Dietro l’angolo

A volte dobbiamo provare a cambiare tutto… per giungere alla consapevolezza… di non voler cambiare niente…

La nostra società, tanto veloce e accelerata quanto statica e convenzionale sotto altri punti di vista, da un lato accoglie l’attitudine al cambiamento come una risorsa importante per mettersi in gioco e accettare nuove sfide volte all’accrescimento e all’evoluzione personale, professionale e sociale, dall’altro però si rivela spesso ancora legata a una mentalità più tradizionale e ormai quasi anacronistica, secondo la quale bisogna mantenere ben saldo ciò che si ha o che si è ottenuto perché il salto nel buio verso ciò che non si è ancora conosciuto e sperimentato può generare un errore, un peggioramento, una caduta. Oppure, e questo forse è l’aspetto più bizzarro della questione, chi mostra una spontanea attitudine al cambiamento viene addirittura guardato con sospetto e considerato incostante e inaffidabile, quando non sottoposto alla minaccia psicologica di non avere poi la possibilità di tornare indietro.

Perché in un mondo tanto evoluto e progressista le persone proiettate e fortemente inclini al cambiamento vengono viste con accezione negativa?

Come mai è tanto difficile comprendere che, al di là della propria personale inclinazione, ognuno debba procedere nell’esistenza nel modo che ritiene più adeguato alla sua indole?

Non è forse vero che è solo sbagliando, cadendo e sperimentando che si può comprendere l’importanza reale di qualcosa anche se per giungere a quella consapevolezza è stato necessario perderla o allontanarsene?

Cos’è che fa davvero paura, il coraggio di chi rischia tentando o il limite che si autoimpone chi sa di non avere sufficiente determinazione per mettersi in gioco, e dunque in qualche modo teme a sua volta di fare nell’immobilità una scelta altrettanto sbagliata?

La capacità di andare oltre ciò che già abbiamo, o che abbiamo ottenuto, è spesso considerata con l’accezione negativa del non sapersi accontentare eppure è proprio in virtù di quell’impulso, di quel coraggio, che si possono scoprire nuove strade, sperimentare inediti percorsi, tracciare una linea iniziale verso un’evoluzione che può essere utile anche ad altri, come è stato nel corso della storia moderna. Dunque l’analoga tendenza alla scoperta di se stessi non può essere vista come un ostacolo, un difetto, un’incapacità di adattarsi a ciò che è già stato acquisito bensì dovrebbe essere accolta come un modo che alcune persone hanno, di assecondare la propria curiosità innata, la spinta verso un progresso personale e professionale che impedisce loro di fermarsi alla prima conquista e di voler sbirciare, provare, ciò che si nasconde dietro l’angolo, a un solo passo da quel muro di certezze dietro cui si barrica chi invece preferisce restare dove si trova.

Chi accetta di vivere nella paura del cambiamento non dovrebbe guardare con circospezione chi invece sente lo stimolo di buttarsi, sperimentare, cadere e poi rialzarsi, sorridere a quell’esperienza anche se ha lasciato cicatrici perché sarà proprio in virtù degli sbagli che avrà imparato a seguire la strada migliore per sé, sarà esattamente grazie alla spinta propulsiva verso tutto ciò che è ancora da conoscere che può guardarsi indietro e comprendere quanto fossero importanti le cose che si è lasciato alle spalle. E forse sarà esattamente grazie a quel necessario cambiamento che potrà decidere di provare a tornare sui propri passi e recuperare ciò che di quel passato era davvero importante e di cui, senza l’allontanamento, non avrebbe forse mai compreso il reale valore.

Certo, non sempre si ha la possibilità di avere una seconda occasione e non sempre ciò che a posteriori sappiamo quanto fosse giusto e perfetto per noi può essere recuperato o ricomposto per dare vita a nuova realtà basata sull’appena conseguita consapevolezza, tuttavia quando ciò diventa possibile, perché forse in fondo un’altra opportunità può esserci, allora il consolidamento diviene base per procedere e affrontare la successiva evoluzione, quella che la nostra indole ci spingerà costantemente a ricercare. E anche se gli altri, i timorosi, continueranno a considerarci come irriducibili incontentabili, noi sorrideremo perché sapremo che quella è la strada che ci condurrà a nuove conquiste e nuove scoperte sulla strada verso le persone che vorremo diventare.

 

 

Marta Lock