Non dovremmo mai tenerci accanto qualcuno…che non crede di dover fare niente…per indurci a desiderare di non perderlo…
A volte ci troviamo mani e piedi dentro una storia talmente coinvolgente da farci perdere di vista il nostro benessere e le nostre esigenze per dedicare tutte le energie a far sentire al massimo la persona che ci ha rapito il cuore. Se da un lato questo tipo di atteggiamento denota una grande generosità che ci induce a mettere l’altro davanti a noi per rendergli la vita più piacevole e bella possibile, dall’altro in qualche modo evidenzia la nostra paura di essere abbandonati portandoci quindi a renderci così indispensabili da fargli pensare che lasciandoci non troverebbe mai qualcuno che lo appaghi quanto noi.
Inizialmente l’oggetto delle nostre attenzioni si crogiola beatamente nelle innumerevoli coccole e premure che gli riserviamo prendendole come enormi regali da ricevere con gioia e gratitudine, poi con il tempo si abitua dandoli quasi per scontati e riducendo gradualmente l’entusiasmo e la consapevolezza della fortuna di avere accanto una persona tanto premurosa e attenta. A quel punto, sebbene ci sentiamo leggermente frustrati da quella inaspettata diminuzione di calore nel ricevere e in alcuni casi moltiplichiamo gli sforzi per far sentire l’altro appagato mettendo a tacere però quella voce, via via più delusa, che suggerisce che dovremmo iniziare a pensare anche un po’ a noi stessi, ci rendiamo conto di un’assoluta disparità tra ciò che diamo e ciò che in cambio riceviamo.
Questo non significa che doniamo aspettandoci necessariamente o obbligatoriamente un ritorno, ma se è vero che amare significa desiderare che l’altro si senta al massimo quando sta con noi e che la sua vita sia più bella proprio perché ci ha accanto, è anche vero che la stessa sensazione dovremmo sentirla noi e l’altro dovrebbe avere lo stesso impulso a mettere la nostra felicità avanti alla propria…ma guardando la cosa con la dovuta obiettività realizziamo che non è così e questo ci porta a delle inevitabili quanto sincere riflessioni.
E’ giusto rinunciare ai nostri desideri e alle nostre esigenze per soddisfare completamente quelle dell’altro?
La certezza di essere messo al centro della nostra attenzione non potrebbe distoglierlo dalla consapevolezza che anche noi abbiamo una nostra individualità e un nostro ego che vorrebbe sentirsi altrettanto appagato?
Come mai più andiamo avanti e più il nostro desiderio di dedicarci all’altro diminuisce, facendo emergere sempre più prepotentemente l’esigenza di ricevere altrettante attenzioni di quelle generosamente date?
Andando avanti nel rapporto iniziamo a distaccarci da chi ha saputo solo ricevere senza preoccuparsi di dover a sua volta dare, o senza il desiderio di farlo, e desideriamo in modo sempre più impellente di ritrovare noi stessi nelle pieghe di un rapporto sbilanciato che ci ha fatto privilegiare il benessere e le esigenze dell’altro a discapito delle nostre, o per meglio dire facendoci quasi dimenticare di averle; andando avanti siamo in grado di capire che non si può davvero amare un altro se prima di tutto non amiamo noi stessi, perché a quel punto la relazione diventa una ricerca di qualcosa che da soli non siamo in grado di avere, o di una forza data dalla presenza di un altro senza il quale ci sentiremmo deboli.
Un rapporto di tale dipendenza non ci rende autonomi e soprattutto ci fa perdere di vista chi siamo e cosa vogliamo a discapito di ciò che siamo convinti voglia l’altro, entrando in quel circolo vizioso per cui più facciamo e meno ci sentiamo apprezzati rendendoci perennemente insoddisfatti all’interno di un rapporto nel quale noi sembriamo non contare. Distaccarsi però è difficile perché il sentimento sembra essere ancora vivo anche se messo in ombra da un tardivo desiderio di vedere noi allo specchio anziché l’ombra dell’altro sotto la quale viviamo; tuttavia arriva un momento in cui ciò che doniamo non è più sufficiente a farci sentire bene laddove in precedenza aveva bilanciato la carenza nel ricevere, e decidiamo di prendere aria da una situazione in cui abbiamo perso di vista la nostra essenza.
Sarà quello il giorno in cui riprenderemo in mano la nostra individualità, assecondando l’esigenza di ricostruirci anche da capo qualora si rendesse necessario, e allontaneremo l’oggetto delle nostre attenzioni, la persona che avevamo fatto di tutto per rendere felice a discapito di ciò che avrebbe reso felici noi, o che aveva innescato quel meccanismo per cui avevamo preferito renderci indispensabili piuttosto che vederla andare via; sarà quello il giorno in cui capiremo che per amare non bisogna scegliere l’altro e rinunciare a noi, che dobbiamo prima di tutto costruire una nostra delineata identità prima di poterci dare a un’altra persona…che forse in un rapporto in cui sentiamo di dover fare tanto per trattenere qualcuno e per farlo sentire importante dimentichiamo che anche noi abbiamo bisogno di attenzioni, di cure, di essere messi a volte su di un piedistallo…anche noi abbiamo bisogno di un motivo per non andare via.
Marta Lock