Fidarsi un po’

La diffidenza non è sinonimo di sfiducia… la diffidenza rappresenta il prudente e sano dubbio… che desidera solo essere dissolto con le conferme…

Esiste una fase nella nostra vita, un punto di arrivo dopo tante tempeste, un approdo in un lido tranquillo grazie al quale finalmente ci sembra di poter tirare un sospiro di sollievo, nella quale siamo perfettamente consapevoli della nostra forza, della capacità di aver superato ostacoli e di aver oltrepassato muri invalicabili, ma in cui sappiamo perfettamente quante volte ci siamo dovuti ricredere su qualcuno. Oppure ci siamo trovati in situazioni impensate per eccesso di fiducia, perché se siamo persone corrette, limpide, trasparenti, facciamo fatica a vedere il mondo con occhi diversi e concepire che esista qualcuno che non sia, o si comporti, tanto correttamente come faremmo noi.

Nonostante ciò però, la vita ci ha messi davanti all’evidenza che invece ci sono anche individui che hanno un senso della moralità, o dell’onestà, che rompe i confini e gli argini di ciò che è giusto per noi per entrare in un territorio che non conoscevamo, costringendoci a confrontarci anche con quel tipo di realtà. Nonostante questo, se siamo persone positive, fiduciose e ottimiste, facciamo comunque fatica a entrare nell’ottica della diffidenza, così continuiamo ad andare avanti per la nostra strada scegliendo di credere al prossimo fino a prova contraria. Ma, per quelle strane dinamiche di natura destinica, torniamo a scontrarci con quelle ombre, come se dovessimo continuare a rimbalzare contro ciò che è tanto diverso dal nostro modo di essere per capire come affrontarlo, o per accettarne infine l’esistenza e imparare a tutelarci.

Perciò arriviamo a quella famosa fase in cui il dubbio è la nostra salvezza, in cui il non dare subito fiducia diviene autodifesa ma anche strumento fondamentale per darci il tempo di capire chi abbiamo davanti prima di aprire una porta, che si tratti di un rapporto professionale, di amicizia o sentimentale, campo quello che segna sempre le ferite più brucianti. E così sembriamo essere giunti all’estremo opposto, quello in cui non credere è prioritario e il mettere in discussione ogni cosa un imperativo irrinunciabile, salvo poi trovarci di fronte a persone che scappano temendo che siamo troppo difficili, troppo complicati, troppo problematici, insomma troppo impegnativi.

Perché passiamo da un estremo all’altro?

Come mai l’autotutela ci porta a essere sospettosi, prima che aperti alla spontanea conoscenza, al punto di sembrare aggressivi?

Quand’è che da inguaribili ottimisti siamo diventati i detective del chissà cosa c’è dietro?

Le esperienze del passato ci hanno fatti crescere, ci hanno insegnato a essere più equilibrati tra i lembi opposti della nostra personalità, non solo, in qualche modo, pur non cancellando la nostra natura, l’hanno plasmata e modificata quella personalità, permettendoci di diventare adulti. La fiducia disattesa, a volte ingannata, altre semplicemente messa alla prova in alcuni campi che poi però hanno generato un atteggiamento differente anche negli altri, è stata la prova necessaria per farci esplorare frammenti di noi che sarebbero rimasti nascosti. E’ stato il momento di crescita più importante dopo il quale ci siamo deframmentati, ma poi ricostruiti in modo più consapevole, senza innalzare una barriera che ci impedirebbe di provare, ancora e ancora, a rimetterci in gioco. Quello è un passaggio precedente superato e che non ci faceva sentire bene perché sapevamo di nutrire in fondo a noi un rifiuto nei confronti delle emozioni, della possibilità di lasciarle fluire.

No, quello attuale è il momento più importante perché abbiamo capito l’importanza dei ritmi lenti, abbiamo scoperto la ricchezza dell’aspettare di conoscere chi ci sta davanti, abbiamo appreso che dubitare non significa non fidarsi, semplicemente attendere con prudenza che il tempo e le azioni parlino da sé. E chi si trova di fronte a noi, se a sua volta saprà di essere limpido, trasparente, assolutamente senza nulla da celare nell’ombra, non scapperà perché a sua volta capirà che gli stiamo silenziosamente chiedendo di dissiparli quei dubbi e quelle ombre.

E attraverso le conferme, giorno dopo giorno, restando lì, lo farà, conquisterà quella fiducia che altri avevano fatto tanto per farci perdere.

 

Marta Lock