Non si può vivere aspettando che qualcosa accada…ma neanche rinunciare alla speranza che si verifichi…forse la cosa più giusta…è riempire il tempo dell’attesa…vivendo…
Nel corso della nostra vita incontriamo moltissime persone con le quali intrecciamo delle relazioni importanti che diventano nel tempo, un punto di riferimento importante, un termine di paragone necessario per stabilire quale intensità dobbiamo sentire per comprendere di essere coinvolti.
Questo vale sia per le amicizie, che abbiamo imparato a selezionare man mano che la vita ci ha messo davanti a lezioni anche dure, facendoci riflettere sul comportamento di chi teneva davvero a noi e chi invece semplicemente fingeva, che per gli amori che, volenti o nolenti, hanno segnato il nostro cammino facendoci provare fantastiche gioie ma anche tanti dolori.
Abbiamo superato tempeste, abbiamo ferito profondamente qualcuno e siamo stati terribilmente feriti da qualcun altro, fino a giungere alla consapevolezza di quanto forti devono essere i nostri sentimenti, indipendentemente dal fatto che ci facciano stare bene o male, per poter dire di amare qualcuno. Perciò crescendo diventa gradualmente più difficile innamorarsi, non tanto perché ci siamo induriti – quella in realtà e più una reazione di difesa alla sofferenza, una resistenza a qualcosa che ci fa paura – quanto perché diventiamo coscienti di cosa dover provare, sentire, respirare per essere davvero coinvolti.
Poi un giorno, quando meno ce lo aspettiamo, capita di incontrare quello sguardo che
silenziosamente speravano di incrociare, quello capace di provocarci lo strano batticuore che sentivamo tanti anni prima, quando l’equilibrio dell’età adulta non aveva ancora stabilito dei parametri emotivi. La reciprocità di quella strana sensazione è da subito evidente e scatena un coinvolgimento talmente forte da superare in intensità qualsiasi cosa abbiamo mai provato in precedenza; contemporaneamente a questo uragano sentimentale appaiono però alcune note stonate che non ci permettono di sentirci sereni. Il rapporto diventa un’altalena passionale che da un lato aumenta in modo esponenziale il legame con l’altro mentre dall’altro lato ci dà l’impressione che la cosa possa sfuggirci di mano da un momento all’altro, cosa che, dopo un periodo più o meno lungo, accade davvero.
Il dolore è intenso come mai prima d’allora, accompagnato però dalla stranissima sensazione e convinzione che quella sia la nostra persona, l’altra meta di noi, l’amore della vita che aspettavamo da sempre.
Allora perché non siamo riusciti ad andare avanti?
Per quale motivo se quella è la persona giusta è stato necessario un distacco tanto doloroso?
Perché se è l’amore della nostra vita ci ha provocato dolori tanto intensi e l’esigenza di fuggire per salvaguardare noi stessi?
Nel momento in cui diventa inevitabile distaccarsi da un tale vortice di passione e sofferenza sappiamo che l’urgenza maggiore sta nel tutelare noi stessi da un rapporto che in quel momento non ci fa bene, e nonostante l’allontanamento sia difficile serve però a salvaguardarci da un qualcosa che potrebbe danneggiarci, sicuri che, superata la fase acuta, ricominceremo daccapo come tutte le altre volte. Quella persona però torna periodicamente nei nostri pensieri, così, all’improvviso, quando meno ce lo aspettiamo o quando siamo sicuri di averla dimenticata, non perché lei, probabilmente altrettanto spaventata quanto noi da un sentimento tanto forte quanto pericoloso, torni a farsi viva, bensì perché il destino, la vita, la fatalità delle cose, ci porta periodicamente a imbatterci in situazioni o eventi che ce la fanno ricordare.
E ogni volta che ricordiamo riemerge tutta l’intensità mai spenta, solo addormentata come un fuoco sotto la cenere, e la convinzione che quella e solo quella è e sarà sempre la nostra persona, l’amore della nostra vita, il nostro destino che abbiamo incontrato in un momento sbagliato per l’uno o per l’altro, o per entrambi, ma che è servito a farci sapere che c’è, che esiste e che prima o poi la rincontreremo, quando i tempi saranno maturi per entrambi e saremo pronti ad amarci di quell’amore che non ci farà più stare male.
Forse un giorno non molto lontano anche l’altro sarà in grado di accogliere dentro se stesso la consapevolezza di aver già incontrato la sua persona, e, pensando all’intensità di quanto provato saprà di non poter più sprecare tempo a cercare qualcosa che ha già; forse quel giorno ci cercherà verrà a prenderci, trovandoci ad aspettarlo.
Marta Lock