Spesso la forza che abbiamo bisogno di dimostrare… serve a nascondere e proteggere… una fragilità che non riusciamo a rivelare neanche a noi stessi…
Nella società contemporanea sembra sia divenuto necessario costruirsi un’armatura, una corazza che diventa utile per difendersi da tutto ciò che è esterno, tutto ciò con cui quotidianamente ci scontriamo. O sarebbe più giusto dire incontriamo ma in realtà viviamo ormai le relazioni interpersonali, di qualunque tipo esse siano, quasi come qualcosa da guardare in cagnesco, in attesa di chissà quale tiro mancino possa arrivarci non appena abbassiamo la guardia. Certo, ognuno di noi può essersi trovato in situazioni poco piacevoli, spesso perché abbiamo vissuto un errore o una scorrettezza dell’altro come qualcosa fatto ad arte per colpirci o ferirci, senza analizzare la questione da un punto di vista diverso che poteva semplicemente portare alla luce una leggerezza e una mancanza di empatia da parte dell’autore dell’affondo.
A loro volta gli altri, che nella nostra immaginaria guerriglia quotidiana chiamiamo antagonisti, si sono costruiti la loro corazza a causa di differenti percorsi e sentieri lungo i quali hanno incontrato altri individui dai quali si sono dovuti difendere, o hanno creduto di doverlo fare, dando via a un concatenamento continuo di causa ed effetto che non si sa più da dove inizia né dove finirà. Questo perché siamo tutti talmente spaventati dall’accogliere e convivere serenamente con le nostre emozioni, siano esse piacevoli o meno piacevoli, da rendere necessario costruirci un guscio dentro il quale nasconderle e grazie a cui proteggerle dal mondo esterno al punto di arrivare persino quasi a dimenticare che esistano.
Perché ammettere di provare emozioni profonde e intense ci spaventa così tanto da indurci a negarle?
In quale momento abbiamo iniziato a credere che sembriamo più forti soffocando ciò che sentiamo internamente anziché manifestandolo senza timore?
C’è più forza nel fingere di essere inattaccabili o nell’esternare, senza per questo sembrare deboli, tutto ciò che sentiamo e proviamo accettando così l’idea di essere semplicemente umani?
E ancora: per quale motivo dobbiamo necessariamente dimostrare una forza che in alcune situazioni non abbiamo, tanto quanto invece la possediamo in altre, armandoci di una corazza dentro cui perdiamo di vista il vero senso della vita?
A volte la paura diventa molto più forte del rischio di essere felici perché, ebbene sì, sono proprio quelle emozioni, quell’interiorità che tanto ci impegniamo a difendere e proteggere che fanno la differenza tra il vivere e il lasciarsi vivere, saranno proprio quelle di cui ci ricorderemo quando, guardando indietro vedremo quanto cammino abbiamo compiuto. Non saranno i momenti in cui ci siamo chiusi dentro il nostro guscio quelli che sono degni di essere rivisti come la pellicola di un film, bensì quelli in cui ci siamo lasciati andare alla gioia, all’entusiasmo, alla condivisione senza preoccuparci del dopo, semplicemente vivendoli con tutta l’intensità che ci stava coinvolgendo.
Ma se avremo passato tutto il nostro tempo a proteggerci, a difendere una fragilità che non doveva in alcun modo trasparire ma che ci avrebbe permesso di spiccare il volo, anche per un breve istante, anche per un solo giorno, allora quella crisalide dentro la quale abbiamo scelto di avvolgersi sarà stata solo la prigione dorata delle nostre ali di farfalla che avrà dimenticato di voler volare.
Marta Lock