Per riuscire a volare alto… bisogna prima avere il coraggio di credere… di potersi sollevare da terra…
Esistono momenti della nostra vita in cui ci sentiamo sopraffatti dalla contingenza, dagli accadimenti che si sono susseguiti e che ci hanno condotti verso situazioni o condizioni nelle quali non volevamo realmente trovarci, oppure ci hanno costretti ad adeguarci a circostanze ben distanti dai nostri obiettivi iniziali. In questi delicati frangenti non possiamo non guardarci indietro e prendere atto delle rinunce che nel corso del tempo abbiamo compiuto nascondendoci dietro la razionalità e la maturità dell’essere in grado di mettere da parte ciò che costituiva un desiderio in realtà troppo distante e irraggiungibile per poter essere concretizzato. Ci siamo raccontati che l’equilibrio presuppone anche la capacità di far prevalere la mente sull’emozione, di mettere a tacere il lato possibilista che risiede nella parte di noi legata a un periodo più giovanile e spensierato per far emergere quella più consapevole delle esigenze contingenti, in virtù delle quali è necessario fare un passo indietro rispetto ai sogni per lasciare spazio alla costruzione della nostra vita adulta.
Questo tipo di atteggiamento si riflette in tutti i settori, viene automaticamente applicato quasi senza rendercene conto lasciandoci orgogliosi di noi e della saggezza che sappiamo dimostrare, tuttavia, poiché il destino spesso si diverte a scombinare le carte in tavola e a metterci alla prova per suggerirci che forse potrebbe esservi un’altra via da percorrere, può capitare che in un determinato tratto di quel sicuro cammino che abbiamo intrapreso appaia un’occasione in grado di aprirci la porta verso possibilità differenti da quelle previste e, soprattutto, immaginate. Potrebbe essere un’opportunità che avevamo accantonato tanto tempo prima perché troppo lontana dalla nostra capacità di renderla reale, oppure qualcosa che ci mette di fronte a tutto ciò che ci siamo dati tanto da fare per dimenticare ignorando che in realtà era rimasto latente, avviluppato ai nostri desideri messi a tacere.
Cosa fare a quel punto?
Compiere la scelta coraggiosa che non avremmo mai previsto di considerare oppure volgere lo sguardo fingendo che quella possibilità non sia mai capitata?
E se poi, decidendo di inseguire quel sogno davanti a noi e rischiare per trasformarlo in un progetto realizzato, vedessimo invece sfumare tutto e dovessimo prendere atto del fallimento del tentativo così come della disgregazione definitiva di ogni speranza?
Quel momento è saliente perché determinerà il nostro percorso successivo, l’apertura verso un nuovo modo di essere e di affrontare l’esistenza oppure la conservazione di tutto ciò che è stato fino a quel frangente raggiunto ma che, in fondo a noi stessi lo sappiamo, ci ha impedito di sentirci davvero appagati. Eppure sentiamo che ci manca quella determinazione, quel coraggio che ci permetterebbe di rischiare pur sapendo di poter cadere e tuttavia, quella consapevolezza non ci impedisce di lasciare che i sogni si riaccendano, che ci esortino a tentare perché in fondo è solo attraverso il coraggio che si può ambire a realizzarli, a costruire qualcosa di nuovo laddove fino a poco prima c’era solo un mare calmo e rassicurante, certo, ma non sufficiente a farci sentire appagati.
Può così succedere che a quel bivio decidiamo di prendere il sentiero più impervio, quello più accidentato perché abbiamo compreso il valore dell’azione, di quella temerarietà dimenticata che non può prescindere dalla capacità di inseguire un sogno, di voler realizzare un progetto che credevamo di aver messo da parte, di combattere per qualcosa in cui crediamo davvero e che è l’unica risorsa che abbiamo per spiccare quel volo che ci sembrava troppo ambizioso per far parte della nostra vita.
Può succedere che nel momento in cui decidiamo di credere in noi, consapevoli di poter cadere ma anche di poterci rialzare ancora e ancora, riusciremo a realizzare l’impensabile, il sogno accantonato per mancanza di audacia che però in qualche modo non aveva mai rinunciato a noi, facendoci sentire la sua voce.
Marta Lock