Le cose a volte si consolidano in modo tanto spontaneo e naturale…quanto inutili e innaturali si sono rivelati gli sforzi…per fermare ciò che ci sfuggiva dalle mani…
Lo sguardo che periodicamente decidiamo di rivolgere al passato per capire a che punto siamo e per non dimenticarci chi eravamo e da dove siamo partiti, ci porta a guardare con tenerezza per gli sforzi fatti e rimpianto per ciò che è andato, quei particolari e singolari episodi in cui avevamo cercato, desiderato, sperato di fermare il tempo per avere la possibilità di trovare il modo migliore per trattenere o cercare di recuperare ciò che stavamo per perdere. E ricordiamo, quasi come se fosse stampata nella memoria, quella sensazione di impotenza per il non riuscire a comprendere come mai ciò che avevamo cercato di tenere stretto a noi o di afferrare sembrava non volersi arrestare in nessun modo, rendendo inutile ogni sforzo.
Ricordiamo la volta in cui abbiamo cercato di capire, di parlare, di chiedere, di intuire, in una corsa quasi disperata contro il tempo, inesorabile come quello di una clessidra, perché le cose o le persone alle quali avevamo dedicato tante energie, per le quali ci eravamo sforzati tanto e che credevamo fossero la soluzione migliore per la nostra felicità e realizzazione, si erano invece allontanate da noi, giorno dopo giorno, come se nei nostri pugni chiusi, stretti per trattenere, fosse rimasta solo sabbia che riusciva a trovare anche la più piccola fessura per scivolare via. Al momento il senso di sconfitta o il dolore per non essere riusciti a tenere legato ciò o chi avevamo tanto desiderato, ci avevano impedito di analizzarci fino in fondo per domandarci se quell’inesorabile allontanamento non fosse un segnale utile a comprendere che la situazione alla quale ci stavamo attaccando era solo un intenso momento di passaggio destinato a condurci verso altro di più adatto a noi, come il vento del deserto che sposta la sabbia per modificare le dune e costruirne altre più alte e imponenti…in ogni caso subito dopo la trasformazione, dopo la fine e prima del nuovo inizio, il senso di perdita era stato talmente forte e bruciante da non lasciare spazio a nessuna domanda su noi stessi.
Perché qualcosa nella quale crediamo e per la quale tanto intensamente combattiamo sembra comunque sfuggirci dalle mani?
Per quale motivo nonostante i nostri sforzi di trattenerla non riusciamo a impedire che scivoli via?
Come mai, se tanto avevamo creduto fosse la cosa più giusta per noi, non siamo riusciti a conquistarla e l’abbiamo persa?
Non è forse vero che ciò che è davvero perfetto per noi non si allontanerà mai?
E allora perché nel nostro caso non si è verificato?
Tutte queste domande ci hanno portati successivamente a comprendere e accettare che non sempre le cose vanno nella direzione che avevamo immaginato e che, sebbene nel momento del distacco sia difficile e doloroso da accettare, se qualcosa non si è fermato e cementato probabilmente è stato perché, sebbene in quel momento ne fossimo assolutamente convinti, in realtà non era la situazione migliore per noi, quella che ci avrebbe calzato alla perfezione e che avrebbe potuto darci l’appagamento e il benessere di cui avevamo e abbiamo bisogno per stare bene. Forse a lungo andare ci saremmo resi conto ciò che avevamo fortemente voluto in una determinata fase non era esattamente ciò che ci avrebbe resi e fatti sentire appagati anche nelle fasi successive perché il vento del deserto aveva in programma di modificare la nostra duna e portare la nostra sabbia tanto, troppo lontano dal punto in cui ci trovavamo.
Nel tempo che impieghiamo a prendere in considerazioni tutti questi aspetti e a sforzarci di acquisire la capacità di prendere atto che a volte le cose si dispongono nel modo migliore per noi, senza che in quel momento ce ne rendiamo conto, si affianca a noi una situazione o una persona, così per caso, senza che quasi ce ne accorgiamo, e lentamente la sua strada si lega alla nostra. La facilità con la quale le cose avvengono, senza un fine specifico e soprattutto senza alcuno sforzo da parte nostra né dell’altro di farle andare in una direzione piuttosto che in un’altra, unisce il nostro cammino al suo con una tale naturalezza da sembrare totalmente casuale.
E lentamente, caso dopo caso, parola dopo parola, incontro dopo incontro, quella sabbia che tanto era stata mobile in precedenza, si cementa spontaneamente in modo tanto solido e incrollabile da non permetterci di renderci conto che lo sta facendo.
Marta Lock