L’amore ci appare tanto più irraggiungibile… quanto più elevato è il concetto che ne abbiamo… facendoci dimenticare che forse nella realtà… l’ideale non esiste…
Quante volte, fin da piccoli, abbiamo sentito parlare del grande amore, quello che durerà per sempre?
In quante occasioni ci siamo domandati perché non riuscivamo mai a incontrarlo?
Siamo noi a non essere predisposti oppure le belle favole che ci avevano raccontato hanno contribuito a creare un ideale troppo alto che nella realtà è introvabile?
E come mai, se guardiamo i nostri trascorsi sentimentali, forse le sensazioni più intense ce le hanno suscitate proprio le persone che non siamo mai riusciti a conquistare completamente?
Dobbiamo allora arrenderci al concetto che un amore per essere eterno deve essere impossibile?
Nella nostra infanzia, e nella nostra adolescenza, quando il romanticismo era ancora puro, acerbo e non era stato sepolto dalle delusioni e disillusioni che molto spesso caratterizzano l’età adulta, abbiamo fermamente creduto di poter trovare quell’amore che avrebbe accompagnato tutta la nostra esistenza, quello che avevamo visto vivere ai nostri nonni, insieme per tutta la vita e legati nonostante le difficoltà attraversate. E ci siamo cullati dentro questo morbido ideale ogni volta che incontravamo qualcuno che ci faceva battere il cuore e se anche dopo un attimo finiva, eravamo subito pronti a credere, ancora e ancora.
Poi siamo cresciuti, abbiamo sperimentato, ci siamo innamorati davvero e ci siamo aggrappati alla chimera di quel per sempre che ci avevano raccontato essere l’unico presupposto affinché qualcosa potesse essere definito vero amore. Ma, nel momento in cui quel qualcosa è finito ci siamo sentiti destabilizzati, confusi, ancor più quando sentivamo che eravamo stati noi i responsabili della fine, quando eravamo stati noi a capire che la fiamma si era spenta e non ci sentivamo più coinvolti al punto di voler proseguire il nostro cammino insieme a quella persona. Così ci siamo rimessi in gioco, con più fatica di quando eravamo più piccoli, perché più diffidenti, meno entusiasti, più orientati a partire lentamente anziché inserire subito la quarta. E può essere proprio in quel frangente che abbiamo incontrato, o ci siamo letteralmente scontrati con quella particolare persona che è arrivata come un fulmine nella nostra esistenza e che, con altrettanta irruenza, l’ha cambiata.
Perché tutto sembra essere fuori dalle righe, tutto è diverso dal mare calmo che avevamo conosciuto prima, ogni cosa è al tempo stesso una scoperta ma anche una lotta, a volte contro le circostanze, altre contro impegni lavorativi impellenti, altre ancora contro i rispettivi caratteri che non si allineano così come non si riescono ad allineare i momenti. Certo un rapporto tanto disordinato, casuale, indefinito o conflittuale, ci fa sentire incredibilmente vivi, niente a che vedere con la noia che ci aveva assalito con altri, quando era passato l’entusiasmo iniziale inducendoci ad allontanarci perché capivamo che il grande amore, che pensavamo fosse, in realtà era finito. Dunque ci troviamo davanti al dubbio che i precedenti, se avevano avuto un inizio e una fine, non potevano essere ciò che stavamo cercando, cioè l’unico, mentre quello che, nonostante le difficoltà continua a sopravvivere, sicuramente lo è.
Perciò ci dobbiamo rassegnare a questo? Se non possiamo averlo completamente è amore eterno e se possiamo averlo siamo destinati a vederlo finire?
Forse anziché aspettarci un eterno che probabilmente non esiste, dovremmo prendere in considerazione solo l’intensità del sentimento, che non è reso più importante dalla sua durata nel tempo bensì da quanto ci fa sentire bene finché c’è, e non decidere che solo perché qualcosa resta incompiuto – ed è forse quello il motivo per cui continua ad andare avanti -, tornando periodicamente a farci visita, sia più forte o vero di qualcosa di più stabile e che abbiamo potuto vivere pienamente, sentendocene completamente coinvolti.
E così accettando la fine come il percorso naturale e fisiologico delle cose, come l’apertura a un nuovo inizio, e valutando un sentimento per l’importanza che ha avuto finché era lì e non per quanto abbiamo cercato di ottenerlo mentre ci sfuggiva, scoprendo che quel per sempre a cui tanto aspiriamo può non esistere o può essere solo nella memoria e nelle sensazioni che ci ha lasciato senza per questo annullare l’importanza e l’intensità delle emozioni vissute, possiamo darci l’opportunità di continuare a essere felici, eternamente nel ricordo fino al momento in cui ricominceremo a credere a un nuovo eterno.
Marta Lock