Ogni azione genera una reazione… di cui non si può prevedere l’epilogo… a meno che il desiderio di comprendersi… non sia più forte della risposta istintiva che l’orgoglio suggerirebbe…
Molto spesso nelle dinamiche relazionali gli scontri sembrano prevalere sul piacere di stare insieme e di condividere, nonostante la certezza della solidità dei sentimenti che continuano a sopravvivere a dispetto delle difficoltà che emergono; durante questi periodi burrascosi ciascuna delle due parti tende a mantenere la propria posizione un po’ per reale convinzione ma un po’ anche per non dimostrare all’altro che ha intenzione di cedere su quello che ritiene essere un principio fondamentale. Così si procede in antitesi, mettendo in atto un braccio di ferro senza fine di cui è impossibile determinare l’epilogo, la conclusione, proprio in virtù del fatto che i punti fermi a cui ci si aggrappa per ostinazione potrebbero facilmente essere mitigati da uno sforzo di comprensione reciproca e di apertura al confronto costruttivo volto a trovare una terra di mezzo tra le due posizioni discordanti.
Tuttavia nella fase in cui l’orgoglio prevale sulla necessità di andare verso l’altro, tutto ciò che abitualmente non sarebbe importante assume una rilevanza tale da non consentirci di abbassare le difese, di mettere da parte all’orgoglio e cedere al fine di fare un passo verso una risoluzione moderata e conciliativa che induca a uscire dall’immobilità relazionale in cui a volte si tende a rinchiudersi. Certo, è necessario un atteggiamento di apertura nei confronti delle ragioni dell’altro, capire da quanto lontano provengano quelle convinzioni e quanto siano funzionali al rapporto, così come è fondamentale guardarsi dentro e osservare se il nostro principio sia legato a timori remoti o semplicemente a un punto di vista dal quale possiamo in fondo derogare.
Vale davvero la pena compromettere l’armonia di coppia con qualcuno che sappiamo di amare con tutti noi stessi, solo per non indietreggiare davanti a una convinzione che poteva essere stata giusta e funzionale nel passato ma tutto sommato non esserlo più nel presente?
Quanto è più importante dimostrare di avere la forza di contrastare l’altro di fronte alla possibilità di perderlo o di snervarlo solo a causa di un principio a cui abbiamo deciso di rimanere aggrappati, soprattutto se non è più affine alle persone che vogliamo diventare?
Cosa ci induce a credere che tutto ciò che abbiamo fatto in precedenza sia giusto sempre e comunque, a prescindere dalla persona con cui ci stiamo confrontando?
Davanti al protrarsi o al reiterarsi del conflitto all’interno della coppia, che sebbene non comprometta il sentimento forte che ci lega all’altro può però impedirci di continuare a costruire l’armonia a cui tendiamo, ci possiamo trovare davanti a un bivio: mantenere un punto fermo che spesso comprendiamo in fondo a noi stessi che non ha alcun senso, oppure porci in una posizione di ascolto e di dialogo costruttivo per raggiungere quella terra di mezzo che costituisce un mondo nuovo a metà tra le convinzioni dell’uno e le esigenze dell’altro, quel terreno che ci consentirà di dar vita a un inedito approccio alla relazione che non sia più legato a tutto ciò che avevamo vissuto in precedenza, e con persone differenti dall’attuale, né a quelle abitudini che possono facilmente essere messe in secondo piano davanti all’importanza dell’emozione che stiamo vivendo, bensì a ciò che conta davvero nel presente.
Davanti a quell’analisi e alla consapevolezza che ciascuna persona presenta caratteristiche differenti, modi di vedere legati a esperienze e anche a ferite che porta con sé, dovremmo essere capaci di mettere sul piatto della bilancia quanto sia funzionale e indispensabile quello scoglio su cui abbiamo deciso di aggrapparci oppure quanto sia più importante costruire un sentiero inedito in cui sperimentare un approccio differente e, grazie anche a quello, evolvere.
Marta Lock