Il giorno in cui ciò che non abbiamo fatto…peserà più di ciò che pensiamo di aver buttato al vento…sarà quello in cui capiremo l’inutilità di trattenere le emozioni…
Le esperienze passate, soprattutto quando ci hanno toccati nel profondo o ci hanno delusi profondamente, ci inducono inevitabilmente a cambiare atteggiamento nei confronti delle persone che incontriamo successivamente e nel nostro modo di affrontare e vivere le sensazioni che ogni nuovo incontro suscita. Questo perché diventa necessario tutelare la nostra sensibilità e la nostra parte più fragile indossando maschere via via più stratificate e stratificanti che non permetteranno più ad altri di colpire il punto nel quale abbiamo le ferite più profonde.
Quindi ci buttiamo nel mondo e sugli incontri sicuri grazie alla ritrovata forza e inaccessibilità, corazzati contro ogni possibilità di lasciarci andare e di conseguenza di soffrire e ben determinati a darcela a gambe qualora avvertissimo la benché minima sensazione di pericolo. Tutto ciò provoca nelle persone che incontriamo in quella fase una sorta di amore odio, perché se da un lato la nostra volontà di trattenerci le infastidisce, dall’altro scatena quella sfida che le porta a voler essere le uniche in grado di conquistare il nostro cuore; ma l’unico risultato che ottengono è di farci irrigidire nella nostra posizione non tanto per dispetto quanto perché sappiamo di non essere una terra da conquistare, semplicemente persone che hanno deciso di tenere le emozioni troppo coinvolgenti ben lontane dalla propria esistenza. E questo è ciò che ci siamo ripetuti talmente tante volte da credere che sia vero.
Poi però dopo tanto sbandierare ai quattro venti quanto siamo indipendenti emotivamente da qualsiasi possibilità di provare emozioni, dal saperci innamorare, dal lasciarci andare a ciò che abbiamo catalogato come atteggiamenti pateticamente sdolcinati, forse solo perché è stato così che ci ha fatti sentire chi li aveva ricevuti da noi non sapendoli apprezzare, incontriamo quell’unica persona capace di far vacillare tutte le nostre sicurezze e di far sciogliere gli strati delle maschere che indossiamo come se fossero neve al sole. E di colpo ci sentiamo fragili, spaventati e le nostre certezze vacillano così tanto da portarci a ricacciare e chiudere in un angolo nascosto del nostro cuore quelle emozioni che inevitabilmente lo scaldano.
Perché scegliamo di rinunciare alle emozioni?
Cos’è che ci spaventa tanto nel metterci in gioco e rischiare di essere felici?
Ci fa davvero stare bene, a lungo andare, un percorso privo di sensazioni intense e dominato dall’immobilità del non fare ciò che il cuore ci spingerebbe invece a fare?
E’ giusto farci condizionare nel presente dagli errori di valutazione compiuti nel passato a causa di quella spontaneità che ora tentiamo disperatamente di soffocare?
Nel momento in cui la minaccia del contatto con le emozioni, che nonostante le nostre resistenze l’altro ci suscita, diventa di momento in momento più forte altrettanto diviene impellente il bisogno di compiere una scelta, questo non tanto perché sia lui a chiedercelo, quanto perché sono le nostre pulsioni profonde a bussare in modo gradualmente più assordante alla porta della nostra anima. A quel punto, forse perché troppo spaventati o presi dal vortice della nostra vita nella quale ci siamo convinti di non aver posto per un rapporto che ci coinvolga il cuore e la testa, forse perché crediamo di non volere qualcosa che ci distolga da noi stessi e da ciò che abbiamo deciso debba essere prioritario o forse perché, sebbene non riusciamo ad ammetterlo, non siamo pronti per confrontarci con le nostre emozioni più profonde che sono ancora lì ferite e sanguinanti a causa del passato e che rimarranno uguali finché non decideremo di affrontarle e risolverne le motivazioni anziché ignorarle e nasconderle, a quel punto decidiamo di allontanarci.
Con il tempo, guardandoci indietro potremmo però renderci conto di aver fatto un grande errore, perché le nostre ferite sono rimaste lì e, nonostante ci siamo tutelati e abbiamo scelto di non mettere a rischio quella parte fragile che per tanto tempo abbiamo nascosto e protetto, sanguinano forse più di prima e questa volta non perché ci siamo resi inaccessibili bensì perché sentiamo forte il rimpianto accompagnato dal dubbio di aver lasciato andare quell’unico qualcuno che avrebbe guardato in fondo alla nostra anima senza per questo colpirla.
Con il tempo potremmo renderci conto di quanto abbiamo sbagliato a trattenerci, a difenderci, a tutelarci e a soffocare quella marea di emozioni per evitare di soffrire, salvo poi stare ancora lì a pensare e ripensare a quella perdita con il rimpianto pungente di non aver vissuto il sentimento che sentivamo nascere, con il tempo dunque potremmo trovarci a comprendere quanto tutto ciò…sia stato inutile.
Marta Lock