Non è vero che le persone che si amano non si feriscono… a volte lo fanno però poi si perdonano… perché si amano…
Quante volte ci è successo di chiudere definitivamente la porta a qualcuno il cui atteggiamento ci aveva fatti soffrire?
E quante altre volte abbiamo detto, perentori e determinati, di non voler mai più avere a che fare con persone anche lontanamente simili a quella che aveva provocato quella sofferenza?
Perché, nonostante la ferita sanguini molto a lungo, non riusciamo comunque a dimenticare chi l’ha provocata rendendoci difficile, se non impossibile, ricominciare daccapo con qualcun altro?
Esistono alcuni legami che non vogliono affievolirsi, cerchiamo di soffocarli con il risentimento, con la rabbia, convincendoci razionalmente che non dovremmo mai più lasciarci andare a un sentimento con chi non ha ancora compiuto il percorso di maturazione emotiva necessaria a relazionarsi in modo maturo e determinati, soprattutto, a non perdonare chi con la sua indecisione ci ha provocato un graffio tanto profondo nell’anima. E altrettanto convinti cerchiamo, perché in fondo siamo degli inguaribili e ottimisti romantici, di distogliere l’attenzione dal passato e concentrarci sul presente per non rischiare di perdere l’occasione che tanto aspettiamo di incontrare, finalmente, qualcuno che sia disposto a fare per noi tutto ciò che non ha fatto la persona precedente e che noi avevamo invece fatto per lei ritrovandoci con un pugno di mosche.
Dunque tentiamo di aprire i nostri occhi e dare, e darci, la possibilità di concedere a chi incrocia il nostro cammino di farci vedere le cose da un punto di vista diverso, mantenendo un atteggiamento di apertura alla conoscenza ed evitando il probabile paragone con chi è uscito dalla nostra vita. E dopo i primi approcci, dopo esserci accertati che il nuovo non ha nulla degli atteggiamenti del vecchio, dopo aver apprezzato un ritmo completamente diverso e un modo di rapportarsi assolutamente divergente, se non opposto, rispetto a quello dell’altro… ci ritroviamo, inevitabilmente nostro malgrado, a confrontare gli approcci, il modo di parlarci, la maniera di farci sentire coinvolti che tanto ci piacevano del passato e che nel presente non troveremo mai semplicemente perché non appartengono a chi non siamo ancora riusciti a dimenticare. Così iniziamo una crociata di ribellione contro noi stessi, ricordando uno a uno tutti i motivi per cui non dovremmo mai e mai più ripensare al passato, cercando tutti gli appigli possibili per essere ancora arrabbiati e detestare chi ha provocato la sofferenza, chi ci ha fatti fuggire senza fare nulla per trattenerci.
Ma durante quella battaglia per ristabilire un equilibrio che sentiamo ci sta di nuovo sfuggendo, ci rendiamo conto che il termine di paragone è sempre e solo quella persona, che non dovremmo sentire ancora risentimento, rabbia e in alcuni momenti odio perché quelle non sono altro che chiare testimonianze di un sentimento che, non solo non è ancora sfumato, ma ostinatamente e testardamente non vuole morire. Perciò ci guardiamo allo specchio e iniziamo a prendere in considerazione che forse se non abbiamo ancora dimenticato, è perché quell’emozione, quel sentimento, tutto ciò che c’è stato, ha rappresentato qualcosa di davvero grande e che, soprattutto, se è così forte e intenso in noi il suo ricordo non può non esserlo anche per l’altro.
A quel punto iniziamo a pensare che forse la nostra capacità di accettare e convivere con qualcosa di grande non era allo stesso livello di chi si è sentito travolto, tanto quanto noi, da un turbinio inaspettato e imprevisto e che il suo non accettarlo non era dovuto a un reale desiderio di fuggirne bensì semplicemente a un prendere fiato necessario a distaccarsene per comprendere cosa fosse, che la sofferenza che aveva provocato in noi era la sua stessa identica e che forse nel suo filo logico, cosciente dell’incapacità di adeguarsi alla nuova emozione, ha creduto che sarebbe stato meglio allontanarci piuttosto che tirarci dentro il suo vortice indeciso causato dall’incapacità di gestire qualcosa di grande.
E, inaspettatamente, questa strana vita all’interno della quale ci muoviamo, ci riporta sulla stessa strada di chi tanto avevamo cercato di dimenticare senza riuscirvi… il suo atteggiamento è diverso, forse ha compiuto un percorso di autoconsapevolezza simile al nostro, forse a sua volta ha tentato di dare opportunità ad altre persone scoprendo, come noi, che il termine di paragone eravamo sempre noi. E, inaspettatamente, il passato verrà perdonato e il dolore diverrà riguardo nel presente perché ormai è chiaro a entrambi che quel legame tanto combattuto è indissolubile e ha un nome ben preciso che a volte fa paura… si chiama amore.
Marta Lock