Il momento in cui ci chiediamo se siamo felici…spesso coincide esattamente..con quello nel quale realizziamo di non esserlo…
Finalmente la nostra vita sembra essersi stabilizzata, dopo tante vicissitudini sentimentali abbiamo trovato una persona che ci fa sentire amati, e che amiamo, con la quale abbiamo costruito un rapporto degno di questo nome, con alti e bassi, è vero, ma con il desiderio da parte di entrambi di proseguire il percorso di vita insieme progettato e voluto con tanta fermezza; il nostro lavoro, anche se non corrisponde alla carriera sognata non appena terminati gli studi, ci garantisce quella stabilità di cui abbiamo bisogno per sentirci tranquilli e sicuri di poter guardare al futuro con fiducia. Insomma, tutto ciò che avevamo sempre desiderato sembra essere lì davanti ai nostri occhi e, i primi tempi questo ci fa sentire felici, appagati, realizzati.
Alcune volte però inizia a insinuarsi in noi quella sottile inquietudine che evidenzia una leggera insoddisfazione, non riusciamo a capire a cosa sia dovuta, però è lì, latente e pronta a uscire fuori nei momenti più impensati, nonostante cerchiamo di ricacciarla indietro e di cancellarla dalla nostra mente, lei è lì, ostinata, che continua imperterrita a riapparire. Magari durante un’occasione particolare, nella quale dovremmo sentirci sereni e appagati, o magari quando camminiamo da soli in mezzo alla gente, presi dagli impegni lavorativi o concentrati sulle cose da fare…all’improvviso quell’inquietudine ci porta a domandarci, senza neanche volerlo, se siamo davvero felici.
Perché nonostante abbiamo tutto ciò che desideravamo per noi stessi, sentiamo il bisogno di chiederci se siamo felici?
Come mai sentiamo quell’esigenza di guardarci dentro, osservandoci dal di fuori, per comprendere se ciò che volevamo davvero coincide con ciò che siamo e che abbiamo nel momento che stiamo vivendo?
Qual è il piccolo tassello mancante che porta il sottile dubbio a insinuarsi nella nostra quotidianità, fino a rendere il puzzle incompleto?
Pur non trovando risposta a queste e mille altre domande, a causa delle quali ci sentiamo quasi in colpa per non essere capaci di apprezzare in pieno ciò che abbiamo ottenuto, con il tempo riusciamo ad analizzare un po’ più a fondo e con lucidità la realtà oggettiva, vedendo con chiarezza le piccole fratture nel nostro rapporto che, sebbene abbiamo cercato di non dare loro un peso eccessivo e abbiamo cercato di risolvere non appena si sono verificate, giorno dopo giorno si sono trasformate in piccole minuscole delusioni per aspettative disattese e mancanze da parte del partner. Oppure l’apparente soddisfazione data dal lavoro che svolgiamo, si è rivelata insufficiente ad appagare la nostra ambizione, ma, nel momento in cui ce ne siamo resi conto, non abbiamo trovato sostegno e stimolo al cambiamento da parte del compagno di vita.
Altre volte, tutto ciò a cui avevamo rinunciato in nome delle scelte fatte per cui non avevamo mai sentito il peso, gradualmente hanno prodotto una frustrazione latente che abbiamo sempre cercato di ignorare, dando molta più rilevanza a tutto ciò che invece abbiamo che è in realtà molto di più rispetto a ciò che non abbiamo; ma i compromessi accettati senza alcun sacrificio iniziano ad assumere le vesti, ben più difficili da mandare giù, di sacrifici, diventando quasi automaticamente ben più difficili da sopportare e, spesso, motivo di recriminazioni con noi stessi e con chi ci sta accanto.
In altri casi, nei quali nessuna di queste opzioni si è manifestata, il dubbio che ha generato la domanda ci rende consapevoli di una certezza: se prima eravamo convinti di essere felici senza sentire l’esigenza di domandarcelo, nel momento in cui la questione si fa strada nella nostra mente e nel nostro cuore, probabilmente è perché stiamo iniziando a sospettare di non esserlo. A quel punto abbiamo due opzioni: scegliere di proseguire il nostro percorso così come l’avevamo progettato, accettando l’insoddisfazione come parte di quella scelta, e della quotidianità, e ricacciando in un angolo inascoltato quella domanda, oppure decidere di darle una risposta che, probabilmente, ci porterà a un difficile e doloroso rivoluzionamento dell’ordine delle cose ma che in cambio ci regalerà la possibilità di cercare ciò che ci manca, quel piccolo tassello che ci permetterà di completare il puzzle…almeno fino alla prossima volta che quella domanda si insinuerà nuovamente nella nostra testa.
Perché in fondo la vita è una ricerca continua, un’evoluzione infinita e un’eterna crescita e
scoperta…e tutto sommato è tanto bella proprio perché esattamente così.
Marta Lock