Elogio del dubbio

Il momento in cui crediamo di essere abbastanza maturi… da avere tutte le risposte… è proprio quello nel quale dovremmo ricominciare… a farci domande…

Il rapporto con noi stessi viene spesso inevitabilmente influenzato dai luoghi comuni che vengono dall’esterno, quella serie infinita e spesso generalizzante di informazioni e di regole automatiche tendenti a schematizzare e a far rientrare gli individui all’interno di settori ben precisi; secondo questo giudizio comune chi è sfuggente ha qualcosa da nascondere oppure non ha il coraggio di affrontare la realtà, chi è dubbioso è un insicuro cronico, chi cambia il suo punto di vista è inaffidabile e così via, etichettando di fatto l’umanità con parametri superficiali che non vanno a fondo delle reali sfaccettature degli individui. Crescendo necessariamente all’interno della società non possiamo fare a meno di accogliere assunti e a strutturare la nostra personalità adulta attenendoci a quelle regole di base scegliendo quale tipo di persona vogliamo essere, ricordando che è solo perseguendo con determinazione e decisione gli obiettivi e le certezze che possiamo diventare gli adulti a cui aspiriamo, quelli che mostreranno a quella giudicante società che siamo perfettamente affini ai suoi insegnamenti.

In questo percorso di perseguimento dell’equilibrio e della maturità necessaria per sentirci adulti dimentichiamo però di ascoltare la nostra vera natura, quella che forse non ci condurrebbe verso l’adesione quasi arrendevole alle regole esterne, quella che non si ostinerebbe a perseguire un obiettivo o a sostenere una tesi malgrado tutto intorno ci stia suggerendo di fermarci, riflettere, mettere in dubbio quelle apparenti certezze dalle quali abbiamo deciso di non derogare. Siamo diventati grandi, ci diciamo, non possiamo continuare a sperimentare o andare avanti per tentativi altrimenti a rischieremmo di apparire instabili, incoerenti, inaffidabili.

Davanti a chi?

Chi è che può giudicare ciò che sentiamo dentro di noi e ciò verso cui di volta in volta decidiamo di tendere ascoltando solo noi stessi?

Per quale motivo invece non accogliamo il dubbio e la capacità di mettere in discussione verità e percorsi che sono stati giusti per un certo periodo ma che ora non lo sono più?

Non è forse vero che è solo in virtù della ricerca, dell’attitudine a essere capaci di scoprire qualcosa di nuovo di noi e di ciò che ci circonda, che si può salire verso gradini più alti di consapevolezza e di apertura verso nuove conoscenze?

La chiusura verso tutto ciò che non appartiene alle nostre convinzioni, quelle acquisite nel corso del tempo certo, ma mai assolutamente vere per il semplice ed evidente motivo che non esiste una verità universale adattabile a ogni essere umano, ci conduce a una rigidità di pensiero e di atteggiamento che ferma il nostro percorso evolutivo, ci impedisce di riflettere con obiettività su scelte e comportamenti i quali, pur avendo costituito dei punti fermi essenziali del nostro passato, non è affatto detto che possano esserlo anche del presente o del futuro. Farci delle domande, scardinare le certezze che ormai sono limitanti e superate per il percorso attuale, non solo dimostra una grande sicurezza in noi stessi ma anche una maturità persino più elevata di quella che siamo convinti di avere aggrappandoci ostinatamente ai punti fermi, perché non è ciò che siamo a essere messo in dubbio, bensì ciò che siamo convinti di sapere e di aver acquisito considerandolo un punto di arrivo.

In realtà nell’esistenza non esistono punti di arrivo definitivi, tutto diviene la partenza per una nuova esplorazione, per un nuovo cammino di crescita che si può concretizzare solo attraverso un approccio aperto all’ascolto, disponibile anche a rivoluzionare le convinzioni precedenti se i fatti e le circostanze ci dimostrano che la strada migliore è quella che intraprenderemo sovvertendo quelle certezze. E così dubbio dopo dubbio, domanda dopo domanda, continueremo quel cammino evolutivo che ci permetterà di lasciarci andare al desiderio costante di diventare persone migliori.

 

 

Marta Lock