è di continuare a cercare, vivendo varie fasi e numerose cadute, prima che gli si manifesti; e poi ve ne sono alcune per cui già la parte della ricerca è un modo di essere, e più che tendere verso qualcosa in realtà amano la sperimentazione perché sanno che è solo attraverso di essa che riescono a scoprire parti di sé che diversamente non conoscerebbero mai. Salvo poi trovarsi improvvisamente dentro la propria realtà, quella finale senza sapere che lo sarà, quella in cui si sentono talmente se stessi da desiderare di restare fermi molto più a lungo che nei precedenti percorsi, quella in cui riescono a identificarsi come se quei panni li avessero vestiti da sempre.
Dunque non importa se si arriva prima o dopo, non è fondamentale né vitale dover sapere subito cosa si vuole perché la vita offre sempre nuove e meravigliose opportunità per poter cambiare idea, mettere un punto e voltare pagina, è sufficiente trovare il coraggio e la determinazione di farlo, sapersi ascoltare ed essere capaci di cambiare anche completamente strada se sentiamo la spinta a farlo, perché probabilmente è proprio dentro quel cambiamento che tanto ci spaventa che si nasconde la nostra vera essenza, il nostro mondo, la nostra natura. Quella che prima non si era rivelata perché avevamo bisogno di camminare, e anche tanto, prima di essere abbastanza forti e maturi da lasciarla entrare a far parte della nostra vita.
E perciò la cosa davvero importante è seguire la propria strada, qualunque sia, sia che apparteniamo alla categoria di persone che ha già tutto ben chiaro, sia che siamo tra quelli che devono sbagliare per comprendere, sia che apparteniamo agli sperimentatori, quelli per cui il bello del viaggio sta soprattutto nel viaggio. La verità è che ognuno ha la propria verità e, a volte, si comprende camminando.
Marta Lock