La certezza che qualcuno ci aspetti… ogni volta che decidiamo di tornare… verrà meno quando ci renderemo conto che cercandolo… non sarà più lì…
Quanti di noi hanno vissuto, almeno una volta nella vita sentimentale, una di quelle relazioni tira e molla in cui ogni ritorno sembrava più confuso della precedente chiusura?
Quali rospi abbiamo dovuto mandare giù adattandoci completamente all’ottovolante gestito dall’altro su cui nostro malgrado siamo dovuti salire, se volevamo mantenere vivo il rapporto?
Con quanta sicurezza in se stesso abbiamo visto, e permesso, fare all’altra parte il bello e il cattivo tempo a cui noi, pur cercando di resistere, non potevamo fare a meno di sottostare perché stare con quella persona era tutto ciò che sentivamo di volere?
Perché l’altro, nella sua prepotenza di bambino capriccioso, giocava con i nostri sentimenti pur sapendo quanto fossero profondi, quasi come se l’allontanarsi fosse un modo per misurare il suo potere emotivo su di noi o per scoprire quante volte ancora lo avremmo accolto?
Tutto in quella relazione sembrava sbagliato, inadatto a noi, un qualcosa che non ci appagava, eppure non riuscivamo a distaccarci quasi fossimo vittime di un incantesimo da cui nessun principe, o nessuna principessa, veniva mai a svegliarci. Questo non significa che eravamo costretti in modo esplicito a sottostare alle sue condizioni ma era fin troppo chiaro che i presupposti per relazionarci erano quelli e se non li avessimo accettati probabilmente tutto sarebbe finito. E non era ciò che volevamo, non era ciò che eravamo in grado di affrontare.
Perché la sintonia mentale sembrava forte, magnetica, perché l’attrazione era troppo profonda e perché l’altro incarnava in tutto e per tutto il nostro ideale, quello che avevamo sempre aspettato, quello che sognavamo da sempre… tranne che per quel piccolo dettaglio, quella nota stonata che lo portava a fuggire continuamente pur non volendo affatto uscire dalla nostra vita, quel fastidioso modo di fare che lo induceva a tirare il sasso e subito dopo a nascondere la mano lasciandoci sempre in bocca il gusto amaro dell’incertezza, del dubbio, forse un po’ per gioco forse un po’ per insicurezza emotiva, per paura di scoprire la propria interiorità, l’altro, convinto che manifestare equivalesse a farsi vedere deboli. Così quel voler tenere in mano ben strette le redini di un rapporto che soddisfaceva solo una delle due parti della coppia, ha portato noi ad abituarci a vivere dentro una non relazione in cui la nostra individualità e la nostra capacità di scoprirci senza timori ci ha allontanati da un’egemonia emotiva dentro la quale stavamo bene solo a piccoli attimi, durante piccoli ritagli mentre tutto il resto della nostra vita iniziava a ruotare intorno ad altre sfere di interesse, momenti di cui l’altro non era partecipe.
Man mano che la relazione andava avanti, noi ci distaccavamo, ogni volta che l’altro si allontanava le nostre reazioni erano sempre più indifferenti, non tanto per mancanza di sentimento quanto perché ormai conoscevamo bene il gioco e sapevamo con certezza che, trascorso un determinato spazio di tempo deciso, ovviamente, dall’altro, sarebbe tornato a cercarci, come sempre, come se nulla fosse, come se non si fosse mai allontanato, senza dare spiegazioni, senza prendersi responsabilità, senza fare mai quel passo deciso e determinato che speravamo prima o poi sarebbe arrivato a fare. Noi però, durante i lunghi periodi trascorsi da soli, mentre coltivavamo i nostri interessi, mentre cercavamo o aspettavamo l’appagamento emotivo che il fuggitivo non ci aveva mai dato, abbiamo incrociato il cammino di persone molto più morbide, molto più presenti, molto più mature ed equilibrate e abbiamo scoperto di noi un lato che avevamo dimenticato, quello che si vuole bene, quello che non ha bisogno di vincere una sfida per sentirsi amato o gratificato nella sua interiorità, quello che sceglie di non sottostare più alle regole di chi non ascolta nessun’altra voce se non la propria.
Noi in quei lunghi periodi di distacco siamo diventati forti abbastanza per sapere cosa desideriamo davvero e per capire che meritiamo di più che un fantasma che appare e scompare a suo piacimento seguendo solo e unicamente i suoi ritmi, le sue esigenze e i suoi capricci; noi in quei lunghi periodi abbiamo maturato la scelta di non farci più trovare all’ennesimo ritorno a meno che l’altro non voglia ascoltare anche la nostra di voce… perché siamo diventati forti abbastanza per vivere senza quell’ottovolante emotivo che voleva gestire la nostra emotività.
Marta Lock