La parte migliore di noi può uscire fuori… davanti all’unico qualcuno che ha conosciuto la parte peggiore… e nonostante questo è rimasto…
Molto spesso nella realtà contemporanea tendiamo a indossare maschere che tutelano la nostra interiorità, la nostra parte più tenera e per questo fragile, da tutte le persone e gli eventi che potenzialmente potrebbero ferirla, metterla in pericolo, farci rischiare di perdere il centro di noi stessi che con tanta fatica e abnegazione abbiamo cercato di conquistare nel corso del tempo. Un equilibrio fondamentale a procedere nella nostra esistenza in nome del quale abbiamo perseguito gli obiettivi e lasciato indietro ciò che sapevamo non poteva renderci felici anzi, che avrebbe costituito un ostacolo, un problema, dal momento in cui avevamo appreso che una situazione, una persona, non devono essere nella nostra vita sotto forma di problema. Qualcuno per camminare con noi dovrebbe renderla migliore quella vita, la sua presenza dovrebbe costituire il rifugio dentro cui sorridere, in cui sentirsi in pace con tutto il resto del mondo.
Nell’ambito di questa coscienza che si delinea e consolida man mano che il nostro percorso evolutivo progredisce, ci può succedere di trovarci in una fase nella quale il bisogno di sentirci avvolti da un’emozione, in cui il desiderio di condividere, oltrepassano di gran lunga l’esigenza di continuare a rafforzarci e a costruire le solide consapevolezze della nostra esistenza, può succedere, dicevo, di incontrare una persona che, fin da subito ci suscita sensazioni sconosciute, mai provate prima. Di contro però, quasi contemporaneamente, ci raggiunge la certezza che né noi né l’altro siamo sufficientemente pronti, stabili, adulti, da rendere possibile un rapporto rassicurante, equilibrato e armonico. Ecco quindi che quella strana relazione si trasforma in una tensione costante tra due forze in apparenza opposte, che tendono a erigere delle alte barriere per proteggere un’interiorità non ancora pronta a smascherarsi e uscire alla luce del sole; la paura e il timore che l’altro non sia la persona giusta davanti a cui abbattere i nostri muri, ci mette in una posizione di difesa che ci induce a mostrare il nostro lato peggiore, quello impaurito, quello che fugge, quello che punta i piedi per non cedere. Quella è esattamente la posizione che assume anche l’altro, non per ripicca o provocazione, bensì perché a sua volta ha un interno morbido da tutelare, dando così vita a un contrasto costante che ci conduce allo scontro continuo e impedisce all’unione di crescere. Tuttavia nessuno dei due, e questo è qualcosa che appare chiaro fin da subito, riesce a staccarsi dall’altro perché esiste un’energia sottile che impedisce l’allontanamento definitivo e, anzi, si rafforza e si consolida a dispetto di tutto.
Perché nonostante le opposizioni, le fughe e i tentativi di prendere le distanze, non riusciamo a evitare di continuare ad andare verso quella persona?
Come mai solo in quest’unico caso, i motivi di scontro non hanno la forza per spegnere la stima e la considerazione reciproca che, contrariamente a quanto è sempre accaduto, sembrano alimentarsi distacco dopo distacco, prova dopo prova?
Per quale motivo, nonostante il tempo trascorso separati a rimuginare su noi stessi, l’energia che si sprigiona tra noi e l’altro sembra trascendere il tempo e lo spazio e ci calamita periodicamente l’uno verso l’altra?
Con il passare del tempo, tutto ciò che inizialmente ci aveva resi convinti di trovarci di fronte a qualcuno con cui non sarebbe mai stato possibile condividere nulla, se non le travolgenti sensazioni ed emozioni del trasporto del primo periodo, si trasforma in crescente conoscenza dell’altro, in scoperta di tutte le sue e le nostre lacune e difetti che, paradossalmente anziché provocare una frattura, generano un insolito legame, forte, inossidabile, indistruttibile. La consapevolezza che reciprocamente siamo perfettamente consapevoli di quale sia il lato peggiore e nonostante tutto siamo entrambi ancora lì, ci regala la meravigliosa sensazione di sentirci accettati e accolti nella nostra completezza, senza maschere, senza filtri.
Sarà quello l’esatto momento in cui ci sentiremo liberi, finalmente, di scoprire la parte tenera, quella più fragile e delicata che avevamo nascosto dietro una ruvida corazza e, abbassando le difese solo con quell’unica persona, uscirà fuori tutto il meglio che avevamo gelosamente nascosto al mondo.
Marta Lock