Se non abbiamo mai combattuto non abbiamo mai vinto… se non abbiamo mai perso non abbiamo mai rischiato… se non abbiamo mai creduto non abbiamo mai realizzato… e questa è la vita…
Il limite maggiore che ci frena nell’andare avanti nel nostro percorso e nel perseguire i nostri obiettivi è la paura di fallire, perché già molte volte abbiamo tentato e ci siamo dovuti arrendere, perché abbiamo impiegato tante energie in situazioni che poi ci hanno lasciato in bocca l’amaro sapore della sconfitta o della perdita, perché confrontarsi con la possibilità di non riuscire diventa ogni giorno più difficile, destabilizzante, ci spaventa. Così ci ritroviamo, con la scusa che la maturità mitiga le intemperanze, appiana gli entusiasmi e frena gli impulsi, a scegliere molto più spesso di rinunciare piuttosto che buttarci, di lasciar correre anziché combattere per ciò a cui teniamo, di non metterci più in gioco.
Perché siamo così spaventati da incatenarci dentro una gabbia dorata pur di non fare i conti con i nostri limiti e tentare di superarli?
E come mai è tanto difficile vedere ciò che è successo, e che può sicuramente di nuovo succedere, come un passaggio importante nel nostro percorso?
Qual è stato il momento in cui abbiamo ceduto il passo alla mancanza di coraggio in nome di una certezza che ha il sapore del compromesso con la nostra parte più vitale?
Deve esserci stato un momento nella vita che ha generato un punto di non ritorno, un qualcosa a cui tenevamo particolarmente per cui ci siamo arresi, e deve aver generato un senso di frustrazione che ci ha indotti a cedere alla facile convinzione che preferiamo non metterci più in gioco se il gioco deve essere così duro e con così troppe incognite. Perciò ci intrappoliamo dentro una comoda immobilità che ci fa restare nella nostra zona di comfort, dove tutto è ovattato e dove non possiamo perdere perché rinunciamo al rischio. Ma non possiamo neanche mai vincere. Eppure se guardiamo con più attenzione il nostro passato, quello che ha raffreddato l’entusiasmo, che ha messo a tacere il bambino coraggioso che continua a rialzarsi anche mille volte dopo essere caduto pur di imparare a camminare, vediamo con chiarezza che quel risultato non conseguito, quella battaglia non vinta, quel progetto volato via dalle nostre mani come sabbia, in fondo non è stato ottenuto perché abbiamo, più o meno consapevolmente, scelto di rinunciare. Ci siamo arresi, ci siamo lasciati piegare dalle difficoltà incontrate, abbiamo alzato le mani di fronte all’ennesimo ostacolo e così abbiamo preferito smettere di combattere.
Ma, guardando ancora più indietro, a molto prima che la paura diventasse il nostro freno, a quando non avevamo dimenticato noi stessi per cedere il passo all’immagine di equilibrio e stabilità che vogliamo dare all’esterno, nascondendo in questo modo la realtà di non riuscire ad affrontare la sconfitta come parte del gioco della vita, ricordiamo che c’erano state anche tante volte in cui avevamo vinto, in cui ciò che desideravamo era stato ottenuto, in cui il desiderio di tentare era molto più forte del timore di non riuscire. Non eravamo né più fortunati né più bravi, semplicemente più coraggiosi, più determinati a non lasciarci abbattere da una difficoltà o da un impedimento momentanei perché sapevamo che erano solo un sassolino nel percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo finale. E la cosa più singolare, quella che ci lascia più increduli, è che stentiamo a riconoscerci in quel guerriero coraggioso del passato che non aveva deposto le armi davanti alla paura della sconfitta.
Dunque decidiamo di recuperare quella parte di noi che avevamo perduto, bilanciandola con l’equilibrio raggiunto e mitigando quell’impulsività che in passato a volte era stata lei stessa un ostacolo e che, aggiunta all’impazienza, ci aveva indotti a darci per vinti anche quando invece potevamo continuare a lottare. Ricominciamo a credere nei sogni, a inseguire ciò che vogliamo davvero, a prendere le redini della nostra vita senza più stare in un angolo a guardarla scorrere, comprendiamo che non c’è risultato senza rischio, ritorniamo a essere consapevoli che non possiamo pensare di realizzare se rinunciamo prima di tutto a credere che sia possibile.
Ricominciamo a vivere in pieno la vita, prima che scorra via lasciandoci nel nostro angolo a domandarci come sarebbe stata se non avessimo rinunciato.
Marta Lock