Fermati…fermami

Spesso ci rammarichiamo…per non aver saputo fermare qualcuno…o trattenerlo…dimenticando di valutare l’opzione…che sia stato l’altro incapace di fermare noi…o non abbastanza forte da trattenerci…

Inevitabilmente dopo la fine di una storia importante, che ci ha riempito l’esistenza, ci ha cambiati, aiutati a crescere, insegnandoci anche a modificare e smussare gli angoli più acuti del nostro carattere che ci hanno permesso di diventare, in alcune occasioni, più malleabili e adattabili, e nella quale abbiamo creduto con tutte le forze, investito tutte le energie, ci troviamo a domandarci come sia stato possibile che ci sia sfuggita via dalle mani. Nella nostra testa si affollano mille domande, centinaia di volte ripercorriamo i momenti nei quali avremmo dovuto notare l’inizio dell’allontanamento, domandandoci quali e quanti segnali, che non abbiamo saputo cogliere, vi siano stati.

Durante il percorso a ritroso in quella che credevamo sarebbe stata la storia della vita, evidenziamo con chiarezza, unita a forti sensi di colpa, tutti i nostri errori, attribuendo loro un peso anche maggiore di quanto in realtà ne abbiano avuto, continuando a focalizzare la nostra attenzione sull’infinità di cose che avremmo potuto dire e fare per tentare di fermare la persona che aveva conquistato il nostro cuore. Ci assale il tormento di non aver fatto abbastanza per trattenerla, per parlarle quando eravamo ancora in tempo, per aver commesso tanti, troppi errori da aver provocato il suo definitivo allontanamento.

E’ davvero così?

E’ possibile agire nel campo dei sentimenti con la stessa determinazione e forza di volontà che applichiamo nella sfera pratica?

Oppure dobbiamo rassegnarci ad accettare la matrice destinica che le emozioni hanno, prendendo atto del fatto che non abbiamo nessun controllo sul principio e sulla fine di una relazione?

Perché è così facile accettare che l’inizio di un amore ci travolga e ci sconvolga nel momento in cui meno ce lo aspettiamo, mentre difficile, se non a volte impossibile, è credere che altrettanto repentinamente possa uscire dalla nostra vita?

Forse perché siamo talmente abituati ad avere il controllo totale della nostra esistenza e delle nostre azioni da non poter accettare che qualcosa vada oltre la nostra sfera d’azione e la nostra volontà, perché renderci conto che tutte le certezze faticosamente costruite nel tempo del rapporto, la condivisione che avevamo accolto inizialmente a fatica nel nostro modo di pensare, improvvisamente vengono meno senza un perché logico, razionale o analizzabile, ci spiazza e ci fa sentire impotenti. Perciò preferiamo cercare una colpa dentro di noi piuttosto che ammettere di non avere, in campo emotivo, alcuna facoltà decisionale; molti di noi preferiscono addirittura convincersi di aver subìto un tradimento piuttosto che accettare la fine di un sentimento.

Nel vortice di domande, di ricordi, di sensi di colpa, di fughe non fermate, di analisi di ogni nostro comportamento per capire dove abbiamo sbagliato, perdiamo però di vista una valutazione importante: anche noi siamo essere emotivi, anche noi abbiamo amato, dato, creduto, e vissuto quella stessa storia per la fine della quale ci stiamo addossando ogni responsabilità. Quindi anche l’altro, in fondo, avrebbe potuto fare o dire qualcosa per fermare noi, avrebbe potuto avvicinarsi, parlarci, tentare di costruire invece di distruggere; avrebbe anche potuto investire le sue energie per inseguirci a sua volta, anziché solo e unicamente per scappare, lasciando a noi la responsabilità di una fine che forse sarebbe comunque arrivata.

Forse nella paura di non essere più capace di trattenerci, o di non poterlo fare con sufficiente forza, ha scelto di fuggire, lasciandoci a domandarci cosa avremmo potuto fare per fermarlo…piuttosto che vederci andare via per non essere stato lui capace di fermare noi.

Marta Lock