Fotografie

Ciò che vediamo con gli occhi… viene dimenticato prima di ciò che sentiamo con il cuore… perché la memoria dell’anima è molto più lunga… di quella della mente…

Quante volte dopo un po’ di tempo che ci siamo allontanati da una persona ci riesce difficile ricordarne i dettagli?

In quante occasioni, pur sforzandoci, non ci tornano in mente quelle caratteristiche che tanto avevano costituito ciò che sembrava averci conquistati nel momento in cui avevamo vissuto l’emozione?

Perché sembriamo dimenticare proprio ciò che vorremmo invece a tutti i costi ricordare?

E ancora, per quale motivo se i contorni, i dettagli, sono sfumati e indefiniti, abbiamo invece tutto questo desiderio di ricordarli?

Ciò che rende un ricordo, un’esperienza del passato, un qualcosa che al momento ci era apparso tanto bello, così tanto forte e intenso da disegnare un solco profondo sul vinile della nostra memoria, non è l’esteriorità, il colore degli occhi, la forma del viso, bensì l’emozione che ci ha investiti nell’attimo, più o meno lungo, in cui ci siamo trovati faccia a faccia con lei. Ed è proprio quella spinta, quel forte desiderio a volerne ricordare i dettagli che ci suggerisce quanto sia stata importante quell’esperienza, momento importante del nostro vissuto.

Questo può succederci quando ripensiamo a un dolore dal quale a fatica siamo usciti, di cui ricordiamo perfettamente ogni virgola, ogni dettaglio di tutto ciò che ha provocato all’interno di noi, ricordiamo il senso di distacco, di privazione e di sofferenza che abbiamo provato. Però, anche se facciamo un incredibile sforzo di memoria, non riusciamo a ricordare il luogo in cui l’abbiamo affrontato quel distacco, o l’abbigliamento dell’altro che ci stava ferendo, il taglio di capelli, la piega della bocca… dettagli che per i nostri occhi forse erano importanti in quel momento ma poi la nostra anima ha scelto di escludere la memoria della mente perché per lei erano importanti le sensazioni ricevute in quell’esperienza.  

Allo stesso modo quando tentiamo di ricordare qualcuno che non è mai uscito dalla nostra via e che per vari motivi non possiamo vedere tanto spesso quanto vorremmo, ciò che emerge chiaro e nitido è la forza del sentimento che ci lega a quella persona, la complicità del suo sguardo, il calore della sua presenza accanto a noi, senza però che ci appaia chiaro il contorno del suo viso, la forma del suo naso, le rughe intorno ai suoi occhi… Questo perché nel momento in cui ci troviamo davanti alla persona che possiede il nostro cuore, o che lo ha posseduto in passato, non è il dettaglio di lei a farci sentire quell’emozione, quella confusione, quel senso di benessere che ci prende in modo del tutto irrazionale, è il suo tutto a renderla diversa dal resto del mondo, unica per noi invisibile per molti altri, perciò non è con gli occhi che la stiamo guardando in quel momento bensì con il cuore, o con l’anima, o in qualunque modo vogliamo chiamare quella forza magnetica che ci unisce solo a lei.

Eppure in alcuni momenti ci sembra di averla davanti agli occhi, come se gli avessimo scattato una fotografia, con la stessa intensità dell’ultimo sguardo che gli abbiamo dato ma senza aver messo a fuoco l’obiettivo così che l’immagine esce soffusa, impalpabile ma immensamente forte, coinvolgente, dandoci quella strana sensazione di toccare l’interno di quella fotografia solo allungando la mano. Poi improvvisamente realizziamo che in fondo non ci importa nulla ricordare dettagli, colori, parole, ciò che è davvero importante è quanto ci fa battere forte il cuore la sua presenza, quanto il suo sguardo rapito nel momento in cui ci guarda ci rimanda l’immagine che l’altro ha di noi, a sua volta incredulo nel rendersi conto di quanto non gli importi nulla degli stessi identici particolari ai quali a sua volta ha pensato a lungo sforzandosi di rivederli con la pellicola della memoria.

E quando gli sguardi si incontreranno di nuovo, sveleranno in un attimo tutta l’intensità che l’anima non è mai riuscita, e mai riuscirà, a dimenticare.

 

Marta Lock