Il colore dell’ombra

In molte situazioni il dettaglio che ci sfugge… è proprio quello che ci permetterebbe di trovare subito… il bandolo della matassa…

Quante volte a posteriori, ci siamo resi conto di aver avuto l’opportunità in una determinata situazione, di scorgere quel qualcosa che ce ne avrebbe fatto intuire l’esito?

Perché ci culliamo nella nebbia dell’inconsapevolezza quando sarebbe sufficiente prestare un po’ di attenzione in più per comprendere ciò che altrimenti ci resta oscuro?

Cos’è che ci rende inconsciamente sordi e ciechi nei confronti di segnali che se non fossimo direttamente coinvolti vedremmo con estrema chiarezza?

Nel vivere contemporaneo, tra i rumori delle cose da fare e della realtà esterna e la fretta di dover raggiungere obiettivi che una volta conseguiti passano in secondo piano rispetto ai nuovi che subito dopo ci fanno ripiombare nella corsa, spesso ci ritroviamo a ignorare completamente cosa significhi guardare il quadro generale, prestare attenzione ai dettagli, restare aperti a ricevere i messaggi cifrati che ci arrivano, a volte persino forti e chiari, ma che sembriamo non vedere. Questo perché non siamo più in grado, se non in alcuni brevi momenti, di ascoltare gli altri ma soprattutto noi stessi, la nostra voce interiore, il nostro istinto, intuito o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare, ed è un vero peccato perché sarebbe in grado di puntare il faro luminoso proprio sul dettaglio fondamentale a comprendere a pieno una situazione.

Eppure in qualche modo ci avvisa, è lì e bussa alla porta della nostra mente, cercando di darci un suggerimento importante, di farci capire qualcosa, ma noi ostinati non vogliamo sentire; perché non siamo abituati a seguire l’irrazionale, perché la logica spesso è la scelta migliore, o almeno così ci è stato insegnato, ignorando che la razionalità è molto più lenta dell’intuito, va a una velocità più moderata perché ha bisogno di metabolizzare gli eventi, di verificare, di vedere, di toccare con mano. Ma, nonostante il percorso più tortuoso, alla fine si deve arrendere e apre la tenda proprio su quel piccolo puntino irragionevole che poi, in un secondo tempo, diviene l’unico che avremmo dovuto prendere in considerazione per comprendere, scoprire, anticipare i tempi.

Nel momento in cui ci distacchiamo dalla circostanza e riusciamo a guardare il tutto in modo meno coinvolto, ricordiamo che dei segnali c’erano stati, che qualcosa voleva gridarci di fare attenzione a quel dettaglio, di considerare proprio ciò che stavamo invece trascurando, perché era proprio lui ad avvisarci di come stavano davvero le cose. Così ci troviamo ad ammettere che tutto il lungo percorso per giungere alla conclusione che stiamo evidenziando a posteriori poteva essere evitato, avevamo la possibilità di scorgere un piccolo lampo di luce, all’interno dell’ombra dentro cui non sapevamo di muoverci, che sarebbe stato capace di illuminare ciò che era intorno permettendoci di avere una visione più ampia.

D’altronde però la vita è una continua sperimentazione perciò, se nell’età più giovanile avevamo dovuto apprendere a tenere a bada l’istinto, che in quella fase era assolutamente irrazionale e gestito dall’irruenza e dall’intemperanza, nella successiva età adulta abbiamo appreso a far predominare la ragione, la logica, il buon senso, giungendo però di fatto all’estremo opposto, quello in cui per l’intuito non c’è più spazio. Tuttavia questo passaggio è stato necessario per riappropriarci della capacità di ascolto, non solo di noi ma anche di ciò che ci accade intorno, per renderci conto che è fondamentale mediare, stare in bilico tra la logica e l’istinto, e decidere fin dove arriva l’uno e dove dobbiamo cominciare a far prevalere l’altro.

Dunque, molto più consapevoli grazie anche agli errori commessi, ai dettagli tralasciati che poi abbiamo scoperto essere importanti, alle lunghe riflessioni introspettive per analizzare ciò che è stato, quanto hanno pesato quei particolari ignorati ma rivelatori di una realtà differente da quella che volevamo vedere con la razionalità, conquistiamo un nuovo equilibrio, di giorno in giorno più stabile e consapevole, che ci permette di usare la ragione senza però dimenticare mai più di restare aperti all’ascolto e al colore di quel piccolo, illogico, inspiegabile dettaglio che però ci permette di capire subito ciò che altrimenti potrebbe restare nascosto ben più a lungo.

 

Marta Lock